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Sabato, 27 Aprile 2024
Altro che riciclo

Sarà più difficile (anche per l'Italia) spedire plastica in Paesi che non rispettano l'ambiente

Esportiamo 55mila tonnellate di rifiuti destinati soprattutto in Turchia, Yemen ed Arabia Saudita. Le nuove regole Ue fissano restrizioni e controlli per evitare danni ambientali nei Paesi importatori

L'Italia sarà soggetta a più vincoli e controlli per poter esportare rifiuti all'estero. È questa una delle conseguenze dell'accordo sulle spedizioni di rifiuti trovato nella notte tra il 16 e il 17 novembre tra il Parlamento europeo e il Consiglio. Le nuove norme derivano dalla necessità di una maggiore responsabilità per i loro rifiuti da parte degli Stati membri dell'Ue. Finora di fronte alle sfide ambientali di gestire una grossa mole di rifiuti, gli Stati europei hanno spesso preferito esportarli in Paesi terzi, aggravando in molti casi i problemi ecologici di altri territori nonché falsando i dati europei sul riciclo. L'accordo, che contribuisce all'obiettivo del Green Deal europeo di ridurre l'inquinamento e promuovere l'economia circolare, riguarda in modo particolare lo Stivale. Solo nel 2021, l’Italia ha esportato oltre 290 mila tonnellate di rifiuti in plastica, di cui 43 mila verso Paesi extra-europei. Questi ultimi sono aumentati ad oltre 55 mila tonnellate nel 2022. Andrà capito verso quali Paesi questi viaggi potranno continuare e offrendo quali garanzie.

Restrizioni

In base alle nuove norme sarà vietata l'esportazione di rifiuti di plastica dall'Ue verso Paesi non appartenenti all'Ocse, (Organizzazione internazionale per lo cooperazione e lo sviluppo economico) di cui fanno parte anche Paesi extra-Ue come Turchia, Svizzera e Stati Uniti. Nel medio termine viene comunque lasciata una scappatoia per i Paesi che non aderiscono a questa organizzazione. "Solo se sono soddisfatte rigorose condizioni ambientali, i singoli Paesi possono ricevere tali rifiuti cinque anni dopo l'entrata in vigore delle nuove norme". La norma precisa che "altri rifiuti idonei al riciclaggio saranno esportati dall'Ue verso Paesi non appartenenti all'Ocse solo se questi garantiscono che possano gestirli in modo sostenibile". Per facilitare invece la spedizione di rifiuti destinati al riciclaggio all'interno dell'Ue, vengono introdotte delle procedure digitalizzate. Con il nuovo regolamento Bruxelles si impegna anche a rafforzare la cooperazione nella lotta contro il traffico di rifiuti.

Garanzie

I Paesi esterni all'Ocse che intendano ricevere rifiuti dagli Stati del blocco dei 27 dovranno informare la Commissione europea che sono disposti ad importare questi materiali, garantendo inoltre di avere la capacità di gestirli in modo sostenibile. Per i rifiuti in plastica non sarà consentita alcuna esportazione verso Paesi non appartenenti all'Ocse prima di 2 anni e mezzo dopo l'entrata in vigore della nuova legge, a meno che il Paese terzo non possa soddisfare "condizioni rigorose". L'esecutivo europeo promette inoltre di monitorare le esportazioni di rifiuti verso i paesi Ocse, prendendo provvedimenti nel caso in cui queste creino problemi ambientali nel territorio di destinazione. Tutte le imprese dell'Ue che esportano rifiuti al di fuori del blocco europeo dovranno garantire che gli impianti che ricevono i rifiuti siano sottoposti a un audit indipendente che dimostri una gestione "ecologicamente corretta". Nella visione dell'Ue queste misure contribuiranno a ridurre le esportazioni e a migliorare i dispositivi di economia circolare, affinché i rifiuti possano costituire "una risorsa preziosa" per l'economia. "I rifiuti spediti oltre frontiera, se non adeguatamente controllati e gestiti in modo sostenibile nei paesi di destinazione, possono nuocere alla salute umana e all'ambiente", ha ricordato in una nota la Commissione europea.

Le destinazioni principali

Nel 2022 l'Italia ha esportato i suoi rifiuti in plastica principalmente verso sei destinazioni fuori dall'Ue. Si tratta della Turchia, che ha importato dal Belpaese oltre 18 mila tonnellate di rifiuti in plastica. Seguono l'Arabia Saudita e lo Yemen, entrambi gli Stati con oltre 10 mila tonnellate ciascuno. Poi ci sono Svizzera, Stati Uniti d'America ed Emirati Arabi. Di questi sei Stati il regolamento dovrebbe impattare in modo diretto Arabia Saudita, Yemen ed Emirati Arabi, che non sono membri dell'Ocse. Una volta spediti all’estero teoricamente questi rifiuti sono destinati al riciclo, ma varie organizzazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace e Human Rights Watch, hanno sollevato dubbi sul fatto che questo accada nella maniera corretta, imputando anche all'Italia mancanza di controlli sul loro effettivo smaltimento. Pur essendo un Paese membro dell'Ocse, gli occhi sono puntati anche sulla Turchia, dove varie inchieste hanno dimostrato una cattiva gestione dei rifiuti, nonché l'utilizzo di migranti irregolari per il lavoro di selezione. I rifiuti che non vengono realmente riciclati finiscono in discarica o dispersi nell’ambiente, alimentando un giro di affari illegale che si rivela rischioso per la salute delle persone oltre che per i danni all'ambiente.

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