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Venerdì, 26 Aprile 2024
Ambiente Germania

"Basta carne a basso prezzo, fa male all'ambiente": il piano del ministro tedesco dell'Agricoltura

Yozdemir, esponente verde del nuovo governo Scholz, sfida la potente lobby dell'industria zootecnica. Secondo gli esperti di Berlino, un chilo di manzo dovrebbe costare almeno 80 euro

Meno carne a basso prezzo, perché i cibi low cost "portano le imprese agricole alla rovina, vanno contro il benessere degli animali, promuovono l'estinzione delle specie e gravano sul clima". Il prezzo della carne, come di altri alimenti, dovrebbe semmai riflettere la "verità ecologica". È quanto ha dichiarato Cem Yozdemir, il nuovo ministro dell'Agricoltura tedesco ed esponente dei Verdi. Le cui parole, come c'era da attendersi, hanno scatenato la pronta reazione dell'opposizione e delle lobby dell'industria agroalimentare teutonica. 

Markus Soder, governatore della Bavaria, land che ha fatto dei suoi allevamenti, come quelli della razza Simmental, un motivo d'orgoglio e di business, si è scagliato contro il neo ministro: "Non è al governo per dire alle persone cosa o quanto dovrebbero mangiare", ha detto. Christoph Minhoff, capo della Food Federation Germany, un'associazione di settore che rappresenta le aziende lungo tutta la filiera alimentare, la prende invece con scetticismo: quelle che chiede il ministro "sarebbe bello", ma alla fine "non è di alcun aiuto se un'azienda cerca di vendere qualcosa che rimane sullo scaffale". E poi, "la questione chiave è: chi ne pagherà il prezzo" se la carne e altri cibi costeranno di più?

Il piano di Yozdemir

Il ministro, vegetariano da tempo, non è certo il primo a porre al centro dell'attenzione il tema della sostenibilità ambientale e dell'impatto sulla salute pubblica del consumo eccessivo di carne e degli allevamenti intensivi che sono alla base di questo eccesso. Il tema è europeo, ancora prima che tedesco, visto che ridurre i consumi di carne fa parte della strategia Farm to fork con cui la Commissione Ue vuole rivoluzionare il settore agrifood. Quello che colpisce nella posizione di Yozdemir è che per la prima volta un ministro dell'Agricoltura di un governo così importante negli equilibri dell'Unione appoggi un obiettivo così ambizioso. 

Yozdemir si propone di migliorare la qualità del cibo, effettuando scelte in stretta connessione tra ambiente ed economia. Oltre che la sostenibilità, l'esponente dei Verdi mette al centro anche le condizioni di lavoro di chi opera nell'agro-alimentare. Il mercato della carne, infatti, fa capo ai mega-macelli e alle grandi catene di distribuzione, che riescono a mantenere contenuti i prezzi della carne, soprattutto grazie alla manodopera a basso costo e senza pretese dell'Europa dell'Est. Una catena malata, che danneggia anche gli allevatori tedeschi, messi in ginocchio da costi insostenibili e guadagni inadeguati. Il ministro, di origini turche e feroce critico di Erdogan, intende imporre restrizioni anche al conusmo di grassi, sali e zuccheri. I critici danno per scontato che questa nuova politica, attenta ad ambiente e condizioni di lavoro, determinerà un aumento dei prezzi. Yozdemir non lo nega, sostenendo che il prezzo del cibo deve riflettere la "verità ambientale". Ma chi pagherà l'aumento dei costi? Produttori, distributori o clienti?

I calcoli degli esperti

Sin dall'estate, prima dell'elezione del nuovo governo tedesco, una commissione speciale è al lavoro per formulare gli obiettivi futuri della Germania a tavola. Tra questi, si tratta innanzitutto di ridurre il consumo di carne e di rafforzare le misure per proteggere il clima e il benessere degli animali. In pratica, secondo i calcoli, un chilo di carne bovina dovrebbe costare 5-6 volte di più. I tedeschi andrebbero a pagare in media 80 euro al chilo, anziché gli attuali 13 euro. La commissione ha calcolato che i prodotti lattiero-caseari dovrebbero divenire 2-4 volte più cari.

D'altra parte, gli esperti hanno rilevato che l'agricoltura industriale causa circa 90 milioni di euro di danni ambientali ogni anno. La proposta è di investire tra i 7 e gli 11 miliardi di euro all'anno per convertire l'agricoltura industriale in quella biologica. Negli eco-schemi della nuova Pac, che il governo di Olaf Scholz sottoporrà a breve alla Commissione europea, l'agricoltura biologica nel Paese dovrebbe raggiungere il 30% entro il 2027, mentre l'obiettivo minimo fissato dall'Ue è del 25%.

Agricoltori divisi

A questo proposito, alcuni agricoltori si sono già detti favorevoli al cambio di rotta. "Se i consumatori cercano costantemente più cibo regionale e prodotto in modo sostenibile, aumenterà non solo la soddisfazione generale, ma anche il denaro che gli agricoltori guadagnano", ha dichiarato alla stampa tedesca Reinhard Jung, capo dell'associazione indipendente Free Farmers. La preoccupazione principale del governo, guidato dai socialisti, è che questi consumatori coincidano solo con una nicchia della popolazione, mentre l'aumento dei prezzi colpirebbe in modo devastante le fasce di reddito più basse. Si parla già di compensazioni da versare alle persone che rientrano in questa categoria, per supportarli a fronte dell'aumento dei prezzi.

L'Associazione degli agricoltori tedeschi, una lobby più grande, ha mostrato maggiori perplessità rispetto all'efficacia del piano di Yozdemir contro i monopoli della macellazione e distribuzione di carne. Secondo Udo Hemerling, vicepresidente dell'associazione, gli agricoltori operano già sotto la pressione delle catene di distribuzione e prevede che difficilmente le manovre del governo riusciranno a spezzare la volontà monopolistica delle grandi aziende. Per questo motivo, l'associazione propone di realizzare passi piccoli e meno ambiziosi, come ad esempio l'inserimento di bonus di Stato agli agricoltori disposti ad impegnarsi per il benessere animale e la protezione dell'ambiente. Finora, le misure di incentivo proposte negli eco-schemi sarebbero poco attraenti sul piano finanziario.

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