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Venerdì, 26 Aprile 2024
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"L'Italia ha paura del Mes e blocca il piano di aiuti dell'Eurogruppo"

Secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, le condizioni dei prestiti dell'ex fondo salva-Stati sono state alleggerite e non ci saranno troika e memorandum di riforme. Ma il governo italiano continua a bloccare l'accordo

Prima una lunga notte di trattative che ha portato a ritardare la riunione dei ministri dell'Eurogruppo prevista per il giorno dopo. Poi la minaccia di bloccare il piano di aiuti anticrisi su cui starebbero convergendo invece Francia e Spagna, "rassegnate" a un'intesa purché questa preveda l'impegno solenne di creare un fondo di solidarietà Ue per affrontare la fase del rilancio post coronavirus, magari anche con gli eurobond. Una rassegnazione che, per il momento, non sembra coinvolgere l'Italia. Il motivo è quello noto: il no al Mes. E' quanto sostiene il quotidiano tedesco Handelsblatt.

Un piano in 3 punti

Come ricorda "Handelsblatt", il programma di aiuti dell'Ue è articolato in tre componenti: il Sure, ossia il fondo di garanzia contro la disoccupazione, i 200 miliardi di prestiti della Bei e, per l'appunto, il Meccanismo europeo di stabilità. Secondo quanto prevede la bozza attuale, il Mes fornisce una linea di credito precauzionale per gli Stati membri in difficoltà finanziarie per consentire loro di far fronte all'emergenza coronavirus. In particolare, i Paesi possono ottenere dal Mes un prestito pari a fino il 2 per cento del loro Pil. Nella "improbabile eventualità" che tutti i 19 membri dell'eurozona ricorrano al Mes, il volume dei finanziamenti raggiungerebbe un totale di 240 miliardi di euro (l'Italia potrebbe avere la fetta maggiore).

Niente troika

Per facilitare gli aiuti, il Mes vede allentate le condizioni per il ricorso ai prestiti. I finanziamenti non sono associati a impegni per le riforme strutturali né è previsto alcun controllo da parte della troika formata da Commissione europea, Banca centrale europea (Bce) e Fondo monetario internazionale (Fmi). "Non si tratta di garantire alcun programma di ristrutturazione", ha affermato il ministro tedesco delle Finanze Helmut Scholz. Allo stesso tempo, gli Stati membri che ottengono un prestito del Mes si impegnano a utilizzare i fondi esclusivamente per la ricostruzione dopo la crisi innescata dal coronavirus e a rispettare la normativa dell'Ue in materia di bilancio. Per "Handelsblatt", al momento la clausola del Patto è "irrilevante", visto che è stato sospeso per fronteggiare la crisi. Ma per altri, come alcuni esponenti dei 5 stelle, questa clausola potrebbe invece risultare sconveniente per l'Italia una volta ripristinato il Patto.

La questione italiana

Al di là dei giudizi tecnici sui rischi connessi al Mes, è ormai chiaro che, qualora attivato anche nelle migliori condizioni possibili per il nostro Paese, questo meccanismo provocherebbe non pochi problemi alla stabilità del governo. Da un lato, c'è il centrodestra, con Lega e Fratelli d'Italia pronti a gridare alla 'svendita' del Paese. Dall'altro, una fetta consistente dei 5 stelle che vede in un eventuale cedimento del governo sul Mes la possibilità di regolare i conti interni. Tutti questi malumori sembrano convergere verso uno scopo: un nuovo governo che gestisca la fase due della crisi, quella che porterà in dotazione della casse italiane le decine di miliardi di euro del piano Ue. 

Gli eurobond

Conte lo sa bene e sta cercando di trascinare il più possibile i negoziati. La speranza è quella di ottenere un cedimento del fronte del rigore (Germania, Olanda, Austria e Finlandia) sugli eurobond. E' di queste ore l'apertura del ministro delle Finanze olandese Wokpe Hoekstra verso un fondo comune che eroghi prestiti agevolati, purché limitati alla crisi sanitaria. Un'apertura piccola, rispetto a quella su cui punta l'Italia. A dare una mano c'è la Francia, che punta a inserire nelle conclusione dell'Eurogruppo l'impegno solenne a istituire un fondo di solidarietà comune che serva a rilanciare l'economia una volta superata la crisi sanitaria. E che funga da base per gli eurobond. 

Per i sostenitori degli eurobond, scrive Handelsblatt, "l'Eurogruppo deve mantenere aperta questa opzione e menzionarla esplicitamente nella sua dichiarazione finale". Per la Germania, un programma di ricostruzione dell'economia dell'Ue dopo la crisi è necessario, ma facendo ricorso al bilancio europeo e senza introdurre gli eurobond. A sua volta, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha già chiesto che il quadro finanziario pluriennale dell'Ue per il 2021-2027 venga notevolmente aumentato. Le posizioni di Berlino e Bruxelles convergono sempre più. Francia e Spagna potrebbero accontentarsi. L'Italia no. 

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