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Domenica, 28 Aprile 2024
Sfida alle multinazionali / Paesi Bassi

Perché in Olanda da 15 giorni migliaia di persone bloccano l’autostrada

Nonostante centinaia di arresti, gli ambientalisti continuano le proteste accusando il governo di versare oltre 30 miliardi di euro l'anno alle industrie fossili

Dal 2 settembre occupano l'autostrada in massa per protestare contro i sussidi fossili. Nonostante arresti e idranti sparati dalla polizia, gli attivisti olandesi di Extinction Rebellion non hanno intenzione di cessare le manifestazioni sull'A12 vicino l'Aia contro il governo dei Paesi Bassi, reo di aver rinnovato e aumentato i finanziamenti alle compagnie petrolifere e minerarie nazionali. Le proteste vanno avanti da mesi, ma nell'ultima quindicina di giorni si sono intensificate e avvengono ormai quotidianamente sempre sulla stessa autostrada nei dintorni della capitale. La polizia continua ad arrestare centinaia di persone ogni volta, ma il flusso di coloro che accorrono non cessa.

Arresti di massa

Il 20 settembre sono stati 138 gli attivisti climatici rimossi dalla A12, nota come Utrechtsebaan. Il 10 settembre la polizia ha impiegato un'ora e mezza per allontanare l'ultimo dei manifestanti scesi in strada a mezzogiorno sulla stessa strada. Quel giorno le forze dell'ordine hanno arrestato più di cinquecento persone. Il 9 settembre oltre 2.400 sono state catturate, con decine di minorenni portati via. Nei comunicati la polizia precisa ogni volta che i manifestanti vengono portati con gli autobus allo stadio Bingoal, ai margini dell'autostrada. Da quel punto alla stragrande maggioranza è permesso tornare a casa, perché gli arresti sono legati a violazioni della legge sulle manifestazioni pubbliche (Public Manifestations Act - Wom), che non prevede di perseguirli. Diversa la situazione per gli attivisti arrestati anche per aggressione e vandalismo. In corso però c'è una stretta repressiva contro gli attivisti ambientali, con la polizia che prova ad arrestare preventivamente quelli più attivi, semplicemente per il fatto di invitare sui social le persone a partecipare alle azioni. "Erano le 7 del mattino quando mia moglie e i miei due figli sono stati svegliati dalla presenza di agenti di polizia alla mia porta", ha raccontato il 45enne Sieger Sloot ad Al Jazeera, dopo che i poliziotti erano entrati in casa nonostante gli fosse stato ripetutamente detto che lui non era presente in quel domicilio. Nonostante i problemi giudiziari, il gruppo non arretra. "Il cambiamento deve avvenire qui, nei Paesi Bassi, uno degli scatenanti della crisi climatica ed ecologica. Entra in azione. Stop ai sussidi fossili!", si legge in un post di Extinction Rebellion Netherlands, che in settimana invitava ad aderire al blocco della A12.

Oltre 30 miliardi di aiuti alle fonti fossili

Al centro delle manifestazioni ci sono i sussidi che i Paesi Bassi destinano alle aziende di fonti energetiche fossili, che ammontano a oltre 30 miliardi di euro l'anno secondo un rapporto pubblicato dal Centro per la ricerca sulle società multinazionali. Gli incentivi sarebbero diretti o indiretti, tramite sgravi fiscali e abbattimento dell'Iva. Analizzando le diverse misure di sostegno, gli attivisti hanno rilevato che il governo arancione spende sei volte di più il denaro dei contribuenti per stimolare i combustibili fossili che per il bilancio nazionale destinato alla politica climatica. Tra le accuse lanciate compare anche quella nei confronti dei "grandi consumatori", cioè le aziende di maggior peso che pagano 100 volte meno tasse per la loro elettricità rispetto alle piccole imprese. Inoltre, rileva il gruppo, i produttori di energia e le raffinerie non pagano le accise se utilizzano carbone o gas naturale.

"I principali inquinatori ricevono quote gratuite di emissioni di Co2", accusano sul sito web gli attivisti, che finora hanno identificato un totale di 31 sussidi per i fossili. Durante le manifestazioni la folla accorsa a sostenere l'iniziativa ha cantato "I mari si stanno alzando e anche noi", ripetendolo a gran voce. "Il cambiamento climatico è una crisi in corso e ne conosciamo la causa ed è ancora sovvenzionato dal nostro governo e deve essere fermato", aveva affermato già a maggio la manifestante Anne Kerevers all'agenzia di stampa francese Afp. Alle proteste di questi mesi si sono unite anche alcune celebrità olandesi, tra cui l'attrice Carice van Houten, nota per il ruolo di Melisandre nella serie tv di successo Il Trono di Spade. Anche lei sarebbe stata arrestata.

Comunità locali devastate

Tra gli obiettivi dei manifestanti c'è quello di offrire "sostegno popolare" in Europa a coloro che si oppongono ai progetti delle industrie fossili occidentali e si trovano nei Paesi del cosiddetto Sud del Mondo. In Uganda, ad esempio, un gruppo noto come Justice Movement Uganda si oppone alla costruzione e all'attivazione dell'East African Crude Oil Pipeline (Eacop), nel cui progetto è coinvolta anche la multinazionale olandese Total Energies. Si tratta di un oleodotto lungo 1445 km, per la cui realizzazione sarebbe necessario sfollare oltre 100mila persone dalle loro abitazioni, minacciando inoltre la sicurezza delle acque e il vulnerabile ecosistema essenziale per il sostentamento delle comunità locali. In termini di emissioni il petrolio trasportato si prevede genererà 34 milioni di tonnellate di anidride carbonica all'anno. Secondo gli attivisti di Extinction Rebellion, sostenere il progetto in Uganda significa finanziare quella che viene ampiamente considerata una "dittatura", pronta a catturare e torturare chiunque si opponga al progetto.

Altro caso è quello della Colombia, dove le aziende occidentali prevedono di aprire nuove miniere di carbone. "Agricoltori locali, leader sindacali e attivisti indigeni continuano a protestare e le loro vite sono incerte: 60 attivisti ambientalisti sono stati uccisi in Colombia l'anno scorso", scrive il gruppo, accusando i Paesi Bassi di importare "carbone sporco di sangue". Nelle scorse settimane nel mirino è finito anche Wopke Hoekstra, politico olandese che è stato nominato dalla Commissione europea alla carica di commissario responsabile dell'azione per il clima, dopo l'addio del socialista Frans Timmermans. Una nomina aspramente criticata a causa del passato di Hoekstra, che per molti anni ha lavorato per la multinazionale petrolifera Shell prima di dedicarsi a tempo pieno alla politica.

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