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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il dramma migranti / Grecia

L'eroina di Netflix che rischia il carcere per aver salvato vite umane

Ventiquattro operatori umanitari e volontari sono sotto processo in Grecia per aver aiutato persone che stavano annegando in mare, tra loro la rifugiata che ha ispirato il film Le Nuotatrici

"Il più grande caso di criminalizzazione della solidarietà in Europa". È così che il Parlamento europeo ha descritto il processo in Grecia contro 24 operatori umanitari e volontari, che rischiano fino a 20 anni di carcere, per aver aiutato persone che stavano annegando in mare.

Tra gli imputati c'è la rifugiata siriana Sarah Mardini, nota per aver ispirato il film "Le nuotatrici" uscito su Netflix e che narra la sua pericolosa traversata del Mediterraneo insieme alla sorella Yusra, una nuotatrice olimpica. La giovane non parteciperà all'udienza perché, secondo il suo avvocato, le autorità greche le hanno impedito di tornare nel Paese. I sostenitori degli operatori umanitari hanno appeso uno striscione fuori dal tribunale per mostrare il loro sostegno.

Il dibattito in Aula si sta tenendo presso il tribunale di Mitilene, sull'isola di Lesbo. Gli operatori umanitari sono accusati di traffico di esseri umani, frode, appartenenza a un'organizzazione criminale e riciclaggio di denaro. Organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International hanno chiesto l'archiviazione delle accuse e descritto il processo come una farsa. Il presidente della Corte ha dichiarato che in questa prima fase saranno esaminate solo le accuse di "spionaggio" contro gli imputati, mentre le accuse di riciclaggio di denaro, traffico di migranti e frode verranno affrontate in seguito una volta completate le indagini.

Il processo, iniziato nel novembre 2021 e poi rinviato, potrebbe protrarsi a lungo. Secondo Wies de Graeve, rappresentante di Amnesty International e osservatore internazionale, questa lentezza del procedimento sarebbe una tattica delle autorità greche per dissuadere le Ong di soccorso dall'operare sulle isole greche. Tra gli imputati c'è anche un banchiere olandese in pensione, Pieter Wittenberg, che ha dichiarato che tutte le accuse contro di loro non reggono e che questo processo ha un obiettivo politico. Le accuse di spionaggio riguardano l'utilizzo di una applicazione di messaggistica criptata, ovvero WhatsApp.

Un caso anomalo, quello di Mohammad Hanad Abdi, un rifugiato somalo di 29 anni condannato a 142 anni di carcere nel 2021 per "traffico di persone", è finito sui banchi della corte l'Appello in Grecia che ha ridotto la pena dell'uomo a 37 anni, di cui 8 da scontare. Abdi aveva salvato 31 persone durante una traversata mortale in gommone dalla Turchia alla vicina isola greca di Lesbo. Ha già trascorso del tempo in carcere e ha lavorato durante la detenzione quindi verrà rilasciato nei prossimi giorni. L'eurodeputato Stelios Kouloglou e organizzazioni umanitarie hanno commentato la situazione come una vittoria per il movimento di solidarietà internazionale.

Condannare i rifugiati a lunghe pene detentive come contrabbandieri è una pratica comune in Grecia, dove il governo mira in questo modo a impedire che altri rifugiati raggiungano il Paese. In Italia a finire nel mirino degli inquirenti sono solitamente le persone che conducono i barconi ma secondo varie Ong anche loro in realtà sarebbero vittime. Questo perché, secondo gli operatori umanitari, le organizzazioni che gestiscono il traffico di migranti - i veri responsabili del fenomeno - rimangono impunite, mentre vengono perseguiti individui che sono stati anch'essi sfruttati da queste organizzazioni e che spesso sarebbero persone con storie difficili che cercano solo di mettersi in salvo.

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