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Sabato, 27 Aprile 2024
Alle origini della crisi

Gli aiuti Ue per l'agricoltura a consorzi e grandi società: ai piccoli contadini solo briciole

Coi fondi della Pac l'Unione europea sostiene oltre sei milioni di agricoltori, che ricevono in gran parte poche migliaia di euro. Ai maxi consorzi già leader del mercato vanno invece milioni di euro

Tanti soldi europei in poche mani. Gli agricoltori scesi in piazza in queste settimane lamentano tra i vari problemi la questione della redistribuzione dei sussidi della Politica agricola comune (Pac) forniti dall'Unione europea. Una dotazione importante, che Bruxelles garantisce al settore rurale per sostenere redditi spesso più bassi rispetto alla media di altri settori e per tenere in vita grandi e piccole aziende agricole, evitando che vengano schiacciate dalla concorrenza dei produttori di altri Paesi. I beneficiari totali sono quasi sette milioni, ma alla maggioranza arrivano spiccioli per la sopravvivenza, mentre un numero esiguo di maxi-consorzi e cooperative assorbe gran parte dei soldi. Le grandi confederazioni agricole ne parlano poco, perché in vari casi i loro esponenti di vertice sono alla guida proprio delle realtà che ricevono di più.

Gli Stati che ricevono più soldi Pac

Grazie al lavoro del portarel Farmsusbsidy.org è possibile conoscere i principali beneficiari divisi per Paese. Uno strumento utilissimo, visto che i dati che l'Italia dovrebbe rendere pubblici sono inseriti in un sistema complesso e meno accessibile. Nel periodo attuale (2021-2027) l’ammontare dei fondi della Pac è pari a 378 miliardi di euro, inferiore rispetto alla dotazione di 408 miliardi del 2014-2020. In confronto agli anni '80 quando ben il 66% del bilancio comunitario era destinato all'agricoltura, gli stanziamenti sono calati di netto, ma nel complesso i fondi Pac valgono comunque più del 30% del budget complessivo dell’Unione. Il più grande Paese destinatario è la Francia, che assorbe oltre il 17% dei sussidi. Proprio il Paese dove sono esplose con più veemenza le proteste nelle scorse settimane. Seguono la Spagna (12,4%), la Germania (11,2%) e l'Italia (10,4%). 

I principali beneficiari della Pac in Italia 

Oltre alla concentrazione in base agli Stati membri, ad impressionare è la (cattiva) distribuzione tra i beneficiari. Le integrazioni al reddito degli agricoltori (i cosiddetti "pagamenti diretti"), nel 2019 risultavano essere il 94% delle risorse stanziate. La maggior parte dei pagamenti sono stati inferiori a cinquemila euro, mentre meno del 2% dei beneficiari ha ricevuto oltre 50 mila euro, ma ci sono anche organizzazioni agricole capaci di assorbire decine di milioni di euro in un solo anno. Nel 2021 per l'Italia il principale beneficiario è stata la First International Association Fruit (Finaf), che riunisce oltre 9mila agricoltori che coltivano e commercializzano ortofrutta fresca e trasformata tra Francia ed Italia, sotto l'egida di marchi della grande distribuzione. Alla Finaf sono andati ben 36 milioni di euro, con un incremento rispetto ai 32 milioni ricevuti nel 2019. Subito dietro troviamo l'Unaprol, che ha ricevuto oltre 17 milioni di euro. A capo del consorzio olivicolo c'è David Granieri, vicepresidente della Coldiretti nazionale e presidente della Coldiretti Lazio. 

Oltre 17 milioni di euro sono stati versati anche nelle casse dell'Associazione di organizzazioni di produttori Gruppo Vi.Va., la quale riunisce i produttori dell'Emilia Romagna che fanno capo anche a "marchi ombrello" affermati come Solarelli e Almaverde Bio. Alla Über VI.P VIP Gen. landw. Gesellschaft, che associa allevatori della provincia di Bolzano, sono arrivati invece oltre 13 milioni e 500 mila euro. Ad Italia Olivicola con sede a Roma sono stati destinati oltre 12 milioni e 700mila euro. Il suo presidente Gennaro Sicolo è anche vicepresidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. Seguono i giganti delle mele della Val Venosta (ancora Trentino Alto Adige) e Melinda in Val di Non. 

Industrie agricole

L'Unione europea tende insomma a premiare i produttori che si associano in consorzi ed organizzazioni, ma la Pac negli ultimi anni ha premiato anche altre forme aggregative, come le Società per azioni. È il caso ad esempio dell'italiana Genagricola che nel 2021 ha ottenuto oltre due milioni di fondi. Andando indietro nel tempo, si vede come tra il 2015 e il 2021, l'ammontare complessivo di sussidi ricevuti superi i 15 milioni di euro. Genagricola è stata fondata dal Gruppo assicurativo Generali e conta oggi oltre 14mila ettari di terreno, distribuiti tra Italia (soprattutto al Nord) e Romania, su cui ci sono seminativi, foreste, vigneti oltre che allevamenti bovini, suini e di bufale da latte. Di fatto una gigantesca industria agricola, seppur ripartita tra vari territori. 

Chi ha deciso sui fondi Pac

Già nel 2019 su richiesta della commissione per il Controllo dei bilanci, i tecnici del Parlamento europeo avevano ripetutamente evocato in uno studio il problema della concentrazione dei fondi Ue a favore dei grandi gruppi e l’assegnazione di tante risorse ai "latifondisti", prevalendo il criterio degli ettari di terra coltivata. Nonostante le promesse della Commissione di distribuire i fondi della nuova Pac in maniera più corretta e omogenea, con attenzione maggiore ai giovani e alle zone rurali isolate, la fetta più grande della torta dei sussidi spetta ancora a pochi soggetti. La responsabilità non va attribuita solo a Bruxelles. Le decisioni finali sul Piano strategico nazionale e sugli eco-schemi, cioè a chi di fatto debba ricevere i soldi, spettavano comunque ai governi degli Stati membri. È tra i corridoi di Roma che sono state fatte determinate scelte, ma ai grandi sindacati agricoli di questo non conviene parlare.

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