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Domenica, 28 Aprile 2024
La battaglia

L'Europa vuole restituire alla biodiversità 1 milione di ettari (togliendoli agli agricoltori italiani)

Destra e produttori stanno sabotando la legge sul ripristino della natura, che chiede di dedicare alle infrastrutture verdi almeno il 10% della Superficie agricola totale

È opportuno rinunciare ad una parte della produzione agricola per salvaguardare la biodiversità? Questo il dilemma al centro del dibattito al Parlamento europeo riguardo la legge sul Ripristino della natura (Nature Restoration Law). La normativa, proposta dalla Commissione europea nel giugno del 2022, sarebbe la prima a livello europeo che fissa degli obiettivi vincolanti per i governi per il ripristino degli ecosistemi degradati. In Europa si stima che circa l'80 % degli habitat è "in cattive condizioni". Se non si agisce, dicono gli esperti, gli effetti dei cambiamenti climatici saranno ancora più duri. Bruxelles ha quindi preparato un progetto di legge per ripristinare la biodiversità sia nelle aree naturali terrestri che in quelle marine, nonché nelle zone agricole e in quelle urbane.

Uno dei punti critici più dibattuti stabilisce che almeno il 10% della Superficie agricola totale (Sat) sia dedicato alle infrastrutture verdi che sostengono la biodiversità degli agro-ecosistemi. Ampia parte del settore agricolo si oppone fermamente, lamentando oneri eccessivi e perdite di reddito e produttività. Dopo mesi di lobbying è riuscito ad ottenere il supporto di tutto l'arco politico di destra, soprattutto del Partito popolare europeo, che detiene la maggioranza relativa dei seggi a Strasburgo. Nonostante i numerosi emendamenti già apportati, le organizzazioni di categoria premono affinché la proposta crolli definitivamente puntando alla totale eliminazione di obblighi per gli agricoltori, per ottenere misure esclusivamente su base volontaria.

AGGIORNAMENTO: La mattina del 15 giugno si è svolta la votazione in commissione Ambiente a Strasburgo. L'emendamento di rigetto della proprosta di legge non è passato, concludendosi con 44 voti a favore e 44 contro. Bisognerà però aspettare la nuova riunione fissata il 27 giugno per capire l'esito di tutta la votazione. Dopo una riunione molto agguerrita, gli eurodeputati non sono riusciti a chiudere le votazioni, dovendosi recare in plenaria. La battaglia sulle questioni ambientali sta diventando il fulcro di quest'ultima parte di legislazione europea.

Norma unica

Nonostante l'Unione europea disponga già di un ricco quadro giuridico, come la direttiva Habitat e quella sulla Biodiversità, il ripristino delle specie non ha funzionato, essendo stato effettuato su piccola scala, tramite norme rivelatesi insufficienti e non integrate. La legge sul Ripristino della natura mira ad ampliare gli obiettivi dell'Ue, fissando vincoli più stringenti e facendo interagire in modo coordinato i vari aspetti della tutela. Gli obiettivi principali riguardano il recupero a lungo termine di ecosistemi ed habitat, nonché della biodiversità naturale. La legge intende inoltre perseguire la mitigazione dei cambiamenti climatici, infine il rispetto degli impegni internazionali assunti in altri contesti come la Convenzione sulla biodiversità delle Nazioni Unite.

Azioni contro il declino

La proposta dell'esecutivo europeo fissa una serie di obiettivi specifici. Il primo riguarda il miglioramento e il ripristino degli habitat per le zone umide, le foreste, le praterie, i fiumi e i laghi, come anche per la brughiera e la macchia, inclusi gli habitat rocciosi e le dune. In queste aree si intende riportare le popolazioni di specie migliorando e ampliando i loro habitat. Altro punto fondamentale riguarda gli insetti impollinatori. Bruxelles chiede di invertire il loro declino entro il 2030 e accrescere la loro popolazione, essendo fondamentali sia per la biodiversità che per la produzione agricola. Alcuni obiettivi specifici riguardano le foreste, dove l'Ue punta a raggiungere una tendenza crescente per il legno morto in piedi e sdraiato, le foreste invecchiate irregolari, sfruttandole anche come luogo per stoccare il carbonio organico. Per gli ecosistemi urbani, si mira ad un aumento della superficie totale coperta dallo spazio urbano verde entro il 2040 e il 2050. In ambito marino, si chiede il ripristino di habitat come le praterie marine o i fondali di sedimenti, utili anche per mitigare i cambiamenti climatici, nonché il ripristino di delfini e focene, squali e uccelli marini. Per quanto riguarda i fiumi, Bruxelles intende rimuovere le barriere che impediscono la connettività delle acque superficiali, in modo che almeno 25mila km di fiumi possano tornare ad uno stato di libero flusso entro il 2030.

Conservatori critici

Il punto che ha suscitato le battaglie più accese riguarda però il ripristino degli ecosistemi agricoli, per i quali la proposta della Commissione individua come indicatori di benessere l’indice delle farfalle comuni e degli uccelli, lo stock di carbonio organico nei suoli minerali delle terre coltivate e la percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità. In sostanza, chiede maggiore varietà di colture, nonché interazione con altri elementi, quali siepi, muretti a secco e alberi. Durante il suo congresso a Monaco, il Ppe ha respinto la legge, insieme alla proposta del regolamento sulla riduzione dei pesticidi, definendo la normativa già esistente "un incubo burocratico e un blocco della pianificazione", che metterebbe in pericolo l'economia nelle aree rurali e la sicurezza alimentare. L'obiettivo della legge di "togliere dalla produzione il 10% dei terreni agricoli", secondo i popolari europei sarebbe "un attacco diretto ai diritti di proprietà privata". Sulla stessa linea ci sono i Riservisti e conservatori (Fratelli d'Italia) e il gruppo Identità e democrazia (Lega).

Sabotaggio

In una lettera indirizzata agli e alle onorevoli d'Italia in Europa, Confagricoltura aveva chiesto di votare contro la proposta, reputando "inadeguati e praticamente irrealizzabili" gli obiettivi fissati dalla Commissione, per gli agricoltori e silvicoltori della Ue". Gli indicatori segnalati dall'esecutivo Ue (come farfalle e stock di carbonio), sono valutati "non opportuni in questo contesto", sottolinenando come "molti fattori esogeni, che esulano dall’operato dei gestori del territorio o degli agricoltori, possono avere un impatto su questi indicatori". Tra questi citano i cambiamenti climatici, l'espansione delle infrastrutture, ma anche il turismo. Per l’Italia, secondo i calcoli di Confagricoltura, l'obiettivo del 10% di Superficie agricola totale "ammonta a 1.250.000 ettari di terreni coltivabili, sui quali la produzione agricola è di fatto fortemente limitata o resa impossibile". Secondo il presidente Massimiliano Giansanti la proposta di regolamento non tiene debitamente conto "dell’effetto cumulativo di tutte le proposte del Green Deal già presentate e da presentare, come la legge sulla salute del suolo". Nonostante l'inserimento di diversi emendamenti e compromessi, le principali organizzazioni agricole puntano a sottrarsi a qualunque vincolo giuridico, chiedendo di concentrarsi "su misure di promozione e conservazione della biodiversità volontarie e definite in collaborazione con gli agricoltori".

Sostegno trasversale

Nel sostegno alla norma invece c'è in prima fila l'organizzazione ambientalista Wwf, che sottolinea come senza natura e biodiversità finirà col mancare anche la fertilità dei suoli e quindi il cibo. In una lettera comune, a chiedere l'approvazione della legge ci sono anche 58 aziende tra cui grossi marchi come CocaCola, Nestlé e Ikea. Infine gli eurodeputati dei Verdi che accusano duramente il centro-destra di aver voltato le spalle al ripristino della natura: "Il Ppe sta giocando con il fuoco cercando di sabotare la legislazione europea che impone obiettivi vincolanti per il ripristino degli ecosistemi", ha dichiarato la deputata verde Marie Toussaint, proseguendo: "Rifiutando la legge, la destra protegge solo i profitti dei maggiori produttori agroindustriali".

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