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Sabato, 27 Aprile 2024
Sfida ambientale

Fast food, con le regole Ue "la plastica torna nei menù"

McDonald's e altre aziende si oppongono al progetto europeo sul riuso, sostenendo che i clienti non restituiscono i bicchieri. Temono di dover ristrutturare i loro ristoranti e lavare le posate

Bicchieri riutilizzabili che "spariscono" dalle catene di ristoranti, nonostante siano stati pagati ben due euro. Se i clienti li restituissero, otterrebbero indietro i soldi versati, ma le persone fanno fatica ad acquisire queste abitudini e li abbandonano o portano a casa. La denuncia arriva dalla catena di fast food McDonald's. L'azienda statunitense, insieme a numerose altre, sta lottando da mesi contro il piano dell'Unione europea sugli imballaggi, che punta al sistema del riuso anziché a quello del riciclo. Se dovesse passare, la nuova strategia di Bruxelles sconvolgerebbe il sistema degli imballaggi e quello di piatti, bicchieri, tazze, posate, adoperato da gran parte delle catene di ristorazione "mordi e fuggi", che si basa ormai ampiamente sui monouso e sul riciclo dei materiali.

Screditare il piano Ue

La Commissione europea mesi fa ha proposto un piano in cui richiede a tutti i ristoranti di adoperare materiali riutilizzabili per servire i pasti ai clienti, incluso il cibo da asporto. Gli esperti sono consapevoli delle difficoltà di generare nuove abitudini nei consumatori, avvisando gli operatori che le prime esperienze con il riutilizzo non risultano promettenti. Le catene di fast food sono impegnate in un'operazione di lobby per screditare il piano e costringere l'esecutivo europeo a rinunciarvi. A dimostrazione, stanno commissionando una serie di ricerche, articoli e pubblicità finalizzate a far mutare idea ai funzionari europei, nonché ai governi e agli eurodeputati. McDonald's sostiene di essersi impegnata per anni a ridurre l'uso di plastica dannosa per l'ambiente nei suoi ristoranti, concentrando i suoi sforzi sugli imballaggi riciclabili. Il piano dell'Ue richiederebbe loro un'inversione di tendenza. "Abbiamo praticamente eliminato la plastica dai nostri ristoranti", ha affermato in un articolo sponsorizzato sul giornale Politico Jon Banner, responsabile globale dell'impatto di McDonald's. "Ora, come risultato del riutilizzo, dovremo finire per reintrodurre la plastica nei nostri ristoranti con l'obiettivo di farla riutilizzare, riutilizzare e riutilizzare".

Bicchieri spariti

McDonald's Corporation sostiene di aver sperimentato l'offerta di bicchieri riutilizzabili in diversi Paesi europei. I risultati non sono stati confortanti. La catena statunitense diffusa a livello mondiale ha evidenziato che molti bicchieri spariscono. In Germania, ad esempio, i clienti che scelgono materiali riutilizzabili pagano un deposito di 2 euro. Solo il 40% delle tazze e dei bicchieri ritorna però ai ristoranti. Ancora peggiori i dati emersi dagli esperimenti nei Paesi Bassi: appena il 25% dei bicchieri ritorna nonostante i clienti versino un deposito di 1 euro. I fast food in questi anni hanno investito in materiali specifici, con McDonald's che sostiene di utilizzare il 94% degli imballaggi dell'azienda a base di fibre, almeno in Europa. Si tratta principalmente di fibre di legno, mentre la plastica è ancora utilizzata nei contenitori per tazze calde e fredde. Banner ha dichiarato che l'azienda sta sviluppando anche una tazza priva di plastica.

Monouso VS riutilizzabili

In base alla ricerca finanziata da McDonald's, in termini ambientali per preferire a quelle monouso le tazze riutilizzabili, queste devono essere riadoperate dalle 50 alle 100 volte. Secondo Banner gli esperimenti suggeriscono ben altra situazione nella vita reale. A preoccupare le grandi catene di ristorazione sono soprattutto i costi di ristrutturazione a cui dovrebbero sottoporsi per affrontare un cambiamento così drastico. Occorrerebbero ad esempio più strutture e dipendenti per lavare i piatti, con un consumo più elevato di acqua e di elettricità. Questo dato, come altri, viene fortemente contestato dalle organizzazioni ambientaliste, in larga parte riunitesi sotto l'ombrello dell'alleanza Rethink Plastic, che chiedono all'Unione europea di insistere sul piano originale. "Per preparare una tazza di caffè monouso sono necessari in media 1,3 litri di acqua, mentre per pulire una tazza riutilizzabile sono necessari solo circa 150 ml di acqua", ha dichiarato a Bloomberg Tatiana Luján, responsabile dei sistemi materiali per ClientEarth, un'organizzazione specializzata in diritto ambientale.

L'arte del lavaggio

Attivisti e responsabili delle organizzazioni si sono ritrovato il 27 settembre davanti al Parlamento europeo per sostenere che l'adozione di contenitori riutilizzabili all'interno di un sistema di riutilizzo ben progettato ha il potenziale di ridurre le emissioni di gas serra per la maggior parte delle opzioni di imballaggio. "Per sbloccare il potenziale del riutilizzo intelligente è necessario creare sistemi che sfruttino la nostra esperienza collettiva di progettazione, ottimizzare i processi dalla progettazione alla restituzione del deposito, abbracciare la logistica inversa e perfezionare l'arte del lavaggio", ha dichiarato in una nota Clarissa Morawski dell'associazione Reloop. A fine agosto è stato pubblicato uno studio, che dimostra i vantaggi dei materiali riutilizzabili anche in un settore complesso come quello del take-away. Nell'ultima versione approvata dal Parlamento europeo, proprio gli obiettivi per gli imballaggi da asporto sono stati eliminati. La proposta continua invece ad includere specifici obblighi per il cibo consumato nei ristoranti a servizio rapido. Per il 24 ottobre è atteso il voto della commissione ambiente del Parlamento europeo, che di solito risulta vincolante per la successiva votazione nel corso della plenaria a Strasburgo. Una volta approvata a maggioranza dagli eurodeputati, il testo rappresenterà la posizione negoziale ufficiale del parlamento, da discutere con la Commissione e gli Stati membri, che ancora non hanno adottato una decisione comune.

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