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Sabato, 27 Aprile 2024
La polemica / Francia

Chi è la pop-star attaccata dall'estrema destra: "È nera, non può cantare Edith Piaf alle Olimpiadi"

Un gruppo di giovani nazionalisti vuole impedire ad Aya Nakamura, originaria del Mali, di cantare "La vie en rose" ai giochi di Parigi perché non sarebbe abbastanza "francese"

Ha fatto ballare milioni di persone in tutto il mondo col suo pezzo (finora) più celebre, Djadja, ma la pop-star Aya Nakamura si trova ora alle prese con una serie di attacchi, espressamente o velatamente razzisti. A stappare il rigurgito xenofobo sono state le voci secondo cui la cantante francese potrebbe esibirsi alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi cantando "La Vie en Rose", il celebre brano di Édith Piaf diventato il simbolo della musica transalpina. La sola ipotesi ha risvegliato i beceri istinti dell'estrema destra francese, capace di inserire una controversia razziale in uno degli eventi più attesi dagli atleti di tutto il mondo. 

Chi è Aya Nakamura e da dove viene

Aya Nakamura è lo pseudonimo di Aya Coco Danioko, nata a Bamako in Mali e naturalizzata francese. Coi genitori e i quattro fratelli è andata poi a vivere ad Aulnay-sous-Bois, un sobborgo parigino, dove si è formata anche professionalmente. Nel 2014 inizia a pubblicare musica online, utilizzando il suo nome d'arte che trae ispirazione dal personaggio di nome "Hiro Nakamura" della serie Heroes. Il successo internazionale della cantante, che oggi ha 28 anni, è esploso col brano "Djadja", che ha raggiunto quasi un miliardo di stream solo su YouTube. Le sue canzoni sono riuscite a superare, caso piuttosto raro, i ristretti confini transalpini per esplodere nelle orecchie di giovani in tutto il continente europeo ed oltre. Oggi la cantante è riconosciuta  come un'icona della musica pop e rappresenta per molti l'esempio della giovane che dalle banlieu di Parigi riesce ha risalire la china grazie al suo talento. 

Lo striscione dei giovani bianchi di estrema destra

Un percorso poco gradito però agli attivisti di estrema destra per i quali Nakamura non sarebbe idonea a rappresentare la Francia, men che meno eseguendo una canzone di Édith Piaf, reputata un'icona intoccabile della "Francia tradizionale". Glielo hanno fatto sapere con un'immagine postata su X (ex Twitter), in cui tengono uno striscione con un messaggio esplicito: "Non è possibile Aya. Questa è Parigi, non il mercato di Bamako". Il riferimento è alla capitale del Mali, luogo di nascita della cantante. L'azione è stata firmata il 9 marzo dal gruppo Les Natifs (I nativi), che denuncia una "africanizzazione" della cultura francese. Creato nel 2021 e con sede a Parigi, il gruppo avrebbe una sessantina di membri, in maggioranza uomini tra i 20 e i 25 anni, molti dei quali proverrebbero da un'altra formazione politica, Génération Identitaire, sciolta nel 2021.

Secondo la rete BfmTV, uno dei suoi membri avrebbe soprannominato Le Natifs "l'unione dei piccoli bianchi". Alle elezioni presidenziali del 2022 avevano chiesto di votare per Éric Zemmour o per Marine Le Pen, entrambi esponenti dell'estrema destra francese. Sostengono la teoria razzista e di stampo cospirazionista del "grande sostituto", uno dei cavalli di battaglia di Zemmour, invocando la "re-migrazione", cioè l'espulsione degli immigrati "non assimilati". Hanno legami con altri gruppi di estrema destra di Tolosa, Lione e Rouen, alcuni dei quali hanno già subito condanne per violenza razzista. Zemmour stesso è stato condannato per incitamento all'odio razziale. In uno sfogo insensato affermò che "i futuri bambini non votano per il rap, né per la lambada, né per Aya Nakamura: votano per Mozart!". 

