rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Il voto

La resa dei conti tra popolari e socialisti in Europa

Un regolamento sul ripristino della natura è diventato il centro di un duro scontro che potrebbe riscrivere le geografie politiche dell'Ue in vista delle elezioni del 2024. A spese dell'ambiente

Al Parlamento europeo di Strasburgo andrà oggi in atto la resa dei conti tra popolari e socialisti. Il voto sulla legge sul ripristino della natura, un provvedimento proposto dalla Commissione e sconosciuto ai più, è diventato all'interno della bolla Ue il tema più caldo probabilmente dell'intera legislatura. Si tratta di un regolamento che imporrebbe agli Stati membri obiettivi vincolanti per il ripristino delle aree terrestri e marine danneggiate dall'inquinamento o dallo sfruttamento intensivo, al fine di preservare la biodiversità. Il testo è considerato fondamentale dagli ecologisti per salvare la natura del continente, ma le grandi aziende agricole lo contestano perché riduce le loro possibilità di utilizzo di terreni e pesticidi, e lo accusano di non essere economicamente sostenibile.

Agricoltori con i trattori contro ambientalisti con Greta Thunberg

Con una mossa che ha sorpreso tutti, il Partito popolare europeo di Manfred Weber, la più grande forza del Parlamento di Strasburgo, invece di proporre cambiamenti si è impuntato che il testo deve essere respinto in toto, nonostante la legge sia stata proposta dalla Commissione che è guidata dalla popolare Ursula von der Leyen. L'impressione è che Weber stia conducendo in realtà una battaglia elettorale in vista delle europee del prossimo anno, con prove di avvicinamento ai conservatori per provare a mettere le basi per una nuova maggioranza in Europa. Oggi il testo della Nature Restauration Law passerà l'esame del Parlamento europeo, e i popolari hanno presentato un emendamento che se dovesse essere approvato farebbe saltare in aria il provvedimento. E non solo.

Con il Ppe sono schierati compatti sia i Conservatori e riformisti, di cui fa parte Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, sia il gruppo di Identità e democrazia, nei cui banchi siede la Lega di Matteo Salvini. Alcuni deputati popolari potrebbero astenersi, ma il gruppo liberale Renew è a sua volta diviso, con un terzo dei suoi membri contrari al testo. "Tutto si giocherà su pochi voti", stima Pascal Canfin, liberale presidente della commissione Ambiente. A salvare il provvedimento potrebbe essere proprio una mediazione proposta dal suo gruppo, che ha presentato un emendamento che è la copia esatta della posizione del Consiglio Ue (che insieme al Parlamento è chiamato ad approvare la proposta della Commissione), una posizione che ammorbidisce molto le ambizioni iniziali di Bruxelles. Una scelta "pragmatica" da parte di Renew: l'utilizzo di questa posizione, adottata da venti dei 27 Stati membri e approvata dalla maggioranza dei governi controllati dal Ppe, potrebbe convincere gli eurodeputati popolari esitanti.

Socialisti, Verdi e Sinistra unita sono disposti ad appoggiare il compromesso liberale, pur di salvare il testo e non far saltare tutto in aria. "Ma ci tengo a precisare che on è un compromesso di Renaissance", il partito del presidente francese Emmanuel Macron, forza principale dei liberali, "ma che è anzi a causa loro se siamo in questa situazione. Se non si fossero uniti agli apprendisti stregoni della destra, gli emendamenti per tenere in vita il testo sarebbero passati", attacca Manon Aubry, la leader della Sinistra Unita Gue. "L'ambizione del testo potrebbe essere profondamente indebolita, ma sarà meglio di niente", sostiene Canfin, denunciando "una posizione totalmente ideologica, un'operazione politica" da parte di Weber, e definendo il suo avvicinamento alla destra come "Trumpismo europeo naturo-scettico". "La strategia del partito popolare ha il solo obiettivo di dare voti all'estrema destra, appoggiando posizioni di negazionismo climatico e ponendo sotto scacco il futuro del progetto europeo", ha attaccato anche la leader del gruppo socialista, la spagnola Iratxe García Pérez.

Strategia politica o meno, a fare le spese di questa battaglia sarà la Legge sul ripristino della natura. Il testo proposto dalla Commissione europea a metà del 2022 prevedeva che i 27 Stati membri adottassero misure di ripristino per almeno il 30% degli habitat danneggiati entro il 2030, poi per il 60% entro il 2040. Bruxelles aveva voluto imporre un obiettivo vincolante di non deterioramento (mantenimento in buone condizioni) su vaste aree, comprese quelle al di fuori delle aree protette Natura2000. Nella posizione adottata a giugno, gli Stati membri hanno proposto un semplice obbligo di adottare misure, ma non di ottenere risultati prestabiliti, di fato annacquando pesantemente gli interventi. In più sono previste esenzioni per l'installazione di progetti di energia rinnovabile o di infrastrutture di difesa.

Continua a leggere su Europa.Today.it

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La resa dei conti tra popolari e socialisti in Europa

Today è in caricamento