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Venerdì, 26 Aprile 2024
Droga e conflitti

La scia di sangue e cocaina che dall'Ecuador porta in Europa

Dal Paese sudamericano arriva un quarto della polvere bianca consumata dagli europei. Il conflitto a Quito e il patto tra gang ecuadoregne, mafia albanese e 'ndrangheta preoccupano l'Europol: "Monitoriamo ricadute su sicurezza europea"

Quando lo scorso agosto le autorità spagnole fecero irruzione nei container del porto di Algeciras appena arrivati dal Sudamerica, si trovarono di fronte qualcosa di straordinario: tra i carichi di banane c'erano dei sacchi marchiati con una svastica e la scritta "Hitler". All'interno di essi, ben 9,5 tonnellate di cocaina, la quantità più grande mai sequestrata in Spagna. La droga proveniva da Guayaquil, la città portuale dell'Ecuador, la stessa da cui questa settimana è partito il "conflitto armato interno" tra Stato e cartelli della droga che sta insanguinando il Paese sudamericano. 

La provenienza non ha stupito magistrati e poliziotti europei che lottano contro la criminalità organizzata: da alcuni anni, l'Ecuador è diventato la principale base logistica dei flussi di cocaina che arrivano da oltreoceano. Nel 2023, altri carichi con sacchi marchiati con la svastica sono stati intercettati mentre cercavano di raggiungere i porti europei.

La base logistica dell'Ecuador

Sulla base dei sequestri effettuati dalle autorità ecuadoregne, scrive l'Ufficio su droga e crimine dell'Onu (Unodc) nel suo ultimo rapporto, la proporzione di cocaina destinata all'Europa è aumentata dal 9% nel 2019 al 33% nel 2021. E oggi rappresenterebbe un quarto di tutta la coca venduta nell'Ue. 

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Ad alimentare questa crescita sono stati diversi fattori, non ultimo il boom di consumi nell'Ue. Stando all'Osservatorio europeo sulle droghe e sulle tossicodipendenze (Emcdda), oltre 3,5 milioni di europei fanno un uso regolare della polvere bianca. Di questi, oltre 2 milioni sono under 34. Venti anni fa, i consumatori era quattro volte meno.

Europa inondata di cocaina

Inevitabile che, in parallelo, siano aumentate le forniture. Per capire la dimensione del fenomeno, si possono guardare i sequestri: dal 2017 a oggi, sostiene l'Emcdda, la quantità di cocaina intercettata dalla polizia e dai funzionari doganali dell'Ue è cresciuta di anno in anno. Nel 2021, l'anno più recente per il quale sono disponibili dati completi, erano 303 tonnellate, cinque volte di più rispetto a dieci anni fa. "Quello a cui stiamo assistendo è un tentativo concertato e continuo di inondare l'Europa di cocaina. È un mercato in espansione e non mostra segni di rallentamento", dice l'Emcdda.

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A rendere l'Europa così attrattiva non è solo l'aumento dei clienti, ma anche il fatto che il mercato Usa è saturo e offre margini di guadagno inferiori a quelli Ue. Un chilo di cocaina comprato per 1.000 dollari in Sudamerica vale più di 35.000 euro non appena sbarca in Europa, e il suo valore raddoppia quando poi viene distribuito nelle strade generando un giro d'affari che, secondo l'Europol, supera i 10 miliardi di euro all'anno.

Il patto atlantico delle mafie 

Un business del genere ha avuto impatti notevoli per la sicurezza e la stabilità in entrambe le sponde dell'Atlantico. Sempre secondo l'Unodc, la coltivazione di foglie di coca in Bolivia, Colombia e Perù è in aumento dal 2014, ed è aumentata del 35% dal 2020 al 2021. La produzione in eccesso è finita per invadere l'Ecuador, che si trova da sempre in una posizione strategica per le spedizioni dei carichi di coca, e che, complice l'instabilità politica e l'aumento della povertà registrato nell'ultimo decennio, è diventato una via di sbocco fondamentale per diversificare le rotte verso l'Europa.

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Lo hanno capito subito le organizzazioni criminali europee che hanno il controllo della logistica tra i due continenti, in particolare la mafia albanese e la 'ndrangheta (un ruolo lo ha anche la camorra). "Trafficanti dai Balcani e membri dei gruppi criminali italiano si sono stabiliti in Ecuador per creare catene di rifornimento per i mercati europei", scrive l'Emcdda nel suo ultimo rapporto. Le mafie europee sono penetrate "nel sistema carcerario" dell'Ecuador "e hanno costruito alleanze con le bande locali" come Los Choneros, Los Tiguerones e Los Templados. Non stupisce che il conflitto nel Paese sudamericano sia partito proprio dalle prigioni. 

Il contagio dell'insicurezza

La saldatura tra mafie europee e sudamericane ha portato a una crisi della sicurezza su entrambe le sponde: in Ecuador il tasso di omicidi è oggi il secondo più alto del Sudamerica, dietro solo al Venezuela. Nel 2022 si sono registrati 13 omicidi al giorno. E nel 2023 la situazione è ulteriormente peggiorata, con un tasso che è salito a 17 omicidi al giorno. In Europa, la crescita dei flussi ha dato "lavoro" a un esercito stimato in 100mila persone, favorendo la crescita di gruppi criminali di origine africana, maghrebina e turca. Omicidi, torture e attentati legati al traffico di droga sono aumentati un po' ovunque nell'Ue, in particolare in Olanda, Belgio e Francia. È come se la violenza si contagi da una sponda all'altra dell'Atlantico. E lo scoppio del conflitto in Ecuador ha alzato il livello d'allerta delle forze dell'ordine europee: "Stiamo monitorando attentamente gli sviluppi in Ecuador per anticipare ogni possibile effetto di ricaduta sul panorama della sicurezza europea", dice Claire Georges, portavoce dell'Europol, a Europa Today.

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Gli occhi delle autorità europee sono puntati soprattutto sui porti. "L'Ecuador è uno dei principali hub di transito per la cocaina contrabbandata in container marittimi dal Sudamerica ai porti europei, in particolare Anversa e Rotterdam - dice ancora Georges - Per affrontare questo problema, nell'ottobre dello scorso anno Europol ha firmato un accordo di lavoro con la Repubblica dell'Ecuador, che consente la cooperazione diretta tra le forze dell'ordine europee e le controparti ecuadoriane. Fino ad allora la cooperazione avveniva per lo più a livello bilaterale", ossia tra Quito e i singoli governi europei.

Ma non ci sono solo Rotterdam e Anversa: la diversificazione dei luoghi di sbarco è una strategia centrale per il business dei trafficanti. Di recente, la Commissione europea ha stilato un elenco di porti a rischio su cui concentrare una serie di azioni di contrasto e prevenzione: ci sono gli scali spagnoli di Valencia e Algeciras, quello tedesco di Amburgo, ma anche quelli italiani di Gioia Tauro e Livorno.   


 

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