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Domenica, 28 Aprile 2024
Il caso / Ungheria

Orban si impunta sui soldi all'Ucraina (e inguaia Meloni)

Il premier ungherese ha dato il via libera ai negoziati di adesione ma ha messo il veto sui 50 miliardi per Kiev, bloccando la revisione del bilancio Ue, da cui l'Italia spera di ottenere più fondi per i migranti

In Europa si è cantato vittoria troppo in fretta. Dopo il via libera all'Ucraina per l'inizio dei negoziati di adesione, ci si era illusi che anche la partita dei soldi a Kiev sarebbe stata in discesa. Ma se Viktor Orban alla fine ha scelto di togliere il veto sulla decisione più importante, almeno dal punto di vista simbolico, il magiaro ha però deciso di puntare i piedi su quella più fondamentale dal punto di vista pratico: il via libera a 50 miliardi di euro per l'Ucraina. Si tratta di soldi che sono fondamentali per permettere al Paese guidato da Volodymyr Zelensky di portare avanti lo sforzo bellico contro la Russia di Vladimir Putin.

Soldi che diventano ancora più importanti dopo i ripetuti fallimenti del Congresso Usa nell'approvare un pacchetto di aiuti da 60 miliardi di dollari proposto da Joe Biden. I deputati statunitensi, stanchi di sostenere finanziariamente l'Ucraina, hanno approvato solo la somma molto più piccola di 300 milioni di dollari. Briciole, mentre i negoziati sul pacchetto più grande si trascinano all'infinito. A Bruxelles le discussioni sulla revisione del Quadro finanziario pluriennale (Qfp), il bilancio dell'Unione europea, sono state quindi rimandate a un nuovo Consiglio europeo straordinario che si terrà il prossimo gennaio. E per Giorgia Meloni non è una buona notizia, visto che l'Italia sta lavorando da settimane per ottenere più risorse per la gestione dell'immigrazione, e ora si trova con la partita bloccata a causa di quello che dovrebbe essere un alleato della premier, il conservatore Orban.

Al bar con Scholz e Macron, il nuovo volto di Meloni la 'diplomatica'

Il nuovo volto diplomatico della leader di Fratelli d'Italia non è bastato (come spesso succede in Europa), a facilitare la partita. La discussione notturna al bar con il francese Emmanuel Macron e il tedesco Olaf Scholz, sarà servito sicuramente a smussare gli angoli delle loro differenze, ma non ha portato certo i risultati concreti sperati. Almeno nell'immediato. Nella proposta di compromesso sulla revisione di medio termine Qfp 2021-27 concordata da 26 leader nel Consiglio europeo e bloccata dal veto dell'Ungheria, si prevede l'assegnazione di 9,6 miliardi di euro al capitolo migrazioni e dimensione esterna (quello che interessa all'Italia) e di 1,5 miliardi per Step (Strategic Technologies for Europe Platform), il programma che è quanto resta del progetto della Commissione europea di creare un fondo sovrano Ue, prima annunciato e poi abbandonato.

Per gli aiuti all'Ucraina si prevedono 50 miliardi di euro, 17 dei quali trasferimenti e 33 di prestiti. In tutto si tratta di 64,6 miliardi aggiuntivi per il Fondo all'Ucraina, dei quali 31,6 in trasferimenti e 33 in prestiti. Per arrivare a concedere questi soldi 10,6 miliardi dovrebbero essere presi dalle riallocazioni all'interno del bilancio attuale, cioè prendendoli da voci di spesa su altri capitoli già esistenti, e 21 miliardi sono risorse fresche, che dovrebbero essere messe dagli Stati. E qui Orban dice di no, sostenendo che se i Paesi europei vogliono aiutare Kiev sono liberi di farlo, ma non con i soldi comuni. Anche perché, sostiene, sono gli stessi soldi che a lui è impedito di utilizzare, avendo Budapest 20 miliardi di finanziamenti per la Coesione congelati per le accuse di violazione dello Stato di diritto. "Non capiamo perché non possiamo avere accesso a questi soldi", ha affermato Balázs Orbán, consigliere politico del premier Orban, parlando con i giornalisti a margine del Summit Ue.

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Il consigliere ha spiegato che la discussione sui fondi dell'Ungheria congelati (la cui decisione spetta alla Commissione) e quella sulla revisione di bilancio (che spetta agli Stati) sono collegate per Budapest. "Dobbiamo vedere se c'è apertura da parte della Commissione e da parte del leader a Bruxelles per risolvere il problema ungherese. Se saranno aperti a risolverlo, allora il prossimo Consiglio europeo non sarà un fallimento", ha detto chiaramente. Il tutto fermo restando che eventuali soldi all'Ucraina non devono essere presi dal bilancio comune. "Se si vuole fare qualcosa al di fuori del bilancio, le opportunità sono aperte", ha detto chiaramente Balázs Orbán.

Capitolo a parte (ma non troppo), riguarda la riforma del Patto di Stabilità. Tecnicamente la questione non è direttamente collegata alla revisione di bilancio, ma dal punto di vista delle trattative in parte sì. La settimana prossima dovrebbe tenersi un Ecofin straordinario in modalità virtuale, con la speranza di chiudere la partita durante la presidenza spagnola, ma ormai non ci sono più certezze a Bruxelles. La Germania e gli altri 'austeri', insistono su regole più severe per i Paesi altamente indebitati (come l'Italia), imponendo loro di tagliare i deficit annuali a un ritmo più veloce. La Francia, Italia e altri Paesi del Sud chiedono maggiore flessibilità. La questione è complicata, e non basterà un caffè al bar dell'hotel Amigo per risolverla.

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