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Domenica, 28 Aprile 2024
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Donna insultata e investita perché portava il velo, ma la polizia rifiuta di prendere la denuncia

L'aggressore, dopo aver aggredito verbalmente la giovane, avrebbe tentato di ucciderla con la sua auto. Polemica in Belgio per il comportamento degli agenti

Ha cercato di denunciare un tentativo di omicidio, ma la prima stazione di polizia a cui s è rivolta non ha ritenuto necessario accertare i fatti. E così, dopo essersi appellata con più successo agli agenti di un'altra città, la donna ha raccontato l'accaduto sui social, rinfocolando la polemica intorno all'islamofobia in Belgio. Già, perché la protagonista dell'accaduto, la diciannovenne Nisrine, è musulmana e l'aggressione, stando al suo racconto, sarebbe stata motivata da odio razziale. In particolare, perché la giovane portava il velo.  

Il fatto, come racconta Le Soir, è successo a Ninove, cittadina delle Fiandre dove l'estrema destra, alle ultime elezioni, ha ottenuto un largo consenso grazie anche alle sue posizioni anti-immigrazione e anti-islam. Nasrine si trovava nel parcheggio del supermercato dove lavoro quando un uomo le si è avvicinato. "È arrivato davanti a me e ha iniziato a insultarmi dal finestrino", ha raccontato. "Mi ha chiamata puttana, mi ha intimato di togliere il velo e di ritornare nel mio Paese". "Non l'ho visto in faccia perchè sono rimasta a testa bassa e a un certo punto mi ha sputato", ha continuato Nasrine, aggiungendo di non essere riuscita a prendere la targa dell'uomo perchè dopo averla aggredita è andato via molto velocemente. A quel punto la donna è scesa dalla sua auto pensando che la violenza razzista nei suoi confronti fosse finita, ma in realtà l'uomo è tornato indietro e a tutta velocità l'ha colpita con l'auto facendola cadere a terra, causandole lividi e contusioni in diverse parti del corpo. 

Nasrine ha raccontato di essere rimasta traumatizzata e di essere riuscita ad andare dalla polizia a denunciare solamente il giorno successivo, accompagnata dal padre. Tuttavia, la donna sembra non aver ricevuto il sostegno che sperava da parte delle forze dell'ordine. "Al commissariato di Ninove ci hanno trattato malissimo e non hanno voluto sapere nulla", ha raccontato, "Ci hanno detto che occorreva un'attestazione medica che dimostrasse che effettivamente avevo subito violenza", ha continuato. Secondo la donna, i poliziotti non hanno neanche chiesto la sua versione dei fatti, l'hanno semplicemente liquidata dicendo che non potevano fare nulla senza attestazione medica, obbligatoria per la registrazione di una denuncia.

Ma Nasrine ha continuato a chiedere spiegazioni, e, tra le tante scuse, hanno polemizzato sul fatto che lei e suo padre parlassero in francese quando loro volevano comunicare in olandese, ossia la lingua che si parla nelle Fiandre (ma il Belgio è comunque bilingue e i poliziotti hanno l'obbligo di comunicare con le vittime anche in francese). Il particolare della 'disputa' linguistica non è secondario: l'estrema destra fiamminga è legata a doppio filo con le posizioni indipendentiste delle Fiandre, che tra le altre cose rifiutano il bilinguismo a difesa dell'idioma olandese. Tanto più che il francese è la lingua più parlata nelle famiglie di origini africane. 

Non avendo ottenuto i risultati sperati dalle forze dell'ordine di Ninove, Nasrine si è recata presso il commissariato di Laeken, nella regione di Bruxelles, dove ha il suo domicilio. La donna ha potuto a questo punto sporgere denuncia  per tentato omicidio e razzismo. Tra l'altro secondo le autorità quello che è successo con i poliziotti di Ninove è passabile di denuncia, tanto che potrebbe essere aperta un'inchiesta nei loro confronti. "Ho alcuni segni sul copro, ma il male fisico tra qualche giorno sarà sparito", ha affermato Nasrine. "Il problema sarà superare il trauma, soprattutto con la consapevolezza che altre persone potrebbero avere avuto la stessa esperienza, se non peggio", ha aggiunto. Quello che è successo alla giovane diciannovenne, infatti, non sembra essere un fatto isolato: nel 2020, circa il 50% delle denunce presentate in Belgio contro la polizia erano motivate da inadempienza nell'esecuzione della legge, in particolare riguardavano la mancata esecuzione di sanzioni da parte degli agenti. 

Il caso ha risollevato le polemiche intorno alla crescente islamofobia nel Paese e ai legami tra alcune frange della polizia e l'estrema destra. Da settimane, le autorità sono alla ricerca di un militare che si è dato alla macchia dopo aver annunciato in una lettera gesti estremi: gli inquirenti temono che tra i suoi obiettivi possano esserci anche le moschee, visti i suoi legami con la destra xenofoba. Sempre in queste settimane, poi, i partiti belgi si sono divisi su una sentenza che ha annullato la decisione della Stib, una società di trasporto pubblico, di vietare alle donne di indossare il velo mentre sono in servizio. 

La giovane Nasrine ha ottenuto l'appoggio di molti politici belgi tra cui il deputato federale François de Smet, il quale ha detto che la sua aggressione "deve essere condannata insieme alle forze di polizia di Ninove che ha differenza degli agenti di Laeken hanno lasciato la vittima da sola". La deputata Leila Agic ha scritto un tweet di solidarietà a Nasrine: "Una giovane donna è stata vittima di un tentato omicidio di matrice islamofobica nel nostro spazio pubblico e le è stato ha poi rifiutato il diritto di sporgere denuncia. Non è tollerabile". 

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