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Sabato, 27 Aprile 2024
Boom del commercio illegale

Arrivano nuove regole per cani e gatti

Da Bruxelles stretta su allevamenti e vendite online. Database nazionali, standard minimi sulla tracciabilità e microchip obbligatorio tra le nuove regole della Commissione per stroncare il traffico

Il commercio illegale di cani e gatti in Europa è in crescita, e rappresenta un giro d'affari di milioni di euro. Lo rivela un rapporto della Commissione europea, che ha annunciato una serie di nuove misure per affrontare il fenomeno: da standard minimi validi in tutti i Paesi membri sugli allevamenti, alla formazione obbligatoria di chi lavora nel settore, passando per il rafforzamento della tracciabilità delle vendite, in particolare quelle online.

Pochi controlli e multe blande

La popolazione totale di cani nei Ventisette è di quasi 73 milioni di esemplari, contro 83,6 milioni di gatti: sono un cane ogni 6 persone e un gatto ogni 6. Il 44% dei cittadini europei possiede almeno un animale domestico e, come ci si aspetterebbe, oltre il 90% di questi animali sono cani e gatti. A livello economico, il commercio di questi amici a quattro zampe vale circa 1,3 miliardi di euro all’anno (escludendo quindi le adozioni “gratuite”, ad esempio quelle dei trovatelli nei canili e gattili). Di questo volume di compravendita, il 60% si realizza online, rendendo più complesso il tracciamento degli animali per verificarne non solo l’origine ma anche lo stato di salute.

La domanda crescente di cani e gatti e la natura lucrativa del mercato producono dei forti incentivi per venditori illegali e truffatori, che del resto sono incoraggiati anche dagli scarsi controlli, dalle multe relativamente blande e dalla facilità con cui possono reperire animali da rivendere, spiega il rapporto della Commissione. Il commercio illegale di animali domestici comporta poi una serie di rischi per la salute e il benessere dei cani e gatti: gli animali vengono spesso importati da Paesi extra-Ue (soprattutto Bielorussia, Russia, Serbia e Turchia), dove gli standard di benessere animale sono molto inferiori rispetto a quelli Ue, e dove vengono allevati e tenuti in pessime condizioni igienico-sanitarie. Molto spesso i trasporti di animali sono camuffati come “non commerciali” per aggirare gli obblighi legali che ne conseguono, i documenti vengono contraffatti e vengono fornite informazioni false sullo stato di vaccinazione degli esemplari trasportati. Ma anche all’interno dell'Unione esistono diverse strutture dove cani e gatti vengono mantenuti in condizioni pessime, trascurati e maltrattati, venduti troppo giovani o privati degli interventi medici adeguati.

E non si tratta solo della sofferenza animale: questo traffico illegale causa un danno erariale in termini di mancato gettito fiscale, crea una situazione di concorrenza sleale per allevatori e rivenditori che operano in linea con le regole del settore, e genera infine anche ansie e ulteriori spese per chi compra esemplari con problemi di salute e comportamentali, che ovviamente non vengono adeguatamente segnalati. Senza contare il rischio di diffusione di malattie contagiose anche per l’uomo come la rabbia, creando potenziali problemi di salute pubblica.

A oggi, il quadro normativo Ue regola solo un limitato numero di casi, come ad esempio quelli di cani e gatti destinati a scopi scientifici e a quelli trasportati per scopi commerciali, e comprende misure per prevenire la diffusione di malattie. Anche in questo ambito, poi, le legislazioni degli Stati membri variano notevolmente, con il risultato che da un Paese all’altro le regole sull’identificazione degli esemplari, la registrazione degli allevamenti e i limiti di età per allevare un cane o un gatto.

Le nuove norme

Nel tentativo di fare dei passi avanti, la Commissione ha proposto una serie di norme per armonizzare gli standard minimi dei Ventisette sul benessere di cani e gatti, focalizzandosi soprattutto sul benessere di questi animali nelle fasi di allevamento e vendita. Tra le misure identificate ci sono innanzitutto quelle sul welfare: obbligo di spazi minimi negli allevamenti, divieto di usare gabbie, accesso a luce naturale e a spazi all'aperto, limiti alle temperature negli alloggi e requisiti sui cibi somministrati agli animali. Sono previsti anche limiti alla riproduzione (ad esempio riguardo alla frequenza della stessa e un'età minima per gli animali) e il divieto della consanguineità, così come quello di mutilazioni dolorose (salvo quelle effettuate per motivazioni veterinarie).

Un'altra priorità dell’esecutivo comunitario riguarda la tracciabilità degli animali, che si dovrebbe tradurre in maggiore trasparenza per i potenziali padroni. Gli stabilimenti di allevamento dovranno essere autorizzati dalle autorità, gli esemplari dovranno avere un microchip e verranno registrati in un database nazionale che comunicherà con quelli degli altri Stati membri. Gli acquirenti dovranno in qualunque momento essere in grado di risalire all’origine, all'identificazione e alla registrazione del loro animale domestico. Una maggiore tracciabilità dovrebbe quindi consentire un monitoraggio più efficace per quello che riguarda l’allevamento, il commercio e gli spostamenti degli animali, incluse ovviamente le importazioni da Paesi extra-Ue.

Le regole e i requisiti descritti fin qui si dovrebbero applicare solo a cani e gatti tenuti da allevatori, venditori, negozi specializzati e rifugi. Chi detiene un numero molto limitato di animali verrà esentato dalle nuove norme, ma se vuole trasferire un animale a qualcun altro dovrà comunque assicurarsi che sia dotato di microchip ai fini della tracciabilità (tranne nel caso in cui la fornitura sia solo occasionale e attraverso mezzi diversi da quelli online).

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