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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il braccio di ferro / Ungheria

Aiuti all'Ucraina in cambio dello sblocco dei fondi per l'Ungheria: il ricatto di Orban funziona in parte

Accordo tra gli Stati membri: via libera al Pnrr e a una parte delle risorse della coesione per Budapest. Che dà il suo ok a 18 miliardi per Kiev e alla minimum tax

Il ricatto di Viktor Orban all'Unione europea ha pagato, almeno in parte: il Consiglio degli Stati membri ha dato il via libera al Pnnr e a una parte dei fondi per la politica di coesione per l'Ungheria. In cambio, Budapest ha tolto il suo veto sui 18 miliardi di euro di aiuti finanziari per l'Ucraina e alla minimum tax, l'aliquota minima per le multinazionali.

La vicenda va avanti da alcuni mesi: l'Ungheria è stata sottoposta al nuovo meccanismo europeo sullo Stato di diritto, che prevede lo stop all'erogazione dei fondi di Bruxelles a quei Paesi Ue che violano una serie di principi cardine su giustizia e libertà fondamentali. Il motivo dello stop ai fondi è dettato dai rischi che le risorse dei contribuenti europei possano venire utilizzate in modo distorto (per esempio, a fini politici) o finire per alimentare corruzione e frodi. Per questa ragione, a fine novembre, la Commissione europea ha deciso di bloccare 7,5 miliardi di fondi della politica di coesione diretti a Budapest, sostenendo che il governo di Orban non avesse rispettato l'impegno a riformare la giustizia e a rafforzare i sistemi di controllo sugli appalti pubblici. 

Bruxelles ha in qualche modo lasciato la porta aperta sull'altro importante bottino di fondi Ue per l'Ungheria, quello del Pnrr, che ammonta a 5,8 miliardi. Ma l'ultima parola sullo slocco di tutte queste risorse spettava agli altri governi europei, ossia al Consiglio degli Stati membri. In vista del confronto con gli altri partner del blocco, Orban ha tirato fuori le sue armi di ricatto, ponendo il veto su due importanti dossier: il piano di aiuti per l'Ucraina dal valore di 18 miliardi di euro, e la minimum tax, l'aliquota minima del 15% che l'Ue (insieme al resto del G20) si è impegnata a introdurre per colpire l'elusione fiscale delle multinazionali.

Il ricatto alla fine ha funzionato solo in parte: gli ambasciatori dei Paesi Ue hanno dato l'ok al Pnrr e a 1,2 miliardi dei fondi di coesione, congelando per il momento i restanti 6,3 miliardi della 'sanzione' sullo Stato di diritto. Orban dal canto suo, ha tolto il veto su aiuti per Kiev e minimum tax. Secondo un comunicato del Consiglio, lo sblocco delle risorse ungheresi è stato deciso per dopo che l'Ungheria si è impegnata a attuare delle misure correttive per rispondere a parte delle preoccupazioni sollevate dalla Commissione. Resta però "elevato" il rischio "per il bilancio dell'Unione" derivante dalla mancata attuazione delle riforme su giustizia e appalti. Per questo, per ora, oltre la metà dei fondi della coesione ungheresi restano congelati.

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