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Domenica, 28 Aprile 2024
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L'Italia non è un Paese per donne, lo rivelano (anche) le classifiche internazionali

Secondo diversi indici internazionali il nostro Paese è ben lontano dalla parità di genere e le sue performance sono inferiori a quelle di diversi altri Stati europei. Ma ci sono segnali di miglioramento

L'Italia non è un Paese per donne. Nella nostra nazione la strada verso l'uguaglianza di genere, che passa da stipendi uguali a quelli degli uomini, uguale rappresentanza in politica ed economica, tutela dei diritti e assenza di violenza e discriminazioni, pare essere ancora lunga. Due classifiche internazionali posizionano il nostro Paese dopo se non proprio nei bassifondi, ma comunque dietro molte altre nazioni europee e del mondo. Il 2023 Women, Peace and Security Index, che stila una classifica dei Paesi di tutto il mondo in base alla condizione delle donne, mette l'Italia addirittura al 34esimo posto e al 24esimo in Europa. 

L'indice, messo a punto dal Peace Research Institute di Oslo insieme al Georgetown University's Insitute for Womem, ha attinto a dati che misurano l'inclusione, la giustizia e la sicurezza delle donne, utilizzando in totale 13 indicatori che spaziano dalle leggi sull'istruzione e sull'occupazione alla percezione della sicurezza e della violenza in 177 Paesi in tutto il mondo. L'Indice Donne, Pace e Sicurezza di quest'anno, giunto alla sua quarta edizione, prende in considerazione 44 Paesi europei, compresi i Balcani e il Caucaso, e afferma che nove dei dieci Paesi migliori per le donne in cui vivere sono europei, nonostante le evidenti disparità all'interno della regione.

La Danimarca è in testa alla classifica 2023, con un punteggio più che triplo rispetto all'Afghanistan, che si trova in fondo alla scala. È seguita da vicino dalla Svizzera e dalla Svezia. In questo indice il nostro Paese è ben lontano dal podio e fa peggio anche di Polonia e Ungheria, nazioni fortemente conservatrici. L'Ucraina è all'ultimo posto della classifica europea, con l'invasione della Russia che ha aumentato le minacce e la violenza per le donne e il secondo e il terzo peggior Paese in cui essere donna in Europa sono rispettivamente il Kosovo e l'Azerbaigian.

Anche l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (Eige) ha presentato i risultati dell'Indice dell'uguaglianza di genere. L'indice di quest'anno mostra i progressi complessivi nella parità tra donne e uomini nell'Ue da quando è stato creato dieci anni fa. Anche qui l'Italia non si distingue particolarmente per i il livello di parità. Su 100 punti ottenibili, il punteggio medio dell'Ue è di 70,2 (rispetto al 68,6 del 2022), l'Italia è sotto questa media comunitaria e si ferma a 68,2, un punteggio comunque in crescita rispetto al passato, segno che le cose stanno cambiando.

"Dal 2010, il punteggio dell'Italia è aumentato di 14,9 punti, che è il più grande aumento del punteggio complessivo tra tutti gli Stati membri, con conseguente maggiore aumento della classifica di otto posizioni" arrivando al 13esimo, si legge nel report, secondo cui "questo cambiamento è dovuto principalmente ai miglioramenti nel dominio del potere (+ 37,5 punti)". In generale in Europa la disparità tra gli Stati membri è significativa: alcuni registrano notevoli miglioramenti, mentre altri ristagnano o addirittura perdono punti nel loro punteggio, afferma lo studio. La percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle imprese è salita al 33%, che corrisponde alla percentuale di donne nei parlamenti nazionali, una percentuale in crescita ma comunque lontana dal 50% a cui si potrebbe aspirare.

"Nel corso degli anni, l'Ue ha compiuto progressi verso la parità di genere. Ma siamo anche consapevoli che non è sufficiente e che i guadagni sono fragili. Oggi solo la Svezia, con un punteggio superiore a 80 punti nell'Indice, si sta avvicinando alla parità di genere e la Svezia rappresenta solo il 2% circa della popolazione dell'Ue", ha sottolineato la direttrice dell'Eige, Carlien Scheele, secondo cui "ci sarà sempre una scusa per privare di priorità il lavoro sull'uguaglianza di genere. Non possiamo permettere che ciò accada. Dobbiamo agire ora. Insieme, a tutti i livelli. E dobbiamo celebrare le vittorie. A prescindere dalla portata".

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