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Sabato, 27 Aprile 2024
Nuovo corso / Polonia

Il caso dei due deputati sfuggiti alla polizia grazie al presidente della Repubblica

Succede in Polonia: i parlamentari, condannati per abuso d'ufficio, avevano trovato protezione al palazzo presidenziale. Gli agenti costretti a fare irruzione

La sera del 9 gennaio la polizia polacca è entrata nel palazzo presidenziale e ha arrestato due parlamentari, in una vistosa escalation della dura battaglia politica che sta caratterizzando l'era del dopo-PiS, il partito ultraconservatore che aveva occupato il potere e le istituzioni in Polonia dal 2015.

Dire che il clima a Varsavia è teso è usare un eufemismo. Le scene cui si sta assistendo in queste settimane ricordano quelle atmosfere da epurazione del dopoguerra, quando la nuova fazione al potere voleva rimuovere non solo i simboli della stagione in cui governavano gli avversari ma anche fisicamente gli avversari rimasti nelle posizioni di comando.

Dopo otto anni in cui il potere (politico, giudiziario, mediatico) era stato letteralmente occupato dal partito Diritto e giustizia (PiS), l'ultradestra nazionalista di Jaroslaw Kaczinsky e dell'ex premier Mateusz Morawiecki e che in Europa è alleata di Giorgia Meloni nel gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr), ora il nuovo governo di coalizione pro-Ue guidato dal centrista Donald Tusk sta cercando di "liberare" gli apparati dello Stato polacco dai residui dell'era PiS.

Grazia o non grazia?

E così, come riporta il quotidiano Politico, martedì sera gli agenti della polizia hanno fatto irruzione nel palazzo presidenziale e hanno tratto in custodia due deputati del PiS che si erano rifugiati lì per godere della protezione del presidente della Repubblica, Andrzej Duda, loro compagno di partito.

Il caso dietro questo arresto è complesso. I due legislatori, Mariusz Kaminski e Maciej Wasik, erano stati condannati lo scorso dicembre per abuso d'ufficio per dei fatti risalenti al 2007, quando un'indagine giudiziaria scaturita da uno scandalo politico aveva portato alla caduta del governo di coalizione guidato dal leader storico del PiS Jaroslaw Kaczinsky (il cui fratello, Lech, era allora presidente della Repubblica). All'epoca, Kaminski era a capo dell'Ufficio anticorruzione e Wasik era il suo vice.

Nel 2015, il presidente Duda ha garantito loro la grazia, ma nel 2017 la Corte suprema ha stabilito che quella grazia era inefficace in quanto era stata concessa prima ancora che fosse uscito il verdetto finale del processo. Verdetto giunto proprio il mese scorso, con una condanna a due anni per entrambi i deputati. Nel frattempo, il Tribunale costituzionale, un'altra corte di alto livello controllata da giudici vicini al PiS, aveva dichiarato valida la grazia presidenziale.

L'arresto

Ieri, martedì 9 gennaio, un altro tribunale polacco ha emesso un ordine di custodia cautelare per Kaminski e Wasik, i quali hanno rifiutato di riconoscere la sentenza. Duda li ha quindi invitati nella sua residenza nel centro di Varsavia, per proteggerli dall'arresto. Nel pomeriggio, Kaminski aveva dichiarato ai reporter che "si sta formando una cupa dittatura" in Polonia, aggiungendo che lui e Wasik si consideravano alla stregua di perseguitati politici.

In serata, tuttavia, Duda ha lasciato la sua residenza per incontrare la leader dell'opposizione bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya, e la polizia è intervenuta durante la sua assenza per arrestare i due parlamentari.

Il giorno stesso, il presidente del Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, Szymon Holownia, ha definito il caso dei deputati latitanti una "profonda crisi costituzionale", e li ha fatti decadere dal loro ruolo applicando una norma che impedisce a chi ha ricevuto una condanna di ricoprire incarichi parlamentari. Kaminski e Wasik avevano rifiutato anche questa decisione e avevano minacciato di presentarsi ugualmente in aula, al che Holownia ha risposto posticipando la sessione alla prossima settimana.

Mentre gli esponenti del nuovo governo esultano, i sostenitori della vecchia guardia denunciano gli arresti dei due deputati come illegali e politicamente motivati. Beata Szydlo, ex premier del PiS, ha definito Kaminski e Wasik "i primi prigionieri politici del regime di Tusk". Teoricamente, Duda potrebbe farli uscire di prigione con un'altra grazia, che però finora si è rifiutato di concedere, sostenendo che quella del 2015 sia sempre valida.

Duda vs Tusk

L'episodio porta ad un livello ulteriore lo scontro politico tra Duda e Tusk: il primo, nella più alta carica dello Stato, è ancora in grado di mettere molti bastoni nelle ruote del secondo, che dovrà sudare tutte le camicie che ha per smantellare il sistema di potere edificato dal PiS in due legislature consecutive al comando del Paese.

Uno dei campi di battaglia principali in cui si sta consumando lo scontro è quello relativo al controllo dei media statali, che sono pieni di lealisti della precedente amministrazione e hanno funzionato per anni come organi semi-ufficiali della propaganda governativa. Tusk ha licenziato la dirigenza della tv pubblica, legata al PiS, e ha chiuso alcune emittenti, e Duda in risposta ha bloccato la legge di bilancio presentata dal nuovo esecutivo.

Il mandato presidenziale scadrà a metà 2025, e i prossimi 18 mesi si annunciano piuttosto complicati. "Qualcuno pensava davvero che avremmo avuto un lavoro leggero, facile e piacevole? No, sarà duro, difficile e sgradevole per un po'. È per questo che mi avete assunto", ha twittato il premier la scorsa settimana.

In effetti, pare che la cosa su cui tutti i membri della nuova coalizione di governo (altrimenti piuttosto diversi) vadano d'accordo sia proprio la necessità di riportare gli standard europei di democrazia in Polonia, ed espellere i residui delle vecchie amministrazioni dalle posizioni di potere. Ma non è ancora completamente chiaro dove stia il confine tra il ripristino dello Stato di diritto e la bieca vendetta politica.

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