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Sabato, 27 Aprile 2024
Green Deal

L'Europa punta a produrre il 40% delle tecnologie verdi di cui ha bisogno

L'obiettivo è aumentare entro il 2030 la produzione delle attrezzature necessarie per le energie rinnovabili, quelle nucleari e quelle necessarie alla decarbonizzazione industriale

L'Unione europea è intenzionata ad aumentare esponenzialmente la produzione di tecnologie verdi necessarie alla transizione ecologica, per non dipendere più da nazioni esterne al blocco. Parlamento e Consiglio Ue hanno trovato un accordo sul Net Zero Industry Act, che fissa un target di produzione del 40% del fabbisogno annuo di questi prodotti da raggiungere entro il 2030, per contribuire allo sforzo per diventare di il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.

L'obiettivo si applica alle attrezzature necessarie per le energie rinnovabili, l'energia nucleare, la decarbonizzazione industriale, le reti elettriche, lo stoccaggio dell'energia e le biotecnologie. L'atto stabilisce anche l'obiettivo di raggiungere 50 milioni di metricubi di capacità di stoccaggio annuale di anidride carbonica entro il 2030. La Commissione europea, che ha proposto la legge inizialmente il 16 marzo dello scorso anno , sottolinea che attualmente l'Ue dipende dalle importazioni, in particolare dalla Cina, che fornisce oltre il 90% dei wafer fotovoltaici del blocco e rappresenta il 90% degli investimenti globali nella produzione di tecnologie pulite.

Cos’è il Net Zero Industry Act?

Il Net Zero Industry Act, o Legge europea sull’industria a zero emissioni, è un insieme di misure legislative che mirano a creare condizioni favorevoli per la produzione e diffusione di alcune specifiche tecnologie verdi ritenute indispensabili nella lotta al cambiamento climatico e al degrado ambientale. Secondo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, l'accordo politico sulla legge sull'industria a zero emissioni, raggiunto mercoledì (6 febbraio) è "un passo significativo verso la realizzazione dei nostri ambiziosi obiettivi climatici ed economici. Dimostra il nostro impegno collettivo a costruire un settore industriale più sostenibile, resiliente e competitivo in Europa. Insieme, stiamo facendo dell'Ue un leader mondiale nella transizione verso l'energia pulita".

Questa legge è uno dei provvedimenti che l’Ue ha prodotto per raggiungere i target climatici stabiliti nel Green deal europeo, un piano d'azione lanciato nel 2019. L’obiettivo principale è il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050. A tal fine, ogni legge approvata dal 2019 ad oggi va ad aggiornare i target di riduzione delle emissioni climalteranti. 

Quando il Net Zero Industry Act verrà approvato in via definitiva, dopo l'ok formale di Parlamento e Consiglio Ue, l’Europa spera di mobilitare ingenti investimenti per aumentare la propria capacità di produzione di tecnologie a zero emissioni con l’obiettivo (non-vincolante) di produrne un 40% del fabbisogno totale entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, la nuova legge prevede di semplificare i processi burocratici per ottenere i permessi, individuare progetti di cattura e stoccaggio del carbonio, agevolare l’accesso ai mercati e creare strumenti per la condivisione e la fruizione delle competenze utili ai lavori green, che saranno sempre più richiesti nel mercato del lavoro europeo.

Critiche degli ambientalisti

Secondo Jo Brouns, ministro dell'Economia del Belgio, il Paese con la presidenza di turno dell'Ue, con questo accordo "l'Europa ha avviato un percorso verso un futuro più pulito e sostenibile per l'industria europea. Ora i tempi sono maturi perché l'Europa riprenda il comando sulla scena mondiale delle tecnologie pulite e costruisca un settore industriale competitivo, verde e capace di creare posti di lavoro”.

Ma gli ambientalisti hanno criticato il provvedimento, puntando il dito sul fatto che il piano include l'energia nucleare, e punta anche molto sulle tecnologie di cattura e stoccaggio delle emissioni di carbonio. "Ampliando il campo di applicazione della legge sull’industria a zero emissioni mentre gli investimenti pubblici sono limitati si rischia di dirottare il denaro dei contribuenti verso magiche soluzioni tecnologiche future e quindi non investire nelle tecnologie verdi già disponibili e comprovate di cui abbiamo bisogno per raggiungere gli obiettivi climatici dell'Ue entro il 2030", ha dichiarato Camille Maury, policy officer al Wwf.
 
L’European Environmental Bureau (Eeb), il più grande network europeo di organizzazioni ambientaliste, in un comunicato ha invece bocciato le tecnologie di cattura come soluzione alla questione ambientale. "Oltre ad essere tecnologie costose e dalla non comprovata efficacia, non creano un incentivo abbastanza forte per far sì che le industrie abbandonino i combustibili fossili in favore dell’energia pulita", sostiene l'Eed, secondo cui "praticamente si tratta di una riparazione del danno più che di una sua prevenzione". Sotto accusa anche la semplificazione della burocrazia per ottenere i permessi, che per l'associazione renderà la procedura meno controllata e controllabile e meno democratica.

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