Le critiche all'ortografia di Nakamura

La scorsa settimana il Centro nazionale per la lotta contro l'odio online (Pnlh) ha annunciato l'apertura di un'indagine dopo un rapporto della Lega internazionale contro il razzismo e l'antisemitismo (Licra) "che denunciava pubblicazioni di carattere razzista" a danno di Aya Nakamura. Il dibattito si è scatenato sia sui media tradizionali che sui social. Alcuni editorialisti vicini alla destra, pur non essendosi mai occupati di musica, hanno messo in evidenza la debolezza dei testi della cantante. Nei talk show ne hanno enunciato le canzoni, sottolineando l'ortografia non corretta o l'utilizzo di termini gergali. Alcuni esperti di musica hanno invece preso una posizione netta sulla questione. "Se si trattasse di musica, non avremmo nemmeno un dibattito: Nakamura è la più grande pop star francese, punto e basta", ha dichiarato a France24 Olivier Cachin, un influente critico musicale."Ma non è questione di musica. Riguarda il colore della sua pelle. È razzismo, puro e semplice", ha concluso l'esperto. 

La risposta della pop-star ai "razzisti ma non sordi"

Il 10 marzo sui social è arrivata la risposta di Aya Nakamura. "Si può essere razzisti ma non sordi. È questo che ti fa male! Sto diventando un soggetto statale numero 1 nei dibattiti ma cosa vi devo veramente? Niente", ha liquidato la pop-star in riferimento all'azione del gruppo di estrema destra. Oltre a ricevere il sostegno istituzionale di alcuni rappresentanti di governo, al fianco dell'artista si è schierato anche l'ex giocatore della nazionale francese Lilian Thuram. L'attacco alla pop-star sarebbe l'ennesimo dell'estrema destra nei confronti di cantanti di origine straniera o che semplicemente non rispondono ai loro canoni razziali.

"Rapper e cantanti R&B vengono abitualmente usati come capri espiatori in dibattiti che vanno ben oltre le loro persone", hanno sostenuto a France24 Karim Hammou e Marie Sonnette-Manouguian, coautori di un libro che traccia 40 anni di musica hip-hop in Francia. "La vera questione che qui viene sollevata è quella della partecipazione delle persone di origine immigrata alla cultura francese e all'arricchimento della sua lingua e dei suoi modi di espressione". L'episodio non è quindi isolato, ma prende di mira la nuova narrazione di una generazione di artisti che spesso critica l'esperienza coloniale francese in Africa. Una visione che l'estrema destra preferirebbe oscurare o denigrare, visto che questi artisti riescono a raggiungere milioni di persone con i loro brani. Più potenti di qualunque libro di storia.

Le origini di Édith Piaf e il suo ruolo nella Resistenza

La polemica innescata da I Nativi, basata su un'opposizione tra Nakamura e la leggendaria cantante francese protagonista dagli anni '30 ai '60 del XX secolo, rivela un'ignoranza ancora più profonda studiando le origini ed il percorso di Édith Piaf. Prima di frequentare le élites del suo tempo, Piaf proveniva lei stessa da una famiglia umile, col padre contorsionista e la madre artista originaria di Livorno, e allevata i primi anni dalla nonna, che era una ammaestratrice di pulci, cresciuta poi nelle periferie parigine, come Nakamura. La sua musica, prima di essere celebrata dai borghesi odierni, era essenzialmente popolare, cantata dalla Parigi operaia impegnata nella lotta di classe e contro la miseria.

Lei stessa veniva derisa agli inizi della carriera perché inseriva nei suoi testi espressioni gergali dell'epoca, recuperate dai vicoli della capitale transalpina. Nell'opinione pubblica si è discusso a lungo in relazione al suo ruolo nel corso della seconda guerra mondiale, venendo reputata in origine una collaborazionista. Con Parigi occupata dai nazisti, Piaf dovette sottostare alla censura imposta dagli occupanti, ma approfittando del fatto di essere apprezzata dai tedeschi, partecipò clandestinamente a varie azioni della Resistenza, ad esempio impegnandosi a procurare documenti falsi ai suoi connazionali prigionieri nei campi di concentramento in Germania per aiutarli ad evadere. Un impegno che l'estrema destra odierna ignora o sottovaluta per appropriarsi di icone che in fondo non le appartengono.   


 

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