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Domenica, 28 Aprile 2024
Trionfa la destra / Grecia

Chi sono gli "Spartani" neo-nazisti entrati in Parlamento

Vittoria schiacciante dei popolari di Nuova democrazia, che superano di venti punti la sinistra di Syriza. Inaspettato 4,7% di voti per gli eredi di Alba dorata, la formazione sciolta in tribunale per l'uso della violenza in strada

Un vantaggio di 24 punti offre a Nuova Democrazia la garanzia di poter governare (ancora) la Grecia con una maggioranza netta. Le elezioni appena concluse in Grecia offrono un esito chiaro e senza appello: la destra ha vinto, in tutte le sue declinazioni. Il partito popolare guidato da Kyriakos Mitsokatis, già al potere dal 2019 al 25 maggio scorso, promette di realizzare un ambizioso programma di riforme dopo la vittoria schiacciante di ieri, domenica 25 giugno. Sprofonda invece la sinistra targata Alexis Tsipras. Il suo Syriza ha ottenuto solo il 17% di voti. Il dato più preoccupante è l'ingresso in Parlamento degli "Spartans", formazione politica di ultradestra con connessioni neo-naziste, che ha ottenuto la benedizione (e i candidati) del leader dell'ormai sciolto partito Alba Dorata, condannato per l'uso della violenza "squadrista" in strada. Altro vincitore è stato sicuramente l'astensionismo, con l'affluenza alle urne che ha toccato un minimo storico: ben il 47,18% degli elettori ha scelto di non votare, il più alto tasso dalla caduta della giunta militare nel 1974, se non prima.

Trionfo a destra

"Il popolo ci ha dato una maggioranza sicura", ha detto Mitsokatis in un discorso televisivo a seguito della schiacciante vittoria alle elezioni di domenica. Con oltre il 96% delle schede contate, il partito Nuova Democrazia ha ottenuto il 40,5% dei voti, che equivalgono a 158 seggi nel Parlamento di Atene sui 300 disponibili, grazie a una riforma elettorale che assicura un premio di maggioranza tra i 25 e i 50 seggi al partito vincitore, a seconda della sua performance, il che rende più facile per un partito ottenere più dei 151 seggi richiesti per formare un governo. "Le grandi riforme andranno avanti con rapidità", ha promesso il politico. I Greci si erano recati alle urne già il mese scorso, ma i risultati non avevano consentito ad alcun partito di ottenere una maggioranza assoluta necessaria per governare il Paese, essendo in vigore ancora la vecchia legge elettorale. Da qui la scelta di tornare al voto, che si è dimostrata vincente per Nuova Democrazia.

Mitsotakis, 55 anni, è un leader di stampo liberale, molto orientato al business. Esperto di finanza, con esperienze di studio e lavoro ad Harvard, Stanford e Londra, il primo ministro è il rampollo di una dinastia politica. Suo padre Konstantinos era stato primo ministro all'inizio degli anni '90. Nuova democrazia raccoglie posizioni che spaziano dall'ultra-nazionalimo ad un liberismo moderato. L'obiettivo di Mitsotakis è quello di smantellare quello che rimane di "pubblico" nel Paese, completare le privatizzazioni selvagge e contestare le politiche di accoglienza dei migranti, come già fatto negli anni scorsi al potere.

Gli sconfitti

Mentre scene di giubilo si svolgevano davanti alla sede del partito di centro-destra, sul principale partito di sinistra calava l'ombra di una sonora sconfitta. Syriza si è fermata al 17,8% dei voti. Un risultato peggiore del 20% ottenuto a maggio e un durissimo colpo per il leader Tsipras, che ha rimesso il suo destino nelle mani del partito. "Abbiamo subito una grave sconfitta elettorale. Ma credo che il risultato elettorale sia principalmente negativo per la società e per la democrazia", ha affermato, in riferimento al fatto che ben tre piccoli partiti di estrema destra hanno ottenuto abbastanza voti per entrare in Parlamento.

I socialdemocratici di Pasok sono arrivati terzi con l'11,9%, mentre il Partito comunista della Grecia (Kke) ha raccolto il 7,6%. Entrambi i partiti hanno in questo caso migliorato le prestazioni del mese scorso. Resta invece fuori dal Parlamento MeRA 25, fondato da Yanis Varoufakis, l'ex ministro delle finanze di Syriza che ai tempi del governo si oppose alla Troika, e che si è detto amareggiato del fatto che gli anni di lotta all'austerità non si siano trasformati in un movimento progressista capace di guidare il Paese e arginare la violenza della destra.

