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Sabato, 27 Aprile 2024
Intimidazioni e violenze

Violenze sessuali e fisiche al Parlamento: 1 dipendente su 5 dice di esserne stata vittima

Sondaggio choc del movimento #MeToo interno all'Eurocamera: la metà di assistenti e membri dell'amministrazione denunciano abusi e maltrattamenti

Al Parlamento europeo si attendono i primi risultati del MeToo. Il movimento anti-molestie era approdato diversi mesi fa nel tempio della democrazia Ue, svelando decine di casi che dal mobbing arrivano fino a vere e proprie molestie fisiche, subite soprattutto dalle e dagli assistenti parlamentari. Stasera 10 luglio il potente Ufficio di presidenza, composto da 20 eurodeputati di alto livello, si riunisce a Strasburgo per definire le modifiche tanto attese alla politica anti-molestie dell'istituzione. Dopo anni di critiche per la mancanza di azione e richieste di aiuto ignorate questo potrebbe essere un primo passo in avanti.

Misure blande

I colloqui sul tema delle molestie erano stati avviati circa sette mesi fa da Roberta Metsola, presidente del Parlamento Ue, che aveva chiesto di introdurre diverse modifiche alla politica in vigore: dall'accelerazione della gestione dei reclami, all'obbligo di formazione per i deputati. Inoltre è stata inclusa una clausola di "risoluzione amichevole" per aiutare gli assistenti a sciogliere i rapporti col parlamentare "molestatore", nonché l'istituzione di una mediazione interna. In base ad un sondaggio pubblicato di recente la questione sta risultando talmente estesa da far supporre che queste misure risultino del tutto insufficienti rispetto alla portata del problema. Il gruppo MeTooEP ha pubblicato i risultati di un sondaggio anonimo, che danno l'idea di una situazione diffusa, preoccupante e a tratti squallida.

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Molestie diffuse

Su 1.001 persone intervistate, poco meno della metà (484 persone) ha dichiarato di aver subito molestie psicologiche, mentre quasi il 16% (159 persone) ha detto di aver subito molestie sessuali, mentre il 6,69% ha parlato di violenze fisiche e/o molestie sessuali. Il gruppo più consistente ad aver partecipato è quello degli assistenti degli eurodeputati, spesso succubi di un clima inaudito di stress e di abuso di potere da parte degli eletti. I dati sono stati raccolti in un periodo molto limitato, dal 27 giugno al 5 luglio. Non riusciamo ad immaginare quali risultati sarebbero emersi avendo a disposizione un tempo più esteso.

Scarsa comunicazione

Risulta inoltre che gran parte delle persone intervistate non era a conoscenza della politica anti-molestie già in atto nel parlamento. Sussiste quindi un vulnus a livello della comunicazione interna all'istituzione. "Con questi dati, chiediamo all'Ufficio del Parlamento europeo di spingere per riforme più ampie delle misure anti-molestie esistenti - misure che hanno ricevuto un forte sostegno più e più volte", si legge nel tweet diffuso dalla campagna MeTooEp, dove si aggiunge: "Sono necessarie trasparenza, comunicazione, formazione e riforma delle procedure esistenti". Il sondaggio, dicono i promotori, non mira a mettere in cattiva luce il parlamento, ma "a collaborare per migliorare le condizioni di lavoro di tutti".

Alzare il livello

Il quotidiano Politico aveva svelato a giugno una serie di malfunzionamenti del sistema anti-molestie in vigore, tratteggiando un quadro di intimidazioni ripetute e denunce trattate con troppa lentezza. Adesso il giornale rivela  che otto vicepresidenti (sui 15 operativi) del Parlamento hanno inviato a Metsola una lettera in cui chiedono che i cambiamenti vadano oltre le misure presentate. In particolare desiderano sanzioni per gli eurodeputati che non seguono un corso di formazione anti-molestie. Dal 2019 appena 295 deputati su 705 avevano seguito la formazione volontaria contro le molestie.

I vicepresidenti premono inoltre per la fusione dei due comitati consultivi che indagano sui casi e affinché siano effettuati controlli su come il Parlamento gestisce le denunce. All'appello per misure più incisive si è associato anche il comitato che rappresenta i duemila assistenti parlamentari accreditati. In una lettera indirizzata all'ufficio di presidenza si chiede ai deputati di appoggiare sia le proposte sul tavolo che quelle aggiuntive. Il Parlamento a questo punto è ad un bivio. O diventare l'avanguardia in tema di tutela dalle molestie o limitarsi al "compitino", dando il cattivo esempio a livello istituzionale in Europa.

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