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Giovedì, 25 Aprile 2024
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“Fondo monetario europeo? No, grazie”, il M5s boccia la proposta tedesca

Intervista all’eurodeputato Pedicini (M5s): "L’atteggiamento di Parigi e Berlino sta distruggendo l’Unione europea". Sulla Bce: "Dovrebbe intervenire come prestatore di ultima istanza"

I tempi del “flirt” politico tra Giuseppe Conte e Angela Merkel sembrano lontani: la proposta franco tedesca di un Fondo monetario europeo (Fme) non piace al Movimento 5 stelle, che accusa i governi di Merkel e Macron di voler spaccare l’Europa, mettendo davanti l’interesse delle loro banche e imprese alla tenuta sociale degli Stati europei in difficoltà. “Rischiamo una deriva, ancora più importante di quella che è già in atto”, avverte l'eurodeputato pentastellato Piernicola Pedicini.

La proposta franco-tedesca prevede la creazione di una sorta di fondo salva-Stati che sostituisca l’attuale Meccanismo europeo di stabilità (Mes), consentendo di intervenire con più rapidità in caso di crisi. Ma per accedere agli aiuti, occorre che i Paesi membri rispettino le raccomandazioni Ue sulle riforme: è questo il vincolo (in termini tecnici “condizionalità”) che è stato inserito nel testo legislativo e contro cui si è schierato l'M5s a Strasburgo. I deputati pentastellati, infatti, hanno votato contro una relazione del Parlamento Ue che avvalla la costituzione del Fondo monetario europeo che aprirebbe la porta alla “condizionalità” proposta da Parigi e Berlino.

La relazione sul Fondo monetario europeo mette sotto controllo dell’Eurocamera e delle altre istituzioni Ue il sistema salva-Stati. Non è quello che volevate?
No, non abbiamo bisogno di costruire un altro meccanismo che rinforza l’austerità nell’Ue chiedendo ai Paesi di realizzare riforme lacrime e sangue. Abbiamo già visto l’esercizio del fondo salva-Stati in passato, che è stato semplicemente un meccanismo per rafforzare le politiche di austerità nei singoli Stati. Questa è una forma diversa, ma basata sugli stessi principi. Le condizionalità che impone il fondo, per i Paesi che vi aderiscono e per quelli che ne hanno bisogno, sono pesantissime da un punto di vista sociale. Sono le riforme strutturali che prevedono abbassamento dei salari, aumento dell’età pensionabile e riduzione della spesa sanitaria.

Cosa non ha funzionato nel Mes?
La governance di questo fondo la facevano Germania e Francia. Avevano chiesto la partecipazione degli Stati europei e l’Italia allora sborsò 60 miliardi di euro in tre anni. Questi soldi hanno fatto il giro e sono rientrati nelle banche tedesche e francesi che si erano esposte verso le banche greche e spagnole. I cittadini greci e spagnoli non hanno visto quasi nulla accedendo al fondo salva-Stati. È stata soltanto una partita di giro che ha riempito i caveau delle banche tedesche e francesi. Il Mes non ha aiutato i Paesi, ma è servito solo ad indebitarli e a metterli sotto ricatto imponendo l’attuazione di riforme strutturali impopolari e dannose nei paesi in crisi col risultato di prolungare la crisi oltre il necessario deteriorando le condizioni economiche e sociali. Con il Fme, l’Ue dimostra ancora una volta che si vogliono continuare a punire e a mettere sotto controllo i Paesi con alti disavanzi e debiti pubblici, al posto di affrontare i profondi e crescenti squilibri macroeconomici alla base di quest'unione monetaria incompleta e non ottimale. La creazione del Fme non è altro che l’istituzionalizzazione del trattamento ingiusto e umiliante che è stato riservato alla Grecia con l’azione della Troika. Concedere prestiti in cambio di misure di austerità è un vero e proprio ricatto che viene fatto ai piccoli Stati membri per volere di Francia e Germania che costringerebbe alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti, svuotandoli della loro sovranità nelle decisioni delle politiche economiche. Il Mes non va rafforzato servono altre soluzioni in grado di risolvere gli squilibri strutturali di questa Unione.

E allora come proponete di risolvere il problema dei debiti pubblici in Europa?
Intanto ci vorrebbe una modifica dello statuto della Banca centrale europea. La Bce dovrebbe poter intervenire come prestatore di ultima istanza. Deve poter comprare i titoli di Stato dei Paesi che hanno un alto debito pubblico. Con il sistema attuale la Banca centrale immette liquidità nel sistema, ma chi se ne avvantaggia sono solo gli istituti bancari che acquisiscono questa liquidità a tassi d’interesse molto bassi. Al contrario la Bce dovrebbe agire come prestatore di ultima istanza nel mercato dei titoli di Stato per fornire liquidità agli Stati Membri proprio come fa per il settore finanziario. Inoltre, da anni chiediamo una modifica dello statuto della Bce per cambiare l'obiettivo della stabilità dei prezzi (che è stata una ossessione principalmente tedesca) in quello della piena occupazione. Poi bisognerebbe intervenire sui paradisi fiscali. All’interno dell’Ue ce ne sono sette. Non lo dico io, lo dice Moscovici che “adottano una pianificazione fiscale aggressiva”. Sono paradisi fiscali che assorbono l’economia dei Paesi che hanno una tassazione normale o pesante, come nel nostro caso, quindi aumentano gli squilibri. Infine la governance economica deve essere modificata per prevedere trasferimenti fiscali dai Paesi che hanno un surplus commerciale, come la Germania e Olanda, verso i paesi in deficit. Su questa proposta del Fondo monetario europeo abbiamo visto ricomporsi l’asse franco-tedesco.

Considerando che il M5s non è in buoni rapporti con Parigi, è rimasto deluso per l’atteggiamento di Berlino?
Non mi aspettavo un atteggiamento diverso dalla Germania, che però, piano piano, sta distruggendo l’Unione europea. Macron l’ho ascoltato più volte, da sempre. Agli inizi, ho quasi condiviso le sue parole. Poi però abbiamo visto i fatti, che sono completamente diversi e non mi fido più di quello che dice Macron. [Sul Fondo monetario europeo] avrà avuto qualcosa in cambio, onestamente non so dire cosa.

Nei vostri rapporti con la Germania cambierà qualcosa?
Sì. Credo che in questo momento ci si stia rendendo conto che l’Europa è molto fragile. La Brexit è alle porte con tutte le inconsapevolezze che ci sono rispetto al futuro. Questa esperienza sta segnando non solo il Regno Unito che esce, ma anche l’Unione europea che resta. I popoli sentono questa ostilità e distanza dalla governance. La Germania, la Francia e la stessa Italia stanno ragionando sul fatto che non si possono alimentare queste ostilità.

Pensa che il Movimento 5 stelle debba tornare ad avere un atteggiamento critico nei confronti della moneta unica?
No, non è la moneta unica in sé ad aver creato questo danno, ma sono tutte le regole legate alla governance della moneta unica. Ci sono molti squilibri all’interno della zona euro che devono essere risolti urgentemente. Crediamo che la Bce debba poter intervenire per ridurre questi squilibri.

Dare più poteri alla Bce non è contraddizione coi vostri principi? Non si va verso la tecnocrazia?
No, assolutamente se lo statuto della Bce verrà ripensato. La visione della Bce la definisce la componente politica. Il Giappone è il Paese che ha il debito pubblico in assoluto più alto del mondo, ma hanno una banca centrale che gli permette di creare denaro in funzione della loro economia. Negli Stati Uniti succede lo stesso. Invece, non è possibile in Europa. È lì che bisogna intervenire.

Lei dice che il modello per l’Unione europea devono essere il Giappone e gli Stati Uniti, Paesi-nazione o federali. Questi temi non sono in contrasto con il sovranismo italiano?
Noi non siamo sovranisti.

Il Governo italiano viene percepito come tale.
Eh ma perché quello lì è un problema di cattiva informazione. Noi siamo contro un’Europa che mantiene strumentalmente questi disequilibri, perché c’è qualcuno che ci guadagna e qualcuno che ci perde. Ma di base noi siamo profondamente europeisti. Ma non per un’Europa ipocrita, che dice delle cose e poi ne fa altre. Noi siamo i primi europeisti perché ci rendiamo conto che ai tavoli internazionali e nello scacchiere mondiale non ci puoi andare solo come Italia, ci devi andare come Europa se vuoi parlare con la Cina o con la Russia. Per fare quelle lotte e battaglie internazionali anche sul commercio o sul riscaldamento climatico. L’Europa deve essere meno ipocrita e adottare delle politiche che riducano queste differenze. Siamo contro quest’Europa, non contro l’Europa in quanto tale.

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