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Sabato, 27 Aprile 2024
Cosa resta dell'emergenza

Fabbrica di mascherine fallita e centinaia di milioni di vaccini buttati: quanto ci costano gli "sprechi" del Covid

Dal Belgio alla Germania, passando per l'Italia, i governi alle prese con i "debiti" lasciati dalla pandemia

Una fabbrica di mascherine in Belgio fallita dopo poco più di due anni di attività, bruciando 1 milione di euro di fondi pubblici. Circa 83 milioni di dosi di vaccini finiti nella spazzatura solo in Germania, per un costo di 1,6 miliardi di euro. Sono gli ultimi casi di una serie di sprechi che stanno facendo discutere in Europa su eventuali errori commessi dai governi nel rispondere alla pandemia di Covid-19. E che, dall'altro lato, fanno riflettere sulla capacità dell'industria Ue di prepararsi a nuove emergenze sanitarie, nonostante gli sforzi di Bruxelles.

La fabbrica di mascherine

Il caso della fabbrica belga di mascherine è significativo: lanciata alla fine del 2020 dal gruppo Deltrian, specializzato in sistemi di aerazione, con un investimento complessivo di 4,5 milioni di euro, di cui uno proveniente dalle casse dello Stato, l'impianto ha avuto giusto il tempo di siglare alcune forniture agli ospedali locali prima di dover alzare bandiera bianca. La fabbrica doveva essere un simbolo europeo di indipendenza dall'approvvigionamento di materiale sanitario dalla Cina, ma non ha retto al peso della concorrenza di Pechino: una maschera realizzata in Belgio costa 0,06 euro, il doppio rispetto a quelle prodotte in Asia. 

E così nei magazzini dell'azienda sono rimaste scorte enormi di mascherine chirurgiche che non saranno mai vendute. A meno che lo Stato belga non le acquisti, cosa che per il momento non sembra nelle intenzioni del governo, scrive Le Soir. Per François Burhin, direttore di una catena di ospedali del Paese, "il progetto mirava ad aumentare l'autonomia delle istituzioni sanitarie rispetto ai mercati asiatici. Per far sì che abbia successo, sarebbero necessari sovvenzioni da parte dello Stato o ordini pubblici strategici" per far fronte alla concorrenza estera. Ma con la pandemia ormai alle spalle, la volontà politica sembra quella di smarcarsi da ulteriori esborsi che, nel nome della prevenzione, possano trasformarsi domani in uno spreco.

Vaccini nel bidone

In quanto a sprechi, del resto, i governi europei devono fare i conti con la montagna di dosi di vaccini anti Covid che stanno finendo giorno dopo giorno nella spazzatura, perché inutilizzati. Il caso più eclatante in Germania, dove il ministero della Salute ha reso noto che 83 milioni di dosi non somministrate sono scadute e quindi sono state smaltite. Il costo totale dello spreco ammonta a 1,6 miliardi di euro. Ma potrebbe essere solo la punta dell'iceberg: lo stesso ministero ha fatto sapere che resta una scorta strategica di 120 milioni di dosi che, con ogni probabilità, dovrebbero fare la stessa fine a breve. Secondo Politico, nel complesso, Berlino avrà gettato nella spazzatura vaccini per 4 miliardi di euro. 

Chiaramente, il problema non riguarda solo la Germania: entro la fine dell'anno, l'Italia dovrebbe raggiungere cifre simili (si parla di 173 milioni di dosi inutilizzate per un costo di 3 miliardi). Lo stesso in Francia, Spagna e Polonia, solo per citare i Paesi europei con la popolazione più ampia (e dunque le scorte maggiori di vaccini). Questi sprechi hanno rilanciato le accuse contro la Commissione europea per i contratti conclusi con le case farmaceutiche, in particolare con Pfizer. Diversi governi hanno pressato Bruxelles per rivedere al ribasso le forniture ancora previste (e dunque da pagare). A maggio, la Commissione ha annunciato di aver trovato un accordo con Pfizer per rimodulare gli acquisti di vaccini. Secondo Politico, in base al nuovo accordo, Pfizer venderà poco più metà delle dosi che i Paesi Ue avrebbero dovuto acquistare entro la fine dell'anno, ossia 260 milioni contro i 450 previsti. 

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