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Domenica, 28 Aprile 2024
Green deal

La battaglia dell'Ue contro il greenwashing

Stop alle etichette ambientali fuorvianti, sì alle indicazioni sulla durabilità e riparabilità dei prodotti: così Strasburgo intende proteggere i consumatori del mercato unico

Basta agli spot che esaltano la presunta sostenibilità ambientali dei prodotti senza prove scientifiche che lo dimostrino. Detto in altri termini, stop al greenwashing, parola che potremmo tradurre con l'espressione "ambientalismo di facciata" e che contempla quell'insieme di pratiche che aziende e operatori economici vari mettono in atto (in malafede) per dissimulare il reale impatto ambientale dei loro prodotti e delle loro attività, traendo in inganno consumatori e clienti. È quanto prevede la nuova legge approvata in via definitiva dal Parlamento europeo a Strasburgo. 

La direttiva mira a regolare le pratiche commerciali fuorvianti e a rendere l'etichettatura degli articoli in vendita più chiara e affidabile, vietando