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Sabato, 27 Aprile 2024
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Tragedia della Manica, la risposta dell'Ue a Londra è affidata a un aereo di Frontex

La decisione presa dopo un mini vertice tra Francia, Germania, Olanda, Belgio e Commissione europea

Sarà affidata a Frontex la risposta dell'Unione europea alla morte dei migranti nel Canale della Manica che tentavano di raggiungere l'Inghilterra a bordo di piccole imbarcazioni. La decisione è arrivata al termine di un mini-vertice Ue tra i ministri di Francia, Germania, Belgio e Olanda, ossia i Paesi da cui passa l'ultimo tratto della rotta dei migranti verso il Regno Unito. Al vertice ha partecipato anche la Commissione europea, ma non la ministra britannica Priti Patel, dopo le polemiche tra Londra e Parigi sulle responsabilità della tragedia.

La Manica, soprattutto dopo la Brexit, rischia di diventare un nuovo cimitero marino dei migranti: oltre 25.700 persone hanno fatto la traversata dalle coste francesi (ma anche da Belgio e Olanda) fino a quelle inglesi. Un numero triplicato rispetto al 2020. Novembre è stato il mese più trafficato in assoluto, con più di 6.000 persone che hanno raggiunto l'Isola, nonostante il tempo e le condizioni del mare più freddi e difficili. L'accordo sottoscritto tra Regno Unito e Francia per la gestione comune dei controlli anti-clandestini non sembra aver risolto la situazione. E Londra ha accusato Parigi di negligenza.

La risposta della Francia è stata affidata di fatto a Frontex, l'agenzia Ue per il controllo delle frontiere. Una decisione che è anche un messaggio a Londra di compattezza da parte del blocco europeo di fronte a questa problematica e alle accuse del governo di Boris Johnson. Frontex fornirà un aereo dal primo dicembre per monitorare la costa settentrionale della Francia. I ministri hanno anche discusso l'uso di droni e guardie di frontiera di Frontex, come parte di sforzi più ampi per reprimere le bande di trafficanti di persone nell'Europa nord-occidentale, racconta il Guardian.

Priti Patel, segretaria degli Interni inglese avrebbe inizialmente dovuto partecipare alla riunione ma è stata "disinvitata" dopo che Boris Johnson ha pubblicato sul suo account Twitter una lettera al presidente francese Emmanuel Macron. A far indispettire Parigi non è stato tanto (o solo) il contenuto della lettera, come la proposta di rimandare in Francia tutte le persone che attraversano la Manica, ma soprattutto il fatto che la lettera sia stata resa pubblica sui social prima di essere inviata al capo di Stato francese. Macron ha detto che i metodi di Johnson "non sono seri".

Ylva Johansson, la commissaria Ue per gli Affari interni, ha cercato di gettare acqua sul fuoco, sottolineando l'importanza di una cooperazione tra i due Paesi data la portata dell'emergenza. I gruppi criminali stanno operando su "una scala industriale" per contrabbandare persone nel Regno Unito, ha detto a margine del vertice. "Abbiamo bisogno di lavorare insieme al Regno Unito per affrontare la questione", ha aggiunto, citando la necessità di uno scambio di informazioni, la condivisione dell'intelligence e un approccio comune al contrasto delle bande criminali con le autorità britanniche.

La Francia si è detta pronta per una discussione seria con il Regno Unito sulla migrazione illegale ma "non sarà tenuto in ostaggio" dalla politica interna britannica sulla questione. Anche Londra ha concordato sulla necessità di cooperazione. Tanto l'Ue, quanto il Regno Unito, del resto, stanno lavorando da tempo a creare delle piattaforme per la gestione dei migranti fuori dai loro confini. Londra, per esempio, ha proposto all'Albania un accordo di cooperazione: a Tirana verrebbero rispediti i migranti giunti illegalmente nel Regno Unito. L'Albania dovrebbe creare degli appositi centri, finanziati dal governo britannico, dove verrebbero trattate le eventuali richieste di asilo. I migranti a cui viene riconosciuto il diritto all'asilo farebbero poi ritorno in terra britannica per essere accolti.

Il metodo, a cui lavora anche l'Ue, mira a rompere il modello di business criminale. Eppure, diversi studi suggeriscono che gli effetti non sarebbero così miracolosi: due terzi delle persone che cercano di attraversare la Manica provengono da Iran, Iraq, Sudan, Siria e Eritrea, ovvero i Paesi con i più alti tassi di accettazione delle richieste di asilo. 

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