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Sabato, 27 Aprile 2024
Paura del nucleare

Perché l'Europa non vuole nuove sanzioni contro l'Iran

Israele e Usa premono perché gli Stati europei adottino misure più stringenti contro Hamas e i suoi sostenitori, ma Bruxelles teme di innescare un'escalation del conflitto

Inasprire le sanzioni contro Hamas, evitando però di introdurre altre misure punitive contro l'Iran. Sarebbero queste le intenzioni dell'Unione europea per aumentare la pressione sul gruppo palestinese, considerato dal 2003 un'organizzazione terroristica. Nonostante sin dal 7 ottobre siano circolati sospetti di un coinvolgimento di Teheran nell'attacco contro Israele, Bruxelles teme che ulteriori misure possano irretire il regime iraniano e spingerlo ad un'escalation del conflitto in Medio oriente.

Il precedente con l'Ucraina

L'Iran sostiene da tempo finanziariamente i membri di Hamas, ma senza prove concrete rispetto ad un supporto logistico e di pianificazione all'attacco sferrato il 7 ottobre scorso contro civili e militari israeliani, la questione resta particolarmente delicata. Secondo quanto rivela il giornale Politico, alcuni membri dell'Ue vorrebbero adottare ulteriori sanzioni contro Teheran. Una delle misure riguarderebbe il divieto di esportazione di componenti utilizzati nella produzione di missili. Già da luglio di quest'anno Bruxelles ha adottato un nuovo regime di sanzioni, vietando l'esportazione di componenti utilizzati nei droni. A far scaturire la decisione erano state le accuse contro l'Iran di aver fornito alla Russia i droni utilizzati per bombardare l'Ucraina. Stavolta però i diplomatici specializzati in Medio Oriente presso il Consiglio (che riunisce i rappresentanti dei governi dei Paesi membri) avrebbero sollevato dubbi sulla proposta di nuove misure punitive, temendo la scelta potrebbe rivelarsi controproducente.

Delegittimare Hamas

Irritare Teheran potrebbe innescare una reazione le cui conseguenze politico-militari rischiano di trascinare l'Europa direttamente in guerra. Esattamente quello che Bruxelles vuole evitare. Al tempo stesso, avrebbero rivelato alcuni diplomatici, potrebbe essere utile elaborare delle misure che siano pronte nel caso in cui si ottenessero le prove del coinvolgimento diretto del regime iraniano nell'attacco contro gli israeliani. Le istituzioni europee nel frattempo stanno subendo pressioni da parte di Israele e Stati Uniti affinché adottino nuove sanzioni contro Hamas. L'intento è innanzitutto quello di delegittimare Hamas in qualità di 'difensore della (giusta) causa palestinese', sarebbe scritto nel testo svelato da Politico. L'organizzazione palestinese andrebbe privata di risorse (sia finanziarie che militari), come pure delle sue infrastrutture esterne a Gaza. In sostanza andrebbe minata la sua posizione politica e pubblica. Una sponda fondamentale per realizzare questo piano prevede il coinvolgimento di un'ampia coalizioni di Stati, che includa anche numerosi Paesi arabi.

Fronte aperto

Oltre alla guerra in corso nella Striscia di Gaza, dove sono morti più di diecimila civili, con oltre 4mila bambini tra le vittime, Tel Aviv si sta difendendo al confine libanese dagli attacchi condotti da Hezbollah, mentre i ribelli Houthi in Yemen (anche loro sarebbero sostenuti dall'Iran) stanno lanciando missili lungo il Mar Rosso. Il timore che l'Iran possa unirsi in maniera decisa al conflitto resta il principale timore dei governi occidentali, in particolare degli Stati Uniti, chiamati a proteggere l'alleato israeliano, ma restii ad entrare in prima fila nel conflitto. Teheran ha negato qualsiasi coinvolgimento nell'incursione di Hamas in Israele. Anche se l'Ayatollah Ali Khamenei ha elogiato l'attacco del 7 ottobre, il leader politico-religioso supremo ha ribadito che il piano è frutto dell'operato palestinese e non di soggetti esterni. Le preoccupazioni principali rispetto a nuove sanzioni riguardano l'accordo nucleare iraniano stipulato nel 2015. Nonostante da parecchio tempo sia considerato politicamente morto, tenere a bada Teheran da minacce di stampo atomico rimane una priorità.

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