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Venerdì, 26 Aprile 2024
Ambiente

Il gigante petrolifero sconfitto dal "popolo": la storica sentenza olandese contro Shell

Il tribunale dell'Aja ha condannato la multinazionale a ridurre del 45% le sue emissioni di Co2 entro il 2030, rispetto ai livelli del 2019. Vittoria per le ong e 17mila cittadini che si erano costituiti parte civile. Greenpaece: "Per la prima volta un'azienda condannata perché non si allinea agli Accordi di Parigi"

"Il tribunale ordina alla Royal Dutch Shell di ridurre le proprie emissioni di Co2 entro la fine del 2030 del 45% netto rispetto al 2019". E' una sentenza storica, almeno stando ai commenti a caldo di media e ambientalisti, quella proncunciata dalla giudice Larisa Alwin del tribunale dell'Aja, nei Paesi bassi: il gigante petrolifero olandese dovrà quasi dimezzare le sue emissioni in meno di 10 anni. Ma cosa ancora più importante, sempre stando ai commenti di chi ha seguito il caso da vicino, soprannominato "il popolo contro Shell", questa sentenza impone per la prima volta l'allineamento di un'azienda agli Accordi di Parigi. Un precedente che potrebbe avere effetti a catena anche in altri tribunali europei e del mondo. 

La causa

A portare la Shell intribunale era stata nell'aprile 2019 la ong Milieudefensie, filiale olandese dell'organizzazione internazionale Friends of the Earth. A sostenere l'accusa si erano unite altre sei ong, tra cui Greenpeace e ActionAid, mentre ben 17mila cittadini olandesi si erano costituiti come parte civile. "Shell non può continuare a violare i diritti umani e realizzare profitti a spese delle persone e del Pianeta", spiega Andy Palmen, direttore ad interim di Greenpeace nei Paesi Bassi. "Possiamo ritenere le multinazionali di tutto il mondo responsabili della crisi climatica", perché è impossibile rispettare l'accordo di Parigi senza che "grandi inquinatori come Shell" siano legalmente obbligati ad agire. Da qui, la tesi che ha portato a fare causa al gigante olandese e a ottenere una prima importante vittoria in tribunale: "Shell è responsabile di enormi emissioni di Co2" e "sta contribuendo alle disastrose conseguenze del cambiamento climatico per la popolazione", ha detto il tribunale nel motivare la condanna.

"Sentenza storica"

Il verdetto è stato accolto con grida di vittoria e lacrime di gioia da decine di attivisti presenti davanti al tribunale, a fianco di una cinquantina di ciclisti che per l'occasione hanno attraversato il Paese in bicicletta, scrive l'Afp. "Oggi stiamo facendo la storia, insieme a 17.000 co-denuncianti", ha dichiarato Milieudefensie dopo la sentenza: “Questa è la prima volta che un'azienda deve allineare la propria politica all'accordo sul clima di Parigi. Questo è un enorme passo avanti che avrà conseguenze globali", assicura l'ong.

Shell, chiaramente, non ci sta e ha annunciato che intende fare appello contro un verdetto definito "deludente". Shell ritiene che non vi sia alcuna base legale per le affermazioni delle ong e che quello in corso sia una processo politico. Un portavoce del gruppo ha anche sottolineato gli sforzi della Shell nella lotta contro il riscaldamento globale: "È necessaria un'azione urgente contro il cambiamento climatico, motivo per cui abbiamo intensificato i nostri sforzi per diventare un gruppo energetico a zero emissioni entro il 2050", si legge in una nota del gruppo petrolifero.

Emissioni "nascoste" nel mare del Nord

La multinazionale aveva annunciato a febbraio che intende ridurre, rispetto al 2016, la sua intensità netta di carbonio del 20% entro il 2030, del 45% entro il 2035 e del 100% entro il 2050. Impegni che secondo il tribunale, però, sono solo sulla carta: è vero che "la Royal Dutch Shell ha inasprito i suoi obiettivi" climatici, ha detto la giudice Alwin, ma "la politica" dell'azienda in merito "non è concreta ed è piena di condizioni". Solo pochi giorni fa, il governo di Mark Rutte aveva assicurato alla Shell e all'altro gigante petrolifero Exxon un finanziamento record da 2 miliardi per creare il più grande impianto di stoccaggio di Co2 a Rotterdam: le emissioni catturate dall'impianto saranno "conservate" all'interno di appositi magazzini nel mare del Nord.

In un altro caso storico promosso dall'organizzazione ambientalista Urgenda, la Corte Suprema olandese lo scorso anno ha ordinato allo Stato di ridurre le sue emissioni di gas serra di almeno il 25% entro la fine del 2020, creando secondo Milieudefensie un precedente per la sua azione. I Paesi Bassi, particolarmente vulnerabili alle conseguenze dei cambiamenti climatici poiché una parte del suo territorio è al di sotto del livello del mare, si sono impegnati a ridurre le proprie emissioni di Co2 del 49% entro il 2030, rispetto al 1990. A oggi, però, stando agli ultimi dati disponibili, l'Olanda è tra i Paesi europei con la più alta produzione pro-capite di Co2.

Produzione di Co2 pro-capite in Europa (dati Eea)

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