In Francia vietato manifestare per la Palestina: così Hamas ha diviso il Paese
Minacce di morte ai politici, scontri con la polizia e sinistra sotto accusa. Mentre Macron invita all'unità nazionale
Manifestazione pro-Palestina vietate. Minacce di morte ai politici di entrambi gli schieramenti. E il presidente della Repubblica che invita all'unità nazionale. In Francia, il conflitto tra Israele e Hamas scoppiato dopo l'attacco terroristico al confine di Gaza è diventato una questione di politica e di sicurezza interna. Con la maggioranza dei partiti schierata a sostegno di Tel Aviv e del suo diritto a difendersi, e con la sinistra de La France Insoumise (Lfi) al centro di feroci polemiche per il suo rifiuto di definire Hamas un'organizzazione terroristica.
Scontri in piazza
Ieri, a Parigi, circa 3mila persone hanno sfilato per le strade intonando cori come "La Palestina vincerà" e "Israele assassini, Macron complice". Altri raduni simili si sono tenuti in altre parti del Paese. Tutte le manifestazioni sono state disperse dalla polizia a colpi di lacrimogeni e idranti. E in serata, il ministro degli Interni Gérald Darmanin ha annunciato il divieto assoluto in tutto il territorio nazionale di manifestazioni a sostegno della Palestina. "Potrebbero generare disturbi dell'ordine pubblico", si legge nella circolare inviata ai prefetti in cui si invitano le forze dell'ordine a procedere con arresti nei confronti di chi non rispetta il bando.
Les policiers chargent violemment les manifestants qui sont bloqués entre la foule et les barrières du métro #Palestine #Paris pic.twitter.com/RdWUQUVCyQ
— AB7 Média (@Ab7Media) October 12, 2023
Manifestazioni vietate
Secondo Darmanin, più di 100 casi di antisemitismo sono stati segnalati in Francia dopo lo scoppio delle ostilità in Israele, e diversi politici hanno segnalato di aver ricevuto minacce per le loro posizioni pro-Israele. Le autorità hanno messo sotto protezioni sinagoghe e centri culturali ebraici: nel Paese vivono circa 500mila persone di religione ebraica, la comunità più grande d'Europa. Ma in Francia, ci sono anche 6 milioni di musulmani, il 9% della popolazione. Ecco perché, secondo un sondaggio di Bfmtv, il 68% dei francesi teme il rischio di tensioni crescenti tra questi due mondi. Secondo gli esperti, la miccia potrebbe infiammare una situazione socioeconomica già complicata, come si è visto nel recente passato con le proteste contro l'aumento dell'età pensionabile e le violenze della polizia. Il tutto, a fronte di un quadro politico frastagliato, con il presidente Macron che deve fare i conti con un Parlamento in cui è in minoranza, mentre la destra di Marine Le Pen avanza dei sondaggi, e la sinistra guidata dalla Lfi di Jean-Luc Mélenchon ha più o meno gli stessi consensi del partito di governo.
La sinistra isolata
Proprio Mélenchon è diventato l'obiettivo degli attacchi politici di questi giorni: i principali esponenti della France Insoumise hanno condannato l'attacco di Hamas, ma non hanno voluto usare il termine "terrorista" nel definire l'organizzazione palestinese. Un atteggiamento aspramente criticato dai liberali di Macron e dal centrodestra, ma anche dai socialisti, che fanno parte della Nupes, la coalizione che riunisce i principali partiti di centrosinistra in Francia.
Julien Bahloul, ex giornalista franco-israeliano, si è augurato che Mathilde Panot, deputata di Lfi, "si ritrovi nelle mani di Hamas". Mentre Julien Odoul, esponente di Rn, il partito di Le Pen, ha detto di volere "sradicare Gaza, ma anche La France insoumise" durante una manifestazione pro-Israele. Panot ha denunciato "minacce costanti alla France Insoumise", in questi giorni, comprese minacce di morte.
L'impressione è che il conflitto a Gaza possa isolare Lfi dal resto della coalizione di centrosinistra, indebolendola. Sarebbe una buona notizia per Macron, che in questo modo spera di spingere dalla propria parte i socialisti e avere più supporto in Parlamento. Ma la vera vincitrice potrebbe essere Le Pen: un sondaggio diffuso ieri ha rivelato che i francesi considerano Rn meno pericoloso per la democrazia rispetto alla sinistra di Mélenchon.