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Sabato, 27 Aprile 2024
La nuova segretaria dem

I migranti e gli scontri con Salvini e M5s: gli anni di Elly Schlein al Parlamento europeo

Eletta nel 2014 tra le fila del Pd, abbandonò il partito un anno dopo in rotta con Renzi. Fu un punto di riferimento per i movimenti della società civile di tutta l'Ue

Ha calcato i corridoi del Parlamento europeo con la stessa foga con cui ha battuto il Paese in questi mesi per conquistare la segreteria del Partito democratico: sempre di corsa, battagliera, capace di dialogare con tutti, ma anche pronta a colpire gli avversari con i suoi interventi da fiume in piena e il sorriso stampato sul volto. Così Elly Schlein si è guadagnata il suo spazio di visibilità in una delegazione dem dove in pochi, tra cui lei, hanno resistito all'attrazione del renzismo imperante, soprattutto nei primi anni del suo mandato, iniziato nel 2014 e finito un lustro dopo. Proprio Matteo Renzi fu la causa del suo addio al Pd, nel 2015. In un lungo post su Facebook citò Tiziano Terzani per spiegare la sua scelta: “Quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è più speranza". Ci sono voluti 8 anni, ma alla fine quella strada in salita l'ha portata alla guida del partito che aveva lasciato "con un fortissimo groppo in gola". Una corsa cominciata proprio tra Strasburgo e Bruxelles.

La riforma di Dublino

Il suo attivismo al Parlamento europeo fu senza dubbio segnato dalle battaglie sui migranti, che la portarono a scontrarsi non solo con Matteo Salvini, all'epoca eurodeputato, ma anche con il Movimento 5 stelle, partito che oggi potrebbe essere un alleato per costruire un'opposizione di sinistra a Giorgia Meloni. Da rappresentante di Possibile, il movimento di Pippo Civati, Schlein lavorò alla riforma del regolamento di Dublino. Era il 2017, e Strasburgo approvò una relazione frutto di un compromesso tra centrosinistra e moderati di centrodestra. Ma Lega e M5s si opposero al testo. 

Lo scontro con Salvini e M5s

Oggetto del contendere era soprattutto la parte della proposta in cui si superava il principio del Paese di primo ingresso, ossia la previsione che di fatto lascia sulle spalle degli Stati Ue dove arrivano i migranti l'onere dell'accoglienza. L'Italia chiede da tempo di modificare questo principio, e il testo del Parlamento europeo, secondo Schlein andava in quella direzione. Salvini e i deputati di Di Maio, però, non erano d'accordo (per opposte ragioni), e definirono una bufala il superamento di Dublino. “Le bufale sono quelle che hanno detto leghisti e grillini nei loro comunicati - raccontò Schlein in una intervista a EuropaToday - Le loro accuse non mi stupiscono. Del resto, i leghisti non si sono mai fatti vedere nel corso dei negoziati. E anche i grillini da tempo hanno diradato le loro apparizioni. Criticano la riforma perché non l’hanno letta, nella migliore delle ipotesi”. La nuova segretaria del Pd fu ancora più dura nei confronti di Salvini, snocciolando, dati alla mano, le assenze del leader del Carroccio nelle riunioni del Parlamento europeo in cui fu discusso il testo.

"Il Movimento 5 stelle - raccontano fonti vicine al M5s - avrebbe voluto una modifica del regolamento di Dublino ancora più sostanziale e radicale, tanto è vero che l’allora eurodeputata Mussolini definì la posizione dei cinque stelle 'più a sinistra della sinistra'. Modifiche al regolamento di Dublino a parte, sono molte le iniziative comuni sul tema immigrazione tra il M5s e schlein, come interrogazioni e firma di emendamenti".

Le battaglie per i diritti

Ma le battaglia di Schlein in Europa non si esaurirono alla questione migranti. Da membro della commissione per lo Sviluppo, è stata per anni un punto di riferimento per il settore della cooperazione internazionale, in Italia come nel resto dell'Ue. Grazie alla sue competenze linguistiche, l'allora esponente di Possibile seppe tessere relazioni non solo con parlamentari di diversi Stati membri (soprattutto con deputati di sinistra e verdi, pur restando all'interno del gruppo dei Socialisti e democratici, la formazione di centrosinistra di cui fa parte il Pd), ma anche con le organizzazioni della società civile che ruotano intorno all'Eurocamera. In linea con questo impegno, Schlein si batté per i diritti delle donne, in particolare contro la violenza di genere, diventando un punto di riferimento per il movimento internazionale #MeToo al Parlamento europeo. Non mancò di promuovere azioni a favore dei diritti delle persone Lgbtq, e presentò, insieme all'attuale presidente del Parlamento Roberta Metsola, una proposta di risoluzione sulla lotta contro l'antisemitismo.

Lotta ai paradisi fiscali

Diritti ma non solo: anche sui temi economici e ambientalisti Schlein è stata tra i deputati più attivi. Il suo contributo maggiore da legislatore europeo è stato senza dubbio il pacchetto di proposte su elusione ed evasione fiscale, che ha curato in prima persona come relatrice. Un testo che contribuì alla creazione della prima lista nera dei paradisi fiscali dell'Unione europea, strumento cardine per il contrasto a questi fenomeni. Schlein non mancò di sottolineare le lacune di questa blacklist: nel 2019, per esempio, firmò un'interrogazione parlamentare in cui chiedeva di inserire anche la Russia nell'elenco. Ma governi e esecutivo Ue fecero orecchie da mercante. Almeno fino al 15 febbraio scorso, quando finalmente Bruxelles si è accorta che anche a Mosca c'è un paradiso fiscale. 

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