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Venerdì, 26 Aprile 2024
Mobilità alternativa

Quali sono i segreti per una città a misura di ciclista

Abbassare la velocità per le auto non basta, sono necessari anche interventi strutturali e legislativi. Ma bisogna far attenzione a non scatenare le proteste dei cittadini con misure troppo radicali

L'Italia non è storicamente il Paese più accogliente per chi vuole spostarsi in bicicletta in città. A parte alcune eccezioni i nostri centri urbani non sono i meglio attrezzati ad accogliere le due ruote a pedali, anche se negli ultimi anni diverse amministrazioni stanno provando a introdurre nuove regole e a costruire infrastrutture per rendere più semplice la vita a chi vuole scegliere questo modo di locomozione ecologico e anche salutare.

Ovviamente ci sono dei limiti diciamo così strutturali, difficili da superare. Ad esempio una città con molte salite non è certo la più semplice da percorrere in bici, a meno che non si sia sportivi o si utilizzi un mezzo quantomeno elettrico. Il clima è un altro ostacolo, dove fa più freddo o piove spesso pure è difficile rinunciare all'auto o comunque ai mezzi pubblici. Ci sono poi purtroppo limiti culturali, che pure sono difficili da superare e richiedono tempo ed educazione civica. Ma al di la di questo con i giusti interventi legislativi e infrastrutturali si può avviare una città a una rivoluzione della mobilità, ma i piani devono essere introdotti in maniera intelligente e non troppo radicale, non da subito almeno, o si rischia una opposizione della cittadinanza come è successo a Bruxelles.

La capitale belga aveva introdotto di botto un piano denominato "Good Move", che nel quartiere di Schaerbeek è stato sospeso dopo solo 48 ore in seguito a veri e propri tafferugli tra residenti e forze dell'ordine. L'intervento prevedeva la costituzione di nuove aree pedonali, sensi unici, zone a traffico limitato e l'imposizione di limiti di velocità a 30 chilometri orari, ma è stato ritenuto troppo punitivo per la circolazione delle auto da una parte dei cittadini. Per questo dopo le violente proteste è stato sospeso e si è aperto un tavolo di concertazione con i residenti per trovare una mediazione.

In generale l'introduzione delle 'zone 30', quelle in cui i limiti di velocità sono stati portati appunto a 30 dai soliti 50, si sta diffondendo sempre di più, ma non sembra essere la panacea di tutti i mali. La società di assicurazioni digitali Luko ha messo a punto il Global Bicycle Cities Index, esaminando 90 città in tutto il mondo e classificandole in base a sei parametri principali: la percentuale di utenti di biciclette, le condizioni meteorologiche, la criminalità e la sicurezza (intese come il tasso di incidenti e di furti di biciclette), le infrastrutture, le opportunità di bike-sharing e gli eventi speciali come le "giornate senza auto". In questa classifica ben nove delle prime città della graduatoria sono europee, anche se nessuna italiana. Le uniche due città della nostra nazione prese in considerazione sono state Milano e Roma, che si sono piazzate rispettivamente al 66esimo e al 70esimo posto, una cosa non proprio lusinghiera.

Guardando alle prime dieci possiamo capire cosa le rende così 'bike friendly'. Al nono posto c'è ad esempio la tedesca Brema, che ha innanzitutto un territorio molto pianeggiante che facilita la circolazione ma che ha anche costituito piste ciclabili che attraversano non solo la città ma che la collegano anche ad altri paesi vicini. Brema è anche la prima città tedesca ad avere un'intera "zona ciclabile" nel distretto di Neustadt: un quartiere con un limite di velocità di 30 km/h, in cui le biciclette hanno la precedenza e in cui è consentito pedalare fianco a fianco e non in fila. All'ottavo posto c'è Berna, secondo l'indice la capitale svizzera ha investito molto in infrastrutture ciclabili di qualità, che hanno in questo modo facilitato la vita a chi si muove pedalando, ma ha ottenuto un punteggio particolarmente alto per quanto riguarda il bike sharing oltre al fatto che organizza regolarmente "giornate senz'auto".

La possibilità di utilizzare bici a noleggio, sia quelle di compagnie private che si pagano al consumo grazie ad apposite app e si possono lasciare tranquillamente sui marciapiedi, sia quelle che si prendono in stazioni apposite nelle quali si devono parcheggiare, sono uno dei fattori che hanno fatto più incrementare l'utilizzo delle biciclette. Le prime sono adesso quasi sempre elettriche, rendendole così comode anche in città con molte salite, le seconde sono invece solitamente molto economiche avendo nella maggior parte dei casi un costo fisso annuale o mensili (piuttosto basso), che permette un loro utilizzo gratuito per mezz'ora e con un costo aggiuntivo in caso di tragitti più lunghi. Ad Anversa sono entrambe molto diffuse e non a caso la città belga si è piazzata al terzo posto della classifica.

E in cima al ranking si trova la città olandese di Utrecht, che batte anche la capitale Amsterdam, da sempre città delle biciclette, che si ferma però al quinto posto a causa dell'alto numero di incidenti: oltre mille ogni 100mila ciclisti, un numero che si deve contestualizzare però nell'amplissimo utilizzo cittadino di questo mezzo, tra i più alti del mondo. Utrecht vince perché ha le migliori infrastrutture ciclistiche, che sono comunque la cosa più importante per favorire un traffico sicuro e scorrevole. E la città è così accogliente per i ciclisti che addirittura più della metà della popolazione (51%) usa la bicicletta nella vita di tutti i giorni.

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