Il tempo degli Spartani

I dati elettorali dimostrano ancora una volta come la Grecia sia un laboratorio politico dell'estrema destra, che spazia dal nazionalismo, al razzismo fino a raggiungere rigurgiti neo-nazisti. Il risultato più inquietante è quello ottenuto dal partito Spartans, che ha raggiunto il 4,7% soprattutto grazie al sostegno di Ilias Kasidiaris, un ex membro di spicco di Alba Dorata, un partito di origini neonaziste catalogato dalla giustizia greca come "criminale" a causa dei molteplici e violenti attacchi di strada eseguiti dai suoi membri. Kasidiaris, che sta scontando una pena detentiva di 13 anni e sei mesi per appartenenza a un'organizzazione criminale, ha chiesto al suo "popolo" di concentrare i voti su Spartans.

Autorizzato a candidarsi solo tre settimane fa, questo partito è stato fondato da Vasilis Stigkas. Un volto non proprio nuovo di zecca della politica greca. Alla fine degli anni '80, Stigkas si unì per alcuni anni proprio a Nuova Democrazia, quando Konstantinos Mitstotakis (padre di Kyriakos) era primo ministro. Dopo frequenti insoddisfazioni, il politico di destra si è inserito in varie formazioni, da Primavera politica al partito Laos. Nel 2017 ha fondato Spartans, una formazione che si definisce sostenitrice della “destra patriottica popolare”, fondata sul trittico "patria-religione-famiglia" e portatrice del "sano nazionalismo greco".

Il partito si autodefinisce anche come "il braccio di ferro e il vero baluardo che porrà fine al declino e alla svendita della Grecia e dei cittadini greci". Dietro questa facciata di nume tutelare dei valori greci, gli analisti svelano la natura ultra-nazionalista e ultra-conservatrice della formazione. Su Youtube Stigkas ha creato un canale in cui ha intervistato varie personalità politiche della Grecia. In questo contesto ha ospitato uno spettacolo settimanale a sostegno del partito neonazista Coscienza popolare nazionale.

Dietro c'è Alba dorata

Dopo varie coalizioni negli anni scorsi con altre formazioni "patriottiche", l'8 giugno 2023 il partito Spartans è stato autorizzato a partecipare alle elezioni legislative dalla Corte Suprema della Grecia, da cui invece è stato escluso il Partito Nazionale – Greci di Ilias Kasidiaris, ex leader di Alba dorata. A quel punto Kasidiaris ha annunciato il suo "pieno sostegno" al partito di Stigkas. Secondo media ed esperti dell'estrema destra dietro Spartans c'è semplicemente Alba Dorata. Almeno dieci membri e politici del Partito Nazionale – Greci, tra cui uno degli avvocati di Kasidiaris, erano nelle liste elettorali degli Spartani.

Stigkas aveva nel recente passato sostenuto apertamente il partito Elasyn, fondato dal neonazista condannato Ioannis Lagos, che a sua volta ha aderito al Partito Nazionale – Greci. Nella sua prima dichiarazione pubblica dopo le elezioni, Stigkas ha ringraziato apertamente Kasidiaris per "essere il carburante che ci ha spinto a entrare in parlamento". Nell'arco dell'estrema-destra al successo di Spartans va aggiunto il 4,5% raccolto dal partito filo-russo e ultra-nazionalista Greek Solution. Dulcis in fundo, nel quadro si è aggiunta Niki, una forza religiosa e conservatrice, nata per contestare il voto di maggio, che ha ottenuto il 3,7%.

Nuovi equilibri

Nonostante le pesanti contestazioni subite sia a seguito di un grave incidente ferroviario che a causa di un drammatico naufragio di migranti al largo delle coste greche nel Mare Egeo, Mitsokatis ha incassato una vittoria schiacciante. Tale da poter influire anche sugli equilibri a Bruxelles, dato che Nuova democrazia si configurerebbe al momento come il partito più forte a livello nazionale all'interno del gruppo del Partito popolare europeo (Ppe). Se alle prossime elezioni europee di maggio 2024 riuscirà a bissare il successo nazionale, Mitsokatis potrà esercitare una forte influenza anche sullo spettro di centro-destra europeo, provando a spostare il Ppe verso posizioni nazionaliste e sovraniste molto più prossime a quelle dell'estrema destra del gruppo Identità e democrazia.

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