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Domenica, 28 Aprile 2024
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Come sapere se il cibo che compriamo è anche "ecologico"

In Francia è stata proposta un'etichetta alimentare che calcola l'impatto degli alimenti su biodiversità e clima. Potrebbe premiare gli sforzi delle piccole aziende agricole che soffrono di una grave crisi

Mentre le proteste degli agricoltori stanno infiammando mezza Europa, a Bruxelles un'altra battaglia relativa al cibo è al centro del dibattito: quella delle etichette. All'inizio del 2023 è stato  proposto un nuovo modello per informare ed orientare gli acquirenti verso cibi che non siano solo "sani", ma anche sostenibili in termini ambientali ed interessanti sul piano economico anche per i piccoli produttori. Il modello di riferimento grafico ricalca quello del discusso Nutriscore, ma i criteri non riguardano solo i valori nutrizionali, includendo vari aspetti: l'uso di pesticidi, il benessere animale, l'impronta carbonio, la qualità degli imballaggi utilizzati. 

Cos'è il Planet-score

Il progetto del Planet-Score è nato in Francia ed è stato sviluppato dall'Istituto di agricoltura e alimentazione biologica (Itab). Si tratta di un'etichetta apposta direttamente sui prodotti alimentari secondo il modello del "semaforo" già utilizzata dal Nutriscore. Anziché indicare le informazioni nutrizionali di un alimento, fornisce informazioni sull'impatto ambientale di quest'ultimo. Quello che viene calcolato è l'impatto del cibo sulla biodiversità, sul clima e l'uso di pesticidi. Per i prodotti di origine animale è indicato anche il metodo di allevamento, se in gabbia o all'aperto ad esempio. I colori indicati vanno dal verde, all'arancione fino al rosso, cui corrispondono le lettere da A (miglior impatto) ad E (impatto peggiore). 

Criteri dell'etichetta ambientale

Il Planet Score nasce dalla collaborazione tra le competenze della società civile e di numerosi scienziati del settore agroalimentare e della biodiversità. Vi hanno contribuito diverse Ong, associazioni dei consumatori, così come consorzi di produttori e imprese. A differenza di etichette analoghe il Planet Score si basa sull'analisi del ciclo di vita (LCA), prendendo in considerazione gli impatti generati durante tutte le fasi produttive, che si tratti del metodo di produzione (agricolo, zootecnico), degli ingredienti e della loro provenienza, come pure la trasformazione, il metodo di confezionamento, i trasporti ed infine il recupero e fine vita di un alimento. Il Planet-score non è l'unica etichetta ambientale in fase di creazione/utilizzo, ma al momento sembra quella nello stadio più avanzato. Le etichette "alternative" nascono dalla necessità di fornire una metodologia e una misurazione più completa rispetto a quella offerta dal Product Environmental Footprint (Pef), uno strumento nato per valutare l'impatto ambientale di un determinato prodotto, su cui la Commissione Europea sta lavorando da ormai 10 anni. 

Come misurare l'impronta ambientale 

Secondo numerose organizzazioni ambientaliste e agricole, il Pef non sarebbe idoneo a soddisfare queste finalità. "Per la sua struttura, favorisce intrinsecamente i sistemi di produzione intensivi piuttosto che quelli estensivi", ha ricordato nel corso di una conferenza stampa Eric Gall, vicedirettore di Ifoam Organics Europe (che rappresenta le aziende del biologico a livello europeo). La metodologia sarebbe rilevante, ma solo per i prodotti industriali, mentre "non è adatta ai prodotti alimentari". Le uova di galline in gabbia allevate in maniera intensiva, ad esempio, ottengono un punteggio migliore rispetto a quelle biologiche allevate all'aperto. Questo indicatore di rendimento non considera le esternalità come i danni sulla biodiversità, l'uso di pesticidi e il benessere degli animali. "Il Pef è costruito per premiare i prodotti dell'agricoltura intensiva, non quelli estensivi o biologici", ha aggiunto Gall.

La direttiva Green Claims

Nel Parlamento europeo sono in corso intanto i negoziati per un emendamento di compromesso sulla proposta di direttiva Green Claims. Il movimento biologico ha messo in guardia gli eurodeputati dalle conseguenze negative per il settore agroalimentare se dovesse essere scelta la metodologia sbagliata come base per valutare l'impatto ambientale nelle etichette sui prodotti alimentari. "Il metodo di analisi del ciclo di vita del Pef, sebbene utile in alcuni contesti, è fondamentalmente inadatto al settore agroalimentare. Il suo approccio riduzionista non riesce a cogliere le complesse interazioni in agricoltura, portando a valutazioni ambientali distorte", ha dichiarato ai giornalisti Quentin Chancé, coordinatore del CESIAe, il gruppo di esperti scientifici sull'etichettatura di sostenibilità del Consiglio di ricerca scientifico francese. "Se si guardano le cifre utilizzate dalla metodologia Pef, si promuove l'intensificazione dell'agricoltura, si evita di considerare il ciclo dell'azoto e si ignora l'uso dei pesticidi. Dal punto di vista sociale, la Pef non è utile perché promuove sistemi che empiricamente sappiamo non essere positivi per l'ecologia", ha sottolineato Chancé. 

Conquistare la fiducia dei consumatori

Anche se l'alimentazione non può essere ridotta alla valutazione di un singolo prodotto, i consumatori sono alla ricerca di indicatori semplici e di rapida visualizzazione per individuare prodotti nutrienti, gustosi e amici dell'ambiente. Questa necessità cozza però con un altro aspetto. "I sondaggi rivelano che in molti paesi europei i consumatori non si fidano delle aziende né delle autorità pubbliche sui temi ecologici. La fiducia va costruita collettivamente, altrimenti i consumatori non ci credono. Per questo c'è una forte necessità di metodologie che siano pertinenti, indipendenti e approvate dalla società civile (scienziati, associazioni di consumatori, Ong)", ha sottolineato Sabine Bonnot, membro del consiglio scientifico dell'Istituto tecnico francese per l'agricoltura biologica (Itab). Secondo l'esperta, spingere per il sistema Pef è pericoloso non solo per l'ambiente, ma anche per i produttori. "Questa metodologia tende ad avvantaggiare le grandi aziende agricole. Dato che non riflette gli sforzi degli agricoltori e consente il greenwashing, può distruggere le economie dei piccoli produttori e spingerli verso gesti estremi", ha messo in guardia Bonnot. Anche se al momento è in uso solo in Francia, l’etichettatura Planet-Score potrebbe arrivare anche nello Stivale. “Diverse aziende italiane ci hanno contattati per sapere come applicarla ai loro prodotti”, ha concluso Gall.
 

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