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Sabato, 27 Aprile 2024
Corsa al riarmo

Miliardi per le armi: anche startup e università in corsa nel gran gioco della guerra

C'è una società italiana che spicca tra i beneficiari del neonato fondo europeo per la difesa, una nuova ricca torta nel bussines degli armamenti. Se Leonardo la fa da padrone nell'elenco dei beneficiari italiani dell'Edf vi sono decine di Pmi e centri di ricerca

Leonardo la fa da padrone, o direttamente, o attraverso le sue società controllate. Ma nell'elenco dei beneficiari dei fondi sempre più cospicui che l'Unione europea sta mettendo a disposizione per chi investe e fa ricerca nel settore della difesa ci sono anche piccole e medie imprese, università e giovani aziende nate grazie a spin off universitari. Tutti a contribuire a quella che dovrebbe essere, nei piani di Bruxelles, la base del primo vero sistema di produzione di armi e tecnologie di stampo europeo. E magari di un futuro esercito congiunto dell'Ue. 

Sia chiaro, per il momento si tratta di briciole rispetto a quello che i grandi Paesi europei mettono sul piatto delle loro produzioni nazionali di navi e aerei militari, di carri armati e sistemi missilistici: dal 2021 a oggi, l'Ue ha investito circa 2 miliardi di euro sugli 8 disponibili fino al 2017 per l'Edf, il neonato fondo europeo per la difesa. Circa il 14% di questi fondi è andato all'Italia. Degli 1,2 miliardi stanziati l'anno scorso (gli unici su cui esistono al momento dati disaggregati per Stato e beneficiario), oltre 160 milioni hanno riguardato 91 soggetti con sede nel nostro Paese. 

I signori dei fondi Ue per la difesa

Il grosso dei fondi diretti in Italia nel 2022 se li è accaparrati Leonardo, con 76,1 milioni di incasso, il secondo più alto in Ue dopo la francese Airbus. In realtà, al bottino del gigante italiano della difesa vanno aggiunti i fondi ottenuti dalle sue società controllate o partecipate come Cira (7,1 miliardi), Thales Alenia Italia (4,6), Ge Avio (4,3) o Mdba Italia (2,5), solo per citarne alcune. Anche nel 2023, Leonardo l'ha fatta da padrone, entrando in ben 16 progetti sui 41 finanziati dall'Edf (senza contare le aziende collegate).

Dietro Leonardo, c'è una lunga lista di società, di cui molte piccole e medie imprese, università e centri di ricerca. Su tutti spicca Elettronica, che nel 2022 ha ricevuto 6,1 miliardi: nata nel 1951 a Roma, da piccola azienda elettrotecnica, Elettronica è diventata sin da subito partner di società della difesa, specializzandosi negli anni sessanta nello sviluppo di sistemi radar ed elettronici, ma anche di reti di telecomunicazione e di trasmissione dati. Oggi, con il nome di Elt Group, opera in tutto il mondo, e ha ampliato il suo raggio d'azione anche a sistemi di biodifesa e di cybersicurezza. Nell'ambito dell'Edf, Elettronica è riuscita nel 2022 a ottenere da sola più finanziamenti di due importanti società come Fincantieri e Iveco. Un successo duplicato nel 2023, con ben 8 progetti in cui è partner, a cui aggiungere Cy4Gate, società controllata dal gruppo. 

Distribuzione per categoria di progetti dei fondi Edf nel 2022

Scorrendo la lista dei beneficiari, spicca, per fondi ricevuti nel 2022, il Politecnico di Milano, con 3,5 milioni, seguito dal Cnr, il consorzio nazionale di ricerca, con 2,9 miliardi. Quella di Milano non è l'unica università pubblica ad aver ricevuto finanziamenti dall'Edf: in elenco ci sono il Politecnico di Torino, La Sapienza, gli atenei di Firenze, Padova, Bari, Genova, Tor Vergata, Siena, Pavia, Modena e Reggio Emilia. Tutti con finanziamenti tra i 600 mila euro e 1,6 milioni. 

Ci sono poi le start up nate all'interno delle università. È il caso di Deep Blue, fondata a Roma nel 2001 da Alberto Pasquini e Patrizia Marti, all’epoca ricercatori in Enea e all’Università di Siena. Ma anche di Ergon Research, spin off dell'Università di Firenze, di Technology for propulsion and innovation (start up dell'Università di Padova) o di Echoes, spin off dell'Università di Pisa. Ci sono poi piccole e medie imprese come la FlySight, società del gruppo FlyBy, "fondata nel 2001 in un garage a Livorno" da Emilio Simeone, "un appassionato fisico applicato che ha rapidamente coinvolto giovani informatici e ingegneri del telerilevamento, ispirato dall'idea di sfruttare le immagini per supportare le decisioni umane in tempo reale", si legge sul sito della società. Nel 2023, la FlySight è presente in due progetti Ue. Non mancano, infine, aziende storiche della "manifattura" applicata alla difesa come Beretta, Simmel e Citterio.

La prima nave "europea"

Ma a cosa servono di preciso i progetti finanziati dall'Europa con l'Edf? Come dicevamo, le somme messe a disposizione da Bruxelles (una media di 1 miliardo all'anno tra il 2021 e il 2027) sono relativamente poca roba per giganti come Leonardo, che hanno un fatturato annuo di oltre 14 miliardi. Il bilancio pubblico dell'Italia per la sola produzione di armi e tecnologie militari (quindi escludendo le spese per il personale) è di circa 7 miliardi all'anno. Ma l'importanza dell'Edf non si misura tanto sulla quantità di risorse stanziate (anche se per molte realtà - si pensi alle università o alle pmi - si tratta di contributi di un certo peso): semmai, lo scopo cardine è quello di creare un vero mercato unico dell'industria della difesa che superi la frammentazione e i "sovranismi" nazionali. Una base comune che consenta di coordinare gli acquisti dei singoli Stati, evitando che i governi sprechino risorse su programmi rivali, affidandosi a fornitori e tecnologie extra Ue. 

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A oggi, solo il 18% della spesa in armamenti dei Paesi europei copre progetti congiunti. "La cooperazione nel settore della difesa unita all'aumento della spesa è l'unico modo per garantire che l'Europa disponga di forze armate capaci e pronte, in grado di rispondere a qualsiasi crisi", si legge in un recente rapporto dell'Agenzia europea della difesa. Per raggiungere questo obiettivo, e per aggirare le resistenze e le gelosie nazionali, l'Edf si concentra su piccoli e medi progetti che in qualche modo fanno da raccordo tra gli interessi nel settore dei singoli Stati. È il caso dei progetti nella trasformazione digitale, come Store, coordinato dalla Francia e con dentro, per l'Italia, Leonardo, l'Universià di Modena e Reggio Emilia, la livornese Flysight e la genovese Stam. Lo scopo del progetto, da 23,2 milioni di euro, è la creazione di un database condiviso per il riconoscimento e la valutazione di immagini attraverso l'intelligenza artificiale. 

Ci sono poi i progetti nelle cosiddette "tecnologie distruttive", come Across (guidato dal Portogallo con dentro gli italiani Creo e Università di Siena) che ha un budget di 14 miliardi e mira a creare nuovi materiali e tecniche per rendere "invisibili" soldati e mezzi militari. Altri investimenti di piccola e media scala riguardano la cybersicurezza, sensori, biotecnologie e ancora, specifico per le Pmi, soluzioni per la difesa "innovative e orientate al futuro".  

I progetti più importanti riguardano tre settori: navi, aerei e difesa spaziale. Tra questi, c'è l'European patrol corvette (Epc), considerato una sorta di manifesto per l'integrazione della difesa Ue. Il progetto è guidato dall'Italia, con Fincantieri, e riunisce Francia, Spagna e Grecia (ma anche Danimarca e Norvegia). L'obiettivo è creare una corvetta europea che si adatti alle esigenze delle diverse marine militari. Finora, l'Epc ha ricevuto 60 milioni dall'Ue per la fase di lancio. Ma ne serviranno in totale 200 per costruire il primo prototipo. 

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