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Sabato, 27 Aprile 2024
"Decisione definitiva" / Francia

La Francia conferma il "no" all'estradizione dei terroristi italiani

Il figlio di una vittima: "Sono dei disgraziati"

La Francia ha confermato il "no" all’estradizione di 10 ex terroristi italiani di estrema sinistra rifugiati da anni a Parigi e arrestati nell’aprile del 2021 nell’ambito dell’operazione Ombre rosse. Tra questi ci sono sei ex militanti delle Brigate rosse ed ex esponenti di Lotta Continua.

"La Corte di Cassazione - si legge nel dispositivo annunciato oggi a Parigi - respinge i ricorsi presentati dal procuratore generale contro le decisioni della Corte d'Appello, ritenendo che i motivi addotti dai giudici, che discendono dal loro apprezzamento sovrano, sono sufficienti. Il parere - conclude - è definitivo".

Chi sono i 10 ex terroristi italiani

La Cassazione francese ha confermato il rifiuto della Francia all'estradizione dei 10 ex Br condannati per atti di terrorismo in Italia negli anni di piombo (tra i '70 e i primi anni '80): 8 uomini e 2 donne. Tra questi l'ex di Lotta Continua, Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni per l'omicidio del commissario Calabresi e sei ex delle Br, tra cui Marina Petrella, condannata per l'omicidio del generale Galvaligi, e Roberta Cappelli, condannata all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all'incolumità.

Gli altri ex militanti delle Br sono Giovanni Alimonti, accusato del tentato omicidio di un vicedirigente della Digos; Sergio Tornaghi, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Renato Briano, direttore generale della Ercole Marelli; Maurizio Di Marzio condannato a 5 anni per tentato sequestro dell'ex dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone; Enzo Calvitti condannato a 18 anni per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi. Ci sono poi Raffaele Ventura, condannato a 20 anni per concorso morale nell'omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra; Luigi Bergamin, condannato a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio; Narciso Manenti, condannato all'ergastolo per l'omicidio aggravato dell'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri.

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Il ricorso in Cassazione

L’anno scorso il tribunale francese aveva già negato l'estradizione chiesta dall'Italia motivando il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. In particolare, il procedimento in contumacia come previsto in Italia violerebbe l'articolo 6. In quell’occasione, però, il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva dichiarato che "quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia".

Mario Calabresi, giornalista e figlio del commissario, aveva commentato: "Nella vita si può cambiare, queste persone lo avranno certamente fatto, e così si può diventare degli ex terroristi, ma non si può pensare che il tempo possa cancellare la responsabilità o la colpa di aver tolto la vita ad un altro uomo".

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No della Cassazione francese all'estradizione: le reazioni

"È una vergogna che non ha fondamento giuridico - ha commentato Roberto Della Rocca, uno dei sopravvissuti agli attentati delle Brigate rosse e presidente dell'Associazione nazionale vittime del terrorismo -. Io e la mia associazione facciamo appello al ministro Nordio affinché la giustizia italiana intervenga. E chiedo alla Francia: se fosse successa la stessa cosa al contrario con le vittime del Bataclan?".

"Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone", ha dichiarato Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1997 in Veneto ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti, dopo aver appreso la notizia del rifiuto. "Qual è la mia reazione...? sono dei disgraziati, perchè non c'è giustizia così!. È tuttavia una decisione che ci aspettavamo dalla Francia".

"Ormai sono passati più di 47 anni, la pena in sé mi interessa fino a un certo punto - ha detto Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978 -. Trovo anche giusto ciò che ha fatto la Cassazione francese. Bisogna ragionare nei termini di restituire un po' di verità sulle vicende: la vera partita non è l'estradizione quanto misurare se queste dieci persone daranno un contributo per capire quanto è successo in quegli anni".

"Cosa dovevano fare? Portare in Italia una persona di 75 anni per rieducarla? Una persona che da 50 anni vive in Francia e che conduce una vita del tutto diversa". Così ha risposto all'Ansa l'avvocato Giovanni Ceola, legale italiano di Luigi Bergamin. "Valuto positivamente questa decisione, ce l'aspettavamo, è un esito scontato".

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