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Venerdì, 26 Aprile 2024
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“L'Italia assuma più magistrati”: la ricetta Ue per accorciare i tempi della giustizia

Nel Belpaese ci sono appena 12 giudici ogni 100mila abitanti, la metà della Germania. I tempi del processo civile sotto la lente di Bruxelles: “Con il Recovery andrà ridotto del 40%”

Al netto della necessità di riformare la macchina della giustizia, il sistema dalla prescrizione e le carriere dei magistrati, l’Italia dovrebbe fare una cosa molto semplice per ridurre la durata dei processi: assumere di più. La soluzione a portata di mano è stata ripetuta più volte in conferenza stampa da Didier Reynders, commissario europeo alla Giustizia. Nei tribunali italiani “rimane il problema delle risorse umane, perché il numero dei giudici resta uno dei più bassi tra gli Stati membri”. Perciò, ha ripetuto il politico di nazionalità belga, "devono aumentare i numeri del personale", e questo vale a prescindere “dalle proposte di separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti”. Un appello chiaro che lascia pochi spazi d’interpretazione. 

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La matematica dà ragione al commissario. Come emerge dal nuovo Quadro di valutazione Ue della giustizia, l’Italia è ventiduesima tra i ventisette Paesi dell’Unione per numero di magistrati in proporzione alla popolazione. Nel 2019, il Belpaese ne contava appena 12 su 100.000 abitanti a fronte dei 24 della Germania e i 27 dell’Austria. Al contrario, l’Italia è il quarto Paese dell’Ue per numero di avvocati, circa 390 ogni 100.000 abitanti, quasi il doppio della Germania e il quintuplo dell’Austria.

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Quanto ai tempi necessari per avere giustizia, le novità per l’Italia sono poche. Roma si aggiudica nuovamente la maglia nera in Europa per la durata dei processi civili. A preoccupare Bruxelles è soprattutto la lentezza del giudizio di terzo grado, quello in Cassazione, che dura in media oltre tre anni e mezzo. A questi vanno sommati i circa due anni necessari per l’appello e un anno e mezzo per il primo grado. A conti fatti, la media della durata del processo civile in Italia - contando tutti e tre i gradi di giudizio - supera i sette anni. 

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“Nel piano italiano di ripresa e resilienza ci sono alcune riforme e investimenti che vanno nella direzione” auspicata dall’Ue, ha ricordato Reynders. “Nei prossimi cinque anni, l’Italia si è impegnata a ridurre i tempi del 40% nei processi civili e del 25% nei processi penali”. L’Ue, ha promesso il commissario, osserverà il rispetto di questi obiettivi. Un implicito promemoria che il Pnrr presentato dal Governo Draghi a Bruxelles non è un libro dei sogni, bensì un programma da rispettare se si vogliono ricevere i preziosi sussidi del Recovery Fund. Accorciare i tempi della giustizia, ha concluso Reynders, avrà “un effetto positivo sull’economia e sull’attrazione di investimenti esteri”.

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