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Sabato, 27 Aprile 2024
La direttiva

Dalle fogne l'acqua per combattere la siccità: cosa prevede la nuova legge Ue

Via libera alla direttiva sulle acque reflue urbane. Aziende farmaceutiche e cosmetiche pagheranno l'80% dei costi di rimozione delle sostanze inquinanti provenienti dalle loro produzioni

Cambiano le regole sulle acque reflue urbane, soprattutto per quanto riguarda la loro raccolta, il trattamento e lo scarico. I negoziatori di Parlamento e Consiglio hanno trovato l'intesa sulle nuove norme proposte dalla Commissione a ottobre 2022, che prevedono nuovi target per migliorare la qualità delle acque e ridurre l'impatto sull'ambiente. Tra le novità della legge, una direttiva per la precisione, c'è il riutilizzo delle acque (opportunamente depurate) per combattere la siccità. Inoltre, le imprese farmaceutiche e cosmetiche dovranno pagare fino all'80% delle spese per depurare le acque dalle sostanze inquinanti derivanti dalle loro produzioni. 

La direttiva prevede degli obiettivi di trattamento delle acque reflue scaglionati sia temporalmente sia in base alla grandezza dei centri urbani. Per cominciare, andrà esteso il trattamento secondario (cioè la rimozione della materia organica biodegradabile dalle acque urbane prima che queste vengano scaricate nell'ambiente) a tutti i centri abitati con almeno 1000 abitanti equivalenti (a.e.) entro il 2035. Fino ad oggi, questa soglia era fissata a 2000 a.e.

Il 2039 segna poi la deadline per garantire l'applicazione del trattamento terziario (la rimozione ulteriore di azoto e fosforo) cui dovranno sottostare tutti gli impianti che servono almeno 150mila a.e., mentre entro il 2045 questo metodo andrà adottato da tutti gli impianti che coprono almeno 10mila a.e. A partire da quest'ultima data, gli impianti che servono 10mila a.e. o più dovranno garantire anche il trattamento quaternario, che prevede la rimozione di un più ampio spettro di microinquinanti. 

Migliora con le nuove norme anche il monitoraggio delle acque reflue, che ora dovrà includere la ricerca di altri agenti patogeni (ad esempio il virus della SARS-CoV-2 e le sue varianti, i virus influenzali e il poliovirus) o inquinanti, compresi i cosiddetti inquinanti perenni (o "sostanze chimiche per sempre", cioè i PFAS (per- e polifluoroalchiliche), e le microplastiche. La resistenza antimicrobica sarà inoltre monitorata nelle acque reflue degli agglomerati superiori ai 100mila a.e.

Il testo concordato indica inoltre degli obiettivi di neutralità energetica, per cui gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane dovranno aumentare progressivamente la quota di energia derivante ogni anno da fonti rinnovabili: 20% entro la fine del decennio, 40% entro il 2035, 70% entro il 2040 per arrivare al 100% nel 2045. 

Le nuove norme impongono agli Stati membri di promuovere, ove opportuno, il riutilizzo delle acque reflue trattate provenienti da tutti gli impianti di trattamento, soprattutto nelle aree a stress idrico. Per dare concreta attuazione al principio alla base del Green deal per cui "chi inquina paga", poi, la nuova direttiva introduce infine la responsabilità estesa del produttore (Epr dall'acronimo inglese) per cosmetici e medicinali destinati all'uso umano: le aziende di questi settori dovranno coprire per almeno l'80% i costi di rimozione dei microinquinanti provenienti dalle loro produzioni, mentre il restante 20% arriverà da finanziamenti nazionali. 

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