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Sabato, 27 Aprile 2024
Attualità Ungheria

Minacciati e malpagati, in Ungheria gli insegnanti sono pronti a dimettersi in massa

Orban ha varato una norma che elimina le tutele dei docenti e aumenta le ore di lavoro. La chiamano "legge della vendetta": una punizione per gli scioperi dei mesi scorsi

Dimissioni di massa da parte degli insegnanti per protestare contro "la legge vendetta" voluta dal presidente Viktor Orbán. Questa l'ultima cartuccia del corpo docente ungherese, che da mesi subisce una serie di attacchi da parte del governo. Il parlamento di Budapest ha appena varato una normativa che declassa gli educatori, già tra i meno pagati nell'Unione europea, aumentando la loro vulnerabilità. La norma viene vista come una punizione che fa seguito ai numerosi scioperi indetti da professori e maestri nei mesi scorsi. Quella del presidente ungherese appare come l'ennesima mossa autoritaria per zittire qualunque voce critica venga esercitata nel Paese, sempre più distante dagli standard di una democrazia sana.

Attacco ai docenti

Il parlamento di Budapest, dove i membri del partito di Orbán detengono la maggioranza dei due terzi, ha approvato la cosiddetta legge sullo status, che priva gli insegnanti delle tutele concesse ai dipendenti pubblici. Risulta inoltre aumentato il numero di ore settimanali di insegnamento obbligatorio e limitata l'autonomia degli educatori. Infine si autorizza il governo a trasferire gli insegnanti in base a criteri non trasparenti. In extremis è stata eliminata da una precedente bozza della normativa una misura che avrebbe consentito alle autorità di controllare i dispositivi elettronici personali degli insegnanti.

In punizione

I critici l'hanno ribattezzata la "legge della vendetta" perché prova a mettere pressione sugli insegnanti, già provati da un sistema poco gratificante. La mossa deriverebbero dai numerosi scioperi indetti dai docenti in questi anni. Una contestazione non gradita ad Orban. Il presidente ungherese, che negli anni ha esteso il suo potere sui media, sulla giustizia, sulla cultura e su vaste aree dell'economia, punta adesso ad espandersi anche al settore dell'istruzione per zittire le ultime voci libere rimaste.

Fondi sospesi

La legge sullo status viene presentata dal governo come garanzia di un aumento degli stipendi degli insegnanti. In realtà la remunerazione più elevata è collegata in gran parte alla ricezione di fondi dell'Unione europea. Questi ultimi risultano però bloccati, dato che sia la Commissione europea che il Parlamento Ue hanno deciso di limitare l'accesso ai finanziamenti all'Ungheria a causa delle diffuse pratiche di corruzione e delle gravi preoccupazioni sullo stato di diritto nel Paese, dove le divisioni tra i poteri dello Stato sono sempre più fragili, se non invisibili. Il governo assicura che gli insegnanti verranno trasferiti solo in "casi straordinari", secondo quanto riferito a fine giugno ai giornalisti dal ministro del gabinetto Gergely Gulyas.

Dimissioni promesse

Le rassicurazioni del governo non convincono i docenti, diffidenti nei confronti di un presidente sempre più autoritario e scarsamente disposto alle critiche. Per questo motivo oltre 5mila insegnanti si sono impegnati a dimettersi se i nuovi regolamenti entreranno in vigore. Il calcolo è stato effettuato in base ad un conteggio presente sul sito web aHang. "La legge cerca di mascherare la carenza di insegnanti", ha dichiarato all'agenzia Bloomberg Bence Toth, insegnante di biologia e chimica in una scuola elementare di Budapest. Presente alla protesta fuori dall'edificio del parlamento a Budapest, Toth assicura: "Si tratta anche di una punizione per i nostri scioperi".

Retribuzioni da fame

I salari degli insegnanti ungheresi sono già bassissimi. In base ai dati del 2021 (gli ultimi disponibili), i docenti dell'istruzione primaria con 15 anni di esperienza guadagnano il secondo salario più basso tra i 38 paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Una situazione peggiore si registra solo in Slovacchia. Alcune manifestazioni di protesta contro queste condizioni hanno coinciso con la campagna elettorale dello scorso anno. Un momento in cui Orbán era deciso a verificare la persistenza del suo dominio. A seguito dell'ennesima schiacciante vittoria, il presidente aveva deciso immediatamente di trasferire la supervisione dell'istruzione al ministero dell'Interno, l'organo di governo responsabile delle forze dell'ordine. Da quel momento in poi è iniziata una sorta di calvario per gli insegnanti. Dapprima il governo ha limitato il loro diritto di sciopero, provocando ancora un'ondata di proteste. Poi sono arrivati i licenziamenti di alcuni educatori coinvolti nelle manifestazioni. Adesso questa legge che prova ad imbavagliare e impoverire ancor più i docenti.

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