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Sabato, 27 Aprile 2024
Cambiamenti climatici

Non solo Jova Beach Party: i festival "green" europei sotto accusa

Negli ultimi anni molti organizzatori hanno tentato di unire musica ed ecologia. Ma gli sforzi, non sono stati sufficienti

In Italia i Jova Beach parti hanno scatenato un fortissimo dibattito, sulla reale sostenibilità ambientale dei concerti organizzati da Jovanotti, accusati da molti di fare del male e non del bene ai territori in cui si sono svolti. Ma non è solo in Italia che i festival musicali stanno cercando di ridurre il proprio impatto ambientale, anche se con risultati a quanto pare non proprio esaltanti, e alla fine questi eventi continuano a causare importanti danni all’ambiente. "La maggior parte dei festival non fa ancora abbastanza", ha denunciato a Politico Laura van de Voort, cofondatrice della piattaforma olandese di condivisione delle conoscenze Green Events.

Un rapporto sull'industria dei festival nel Regno Unito, pubblicato nel 2020 dalla rete d'azione per il clima Vision 2025, afferma che "nonostante il maggiore impegno e l'azione in materia di pratiche sostenibili, gli impatti ambientali dell'industria dei festival sono aumentati complessivamente dal 2015, a causa della crescita del settore".

In Italia, a quanto pare, la vera minaccia per l'ambiente è Jovanotti

Nel corso degli ultimi anni, si è visto da parte di molti festival un desiderio di "unire" musica ed ecologia. È il caso del Tomorrowland, un importante festival di elettronica che si svolge ogni anno in Belgio, che nell’ultima edizione ha deciso di dedicare uno spazio alla sostenibilità ambientale in una conferenza che ha visto come ospite Frans Timmermans, commissario europeo per la Transizione ecologica. Gli organizzatori hanno inoltre promosso iniziative ecologiche come un club di riciclaggio "facile e divertente" e una partnership con un'azienda di acqua circolare.

Tuttavia, l’evento ha attirato forti critiche dopo aver vantato "voli da festa" in collaborazione con Brussels Airlines. Le critiche sono piovute poiché la principale fonte di emissioni dei festival musicali riguarda il viaggio dei partecipanti. Nel Regno Unito, si stima che le emissioni dovute agli spostamenti dei partecipanti costituiscano l'80 per cento delle emissioni totali dei festival.

Secondo una ricerca condotta dall'Università di Oxford 500 festival del Regno Unito producono 84mila tonnellate di CO2 all'anno, la maggior parte di questa prodotte dagli spostamenti dei partecipanti. Per quanto riguarda i rifiuti si stima che una tenda su cinque venga gettata sul posto. Lo stesso triste destino spetta anche a tappetini, sacchi a pelo, materassini gonfiabili e altri oggetti che generano tonnellate di rifiuti.

Durante il festival di Glastonbury, il festival più grande d’Europa e uno dei più grandi al mondo, sono state raccolte 54 tonnellate di lattine e bottiglie di plastica, 9,12 tonnellate di vetro, 11,2 tonnellate di tende e 193 tonnellate di materiale compostabile, tra cui cibo e bicchieri di carta. Solo Glastonbury, l'anno scorso, ha utilizzato 30mila megawatt di elettricità durante il festival, lo stesso quantitativo prodotto nello stesso arco di tempo dall’intera città di Bath. Inoltre, l'ammoniaca rilasciata dai frequentatori del festival che si intrufolano tra i cespugli può avere effetti dannosi sulla fauna selvatica, in particolare sui pesci dei corsi d'acqua vicini.

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