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Domenica, 28 Aprile 2024
La sentenza

Perché possono tornare i vecchi sacchetti di plastica al supermercato (quelli non biodegradabili)

La Corte di giustizia Ue reputa illegale il divieto italiano di commercializzare buste monouso fabbricate con materiali non compostabili

I sacchetti di plastica, quelli non biodegradabili, potrebbero presto tornare nei supermercati. La Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito che il divieto imposto dall'Italia una decina di anni fa è illegale. "È contraria al diritto Ue la normativa italiana che vieta la commercializzazione di sacchi monouso fabbricati con materiali non biodegradabili e non compostabili, i quali rispettino le altre prescrizioni stabilite nella direttiva 94/62", si legge nella sentenza. I sacchetti che abbiano determinate caratteristiche tecniche, indicate nella normativa europea, potranno quindi tornare presto in circolazione. Questo nonostante i giudici abbiano valutato come meritevole lo sforzo italiano di proteggere l'ambiente. Secondo i giudici, i Ministeri italiani competenti avrebbero dovuto comunicare ai funzionari europei la decisione di estendere il divieto, supportando la scelta con specifiche prove scientifiche.

Sacchetti non biodegradabili banditi

Il caso era stato avviato da un'azienda, la Papier Mettler Srl, operante nella distribuzione di imballaggi in carta e plastica. In questi anni la società aveva concentrato la sua attività nello sviluppo e nella produzione di imballaggi in polietilene e, in particolare, di sacchetti di plastica come i sacchetti della spesa. Il 18 marzo 2013 il ministero dell'Ambiente e quello dello Sviluppo economico avevano adottato un decreto in base al quale risulta vietata la fabbricazione e la commercializzazione di borse di plastica destinate al ritiro delle merci che non rispondano a determinate caratteristiche tecniche. Sentitasi danneggiata, la Papier Mettler Srl ha fatto ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio chiedendo l'annullamento del decreto. Il Tar a quel punto si è rivolto alla Corte di Giustizia Ue per sapere se la norma nazionale adottata dall'Italia potesse contenere norme tecniche più restrittive rispetto a quelle previste dal diritto dell'Unione nella direttiva sulla materia.

La difesa dell'Italia

Per difendere la loro scelta, in aula i Ministeri interessati hanno spiegato che è apparso necessario promuovere l'uso di borse di plastica biodegradabili e compostabili, nonché di borse riutilizzabili, per contrastare l'abitudine dei consumatori italiani di utilizzare sacchetti di plastica usa e getta per la raccolta dei rifiuti organici. La motivazione non è però bastata a convincere la Corte. I giudici del Lussemburgo hanno stabilito che i sacchetti prodotti rispettavano le altre prescrizioni contenute nella direttiva 94/62. Per questo motivo il divieto di commercializzazione di sacchi monouso fabbricati con materiali non biodegradabili e non compostabili varato dall'Italia risulta contrario alla normativa dell'Ue. "Tale regolamentazione può tuttavia essere giustificata dall'obiettivo di garantire un livello più elevato di protezione dell'ambiente, a condizione che essa sia basata su nuove prove scientifiche relative alla protezione dell'ambiente emerse successivamente all'adozione di una norma eurounitaria, e a condizione che lo Stato comunichi alla Commissione le misure previste e i motivi della loro adozione", hanno specificato i giudici europei.


 

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