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Domenica, 28 Aprile 2024
Come è cambiata

La trasformazione di Meloni in Europa: da "erede del fascismo" a "leader moderata"

Ha fatto suoi i pilastri pro-Nato e pro-Ucraina, ma è riuscita a spostare a destra l'Ue sui migranti e l'agroalimentare. Sarà decisiva per le prossime elezioni europee, con un occhio rivolto agli Usa

Da "erede del fascismo" a "leader moderata". In meno di due anni da quando è diventata presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha mostrato in Europa un volto all'apparenza nuovo, più aderente al campo dei moderati che a quello dell'estrema destra. Attenta a non varcare i confini identitari dell'Unione europea, come la ferma adesione alla Nato e il sostegno all'Ucraina, la leader di Fratelli d'Italia ha trascinato però il centro-destra sulle sue posizioni nei campi a lei più cari: la gestione dei migranti e l'agroalimentare.

Ha ospitato varie volte in Italia la presidente Ursula von der Leyen, cammina fianco a fianco ad Emmanuel Macron, discute amabilmente nello studio ovale con Joe Biden, senza voltare le spalle al candidato repubblicano Donald Trump né al primo ministro ungherese Viktor Orban, reputati entrambi "problematici" per Bruxelles.

Corteggiata dal Partito popolare europeo, difficilmente rinuncerà ad un ruolo di primo piano nella famiglia dei Conservatori (Ecr), soprattutto se riuscirà a tirarci dentro i transfughi ungheresi di Fidesz. Come un Arturo Brachetti della politica, è soprattutto all'estero, nei rapporti coi leader internazionali, che Meloni ha mostrato le sue capacità di "trasformista" e questo aspetto potrebbe renderla il perno delle prossime elezioni di giugno in vista delle future alleanze per il governo dell'Europa.

In viaggio con Ursula von der Leyen

Il suo ingresso tra i capi di governo a Bruxelles non era stato salutato da entusiasmi particolari, neppure nel campo del centro destra europeo. Considerata un'erede del fascismo italiano, Giorgia Meloni si è fatta strada a modo suo nel campo dei moderati. Un po' adeguandosi ai dettami emersi negli ultimi due anni, un po' convincendo la destra a spostarsi sempre più a destra.

Un'alleanza chiave è stata quella con la presidente dell'esecutivo Ue, la tedesca Ursula von der Leyen. L'ha ospitata in Italia, invitandola nell'Emilia Romagna alluvionata, così come a Lampedusa, in visita all'hotspot che "accoglie" i migranti sull'isola. Due spot che l'hanno aiutata a trascinare la leader dei popolari dalla sua parte.

Pagare i Paesi terzi per tenersi i migranti

Con la presidente della Commissione Ue, Meloni ha così viaggiato in Tunisia nel 2023 e saranno insieme anche in Egitto il 17 marzo. L'obiettivo di queste missioni è di convincere i paesi del Maghreb e dei Balcani (vedi l'accordo con l'Albania) ad "occuparsi" loro dei migranti provenienti principalmente dall'Africa subsahariana con uno strumento molto convincente: i soldi. Al Cairo le due politiche, insieme ai leader di Belgio e Grecia, arriveranno con una promessa di aiuti per 7,4 miliardi di euro (anche se il ministro delle finanze egiziano ha abbassato la cifra ad una forchetta tra 4,6 e 5,5 miliardi), chiedendo in cambio di "bloccare" le persone che attraversano l'Egitto per tentare di sbarcare sulle coste del vecchio continente.

La leader di Fratelli d'Italia è riuscita in pochissimo tempo a far passare l'Ue da una politica di accoglienza, gestione e ripartizione dei migranti tra Stati membri fondata sul diritto d'asilo, al pagare i Paesi terzi per occuparsene. Un modo molto pilatesco di gestire il problema, ma che ha convinto i governi del blocco. Meno i difensori dei diritti umani e qualche eurodeputato di sinistra. 

Lo smantellamento del Green Deal nell’agroalimentare

L'altra battaglia (quasi del tutto) vinta è quella contro il Green Deal, il patto europeo per l'ambiente, soprattutto nel campo dell'agroalimentare. Rappresentate dal ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, le truppe degli agricoltori e delle potenti lobby del settore, sono riuscite in pochi mesi a spostare l'asse europeo sulla materia.

Dalle promesse di lotta ai pesticidi e agli allevamenti intensivi, da una Politica agricola comune più vicina ai piccoli produttori e amica dell'ambiente, la fine di questa legislatura è stata caratterizzata da un pressoché totale smantellamento degli impegni assunti dall'Ue e dalla stessa von der Leyen in materia di sostenibilità del settore rurale.

I "meriti" vanno attribuiti anche ai numerosi eurodeputati italiani (inclusi i socialisti), indirizzati dalla Copa-Cogeca (cui aderiscono le organizzazioni italiane Confagricoltura e Coldiretti) e dai big del cibo (vedi alla voce Filiera Italia) ad annacquare o abbattere le tante misure volte a tutelare suoli, aria ed acqua e proposte per sostenere una svolta agro-ecologica.

Solidamente al fianco dell'Ucraina

Meloni è arrivata al potere pochi mesi dopo l'invasione della Russia in Ucraina. Mentre il suo alleato leghista Matteo Salvini non ha mai staccato convintamente il cordone ombelicale dal presidente russo Vladimir Putin, né dal suo partito Russia Unita, la leader romana ha capito subito che era indispensabile vestire l'abito giallo-blu per avere credibilità tra i suoi omologhi europei. Almeno nelle occasioni ufficiali, come quando è volata a Kiev in occasione del secondo anniversario dall'inizio della guerra affiancando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky o ospitando lì un pre-meeting in vista del G7, che si svolgerà in Puglia in estate.

È persino riuscita a convincere Viktor Orban a cedere sul pacchetto di 50 miliardi all'Ucraina  dopo un lungo tira e molla in cui il leader ungherese avrebbe ottenuto in cambio lo sblocco di oltre 10 miliardi di euro di fondi che Bruxelles aveva congelato per questioni inerenti lo stato di diritto. Una scelta ora contestata dal Parlamento europeo.

Giorgia a Stelle e strisce

In vista delle elezioni negli Stati Uniti del prossimo novembre la rocciosa Giorgia intrattiene rapporti amichevoli con il candidato democratico e presidente in carica Joe Biden, sventolando la vittoria del (discusso) rientro dell'imprenditore Chico Forti. Al tempo stesso lascia apertissima la porta a Donald Trump. A gennaio di quest'anno Palazzo Chigi ha autorizzato Andrea Di Giuseppe, deputato di FdI eletto negli Usa, ad incontrare Trump a Mar-a-Lago. Il repubblicano in quell'occasione avrebbe definito Giorgia "trustable", una leader su cui poter fare affidamento. Qualunque sarà il risultato a Washington, Meloni avrà comunque il suo referente per gli affari a stelle e strisce.

Il corteggiamento dei popolari

Le europee di giugno potrebbero segnare uno spartiacque nella storia europea, con un inedito governo completamente spostato a destra e oltre 12 leader degli Stati membri tra le fila del Partito popolare europeo o dei Conservatori e riformisti. Manfred Weber, presidente del Ppe, corteggia da tempo Meloni per far entrare Fratelli d'Italia nella famiglia dei popolari, col beneplacito di Forza Italia, ma la politica italiana potrebbe avere altri piani. Allargare la "sua" famiglia di riferimento, quella dei Riformisti e conservatori, incorporando gli eurodeputati di Fidesz, cacciati qualche anno fa proprio da Weber e al momento orfani di un gruppo di riferimento.

Con questo assetto Meloni non farebbe parte del più grande partito a livello europeo, ma avrebbe le mani più libere per stringere accordi a seconda delle necessità. E ottenere così un altro travestimento a disposizione a seconda di come gira il vento, sia in Europa che negli Usa.  

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