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Venerdì, 26 Aprile 2024
L'allarme dell'Oms

Quanto inquina il Covid?

Molto, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. Che ha calcolato il costo ambientale della pandemia

Mascherine, vaccini e kit per i test stanno inquinando gli ecosistemi marini e terrestri e minacciando la salute umana. È quanto emerge da un report dell’Organizzazione mondiale della sanità secondo cui in questi ultimi anni decine di migliaia di tonnellate di rifiuti medici legati alla pandemia hanno messo a dura prova i sistemi di gestione dei rifiuti sanitari in tutto il mondo, evidenziando l'urgente necessità di migliorare le pratiche di gestione dei rifiuti. Il rapporto ha cercato di capire quanti rifiuti producano i test, i vaccini e i dispositivi di protezione individuali (Dpi).

I fattori inquinanti

Per quanto riguarda i kit per i tamponi antigenici, l'Oms ha scoperto che ogni 140 milioni di kit vengono generati 2.600 tonnellate di rifiuti non infettivi (soprattutto plastica) e 731mila litri di rifiuti chimici (equivalenti a un terzo del volume di una piscina olimpica). Per quanto riguarda i vaccini, invece, otto miliardi di dosi, ovvero quelle che sono state somministrate, hanno generato 144.000 tonnellate di rifiuti che comprendono siringhe, aghi e scatole di sicurezza.

Nel caso dei Dpi si stima che giornalmente vengano utilizzati 3,4 miliardi di mascherine monouso, con un conseguente notevole volume aggiuntivo di rifiuti plastici. La maggior parte di queste è composta da plastiche, e una parte non trascurabile di questi rifiuti, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito con sistemi di gestione dei rifiuti limitati, finisce per inquinare gli ecosistemi terrestri e marini. Per quanto riguarda i Dpi ciò che sottolinea l’Oms è che molto spesso vengono utilizzati anche quando non sono necessari.

Secondo le sue stime quasi la metà dei rifiuti legati ai dispositivi di protezione sono completamente innecessari. Ad esempio, si legge nel report, l'Oms non raccomanda l'uso dei guanti per la somministrazione del vaccino, ma questo sembra essere una pratica comune. Secondo l’Oms questo aumento smisurato di rifiuti è da imputare al fatto che mentre l'Onu e i paesi si sono immediatamente concentrati sulla garanzia di forniture di Dpi di qualità, meno attenzione e risorse sono state dedicate alla gestione sicura e sostenibile dei rifiuti sanitari legati al Covid.

Esistono diverse soluzioni pratiche per una gestione più sicura ed ecologicamente sostenibile dei rifiuti sanitari nel contesto di questa pandemia. Queste soluzioni comprendono la riduzione della quantità di DPI non necessari attraverso un uso sicuro e razionale, l'uso di imballaggi in quantità minori e più sostenibili, lo sviluppo e utilizzo di Dpi riciclabili o riutilizzabili e facilmente disinfettabili.

Smaltimenti errati

Un altro dei problemi riguarda il fatto che i rifiuti legati al Covid vengono spesso smaltiti in modo errato. Molti Paesi hanno erroneamente classificato il 100 per cento dei rifiuti sanitari come tossici. Un certo numero di grandi città e paesi che hanno avuto un gran numero di casi, hanno emesso delle linee guida secondo le quali tutti i rifiuti legati al Covid, come ad esempio la spazzatura prodotta da persone positive devono essere classificati e trattati come infettivi. A Nuova Delhi, per esempio, classificare tutti i rifiuti Covid come infettivi ha quasi quadruplicato il volume dei rifiuti durante il picco dell'epidemia del maggio 2021.

Dall'inizio della pandemia, l'Oms ha dichiarato che non sono necessarie misure extra per buona parte dei rifiuti legati al Covid. Essendo il Sars-CoV-2 un virus a involucro, questo viene inattivato in tempi relativamente brevi da fattori ambientali come la luce del sole o il calore e non vi è dunque necessità di trattare ad esempio la spazzatura dei pazienti positivi come materiale tossico. La maggior parte delle prove indica che la principale via di trasmissione del virus è direttamente da persona a persona attraverso le particelle respiratorie esalate.

D’altro lato invece, parte dei rifiuti che dovrebbero essere trattati come tossici non lo sono, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo. Questo espone potenzialmente gli operatori sanitari a ferite da punture d'ago, ustioni e microrganismi patogeni. Inoltre, questo ha anche un impatto sulle comunità che vivono vicino a discariche mal gestite e siti di smaltimento dei rifiuti attraverso l'aria contaminata dalla combustione dei rifiuti, la scarsa qualità dell'acqua o i parassiti che portano malattie.

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