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Sabato, 27 Aprile 2024
Salve le mucche

Inquinano troppo: l'Ue cambia le regole per gli allevamenti di maiali e polli

Il Parlamento Ue equipara gli allevamenti intensivi a impianti industriali a causa delle emissioni di metano e ammoniaca. Gli agricoltori hanno provato a farli escludere in extremis, come fatto per i bovini, ma senza riuscirci

Gli agricoltori, col supporto delle destre, non sono riusciti a salvare gli allevamenti intensivi di maiali e polli dalla direttiva sulle emissioni industriali. La norma è stata approvata in via definitiva dal Parlamento europeo il 12 marzo a Strasburgo. Rispetto al testo originariamente proposto dalla Commissione europea, la proposta aveva già visto l'esclusione totale degli allevamenti bovini. Questa tutela era stata ottenuta sotto la pressione di numerosi eurodeputati italiani di vari schieramenti, sostenuti dall'influente settore zootecnico della Penisola, concentrato soprattutto in Emilia Romagna e Lombardia. In extremis gli allevatori hanno provato a far escludere anche gli allevamenti intensivi suini e avicoli, ma nonostante la presenza di una rappresentanza a Strasburgo, quest'ultimo tentativo non è andato in porto. Oltre a problemi relativi al benessere animale, le mega agro-aziende rovinano l'ambiente con emissioni eccessive di ammoniaca e metano, che inquinano terra e acqua sul lungo termine.

Regole restrittive per impianti industriali

La direttiva sulle emissioni industriali (Ied), dopo l'accordo raggiunto con gli Stati membri,  è stata approvata oggi, con 393 voti favorevoli, 173 contrari e 49 astensioni, in combinazione con il regolamento sul nuovo Portale delle emissioni industriali. Le nuove norme puntano a ridurre le emissioni nocive degli impianti industriali e dei grandi allevamenti di suini e pollame per proteggere la salute umana e l'ambiente. I settori industriali interessati saranno obbligati a fissare livelli di emissioni nocive più stringenti rispetto a quelli attuali. Per combattere la scarsità d'acqua, saranno fissati obiettivi obbligatori sul consumo di acqua. Per quanto riguarda i rifiuti, l'efficienza delle risorse, l'efficienza energetica e l'uso delle materie prime, gli obiettivi vincolanti saranno fissati entro un intervallo di valori. Saranno invece "indicativi" per quanto riguarda l'utilizzo di nuove tecniche introdotte per ridurre le emissioni. La direttiva copre anche gli impianti dell'industria estrattiva (miniere) e i grandi impianti che producono batterie.

Soglie per allevamenti di maiali e polli

In materia di zootecnia, la nuova legge applica le misure sulle emissioni industriali agli allevamenti intensivi, ma risultano esclusi del tutto quelli bovini. In particolare le nuove regole si applicano agli allevamenti di suini con più di 350 unità di bestiame (circa 1200 maiali). Sono invece escluse le aziende che allevano suini in modo estensivo o biologico. Con un emendamento inserito in extremis sono state "salvati" anche quelle che lo fanno all'esterno per un periodo di "tempo significativo" nell'arco di un anno. Un riferimento molto vago che apre le porte ad interpretazioni ampie.

Per il pollame la direttiva si applica alle aziende con galline da uova superiore alle 300 unità (corrispondenti ad oltre 2100 galline), e alle aziende con polli da carne con oltre 280 unità (circa 40mila polli di tipo broiler). Per le aziende che allevano sia suini che pollame, il limite sarà di 380 unità complessive. Entro il 31 dicembre 2026 la Commissione valuterà se intervenire anche sulle emissioni derivanti dall'allevamento di bestiame, come i bovini. Il governo dell'Ue valuterà anche la possibile istituzione di una "clausola di reciprocità" in maniera tale da garantire che anche i produttori dei Paesi terzi siano tenuti a soddisfare requisiti simili alle norme europee quando esportano verso il mercato dell'Ue.

Sanzioni e compensazioni

Il Portale sulle emissioni industriali sostituirà l'attuale registro europeo delle emissioni inquinanti. In base alle nuove norme, i cittadini potranno accedere ai dati su tutte le licenze Ue e sulle attività inquinanti locali. Lo scopo è quello di migliorare la trasparenza e facilitare l'accesso al pubblico sui dati delle aziende che inquinano. Le imprese che non si conformano potranno essere penalizzate per una somma pari almeno al 3% del fatturato annuo interno all'Ue dell'operatore che ha compiuto le infrazioni più gravi. I cittadini danneggiati dall'inosservanza delle norme avranno il diritto di chiedere un risarcimento per i danni causati alla loro salute, sulla base delle norme stabilite da ciascuno Stato in materia. 

Delusione del settore dei suini e avicolo

A Strasburgo davanti al Parlamento europeo in mattinata si era riunita anche una delegazione di Confagricoltura, con Cristina Tinelli, direttrice relazioni Ue e internazionali, accompagnata da Rudy Milani e Davide Berta, rappresentanti del settore dei suini, insieme a Simone Menesello e Mauro Zanotti, per il settore avicunicolo. Insieme ai rappresentanti della Copa-Cogeca (la potente lobby degli agricoltori dell'Ue), Confagricoltura ha contestato l'abbassamento delle soglie per l'applicazione dell'Aia (autorizzazione di impatto ambientale) per le aziende avicole e suinicole. "Finora erano soggetti all’Aia solo due tipi di allevamento: quelli di pollame con potenzialità produttiva massima superiore a 40mila posti e quelli di suini con potenzialità produttiva massima superiore a 2mila posti da produzione (di oltre 30 kg) o 750 posti scrofe", si legge nella nota diffusa dall'organizzazione agricola.

Quando entrerà in vigore la direttiva appena approvata, le soglie per essere obbligati a richiedere l’autorizzazione integrata ambientale verranno quasi dimezzate. "Il risultato è un ulteriore carico burocratico per le nostre imprese agricole le quali, invece, chiedono da tempo uno snellimento degli impegni amministrativi che frenano la produttività. Gli agricoltori sono i primi custodi della natura ma con queste modalità si ostacola la loro competitività e capacità di impresa, senza benefici per la tutela ambientale" ha commentato Tinelli. 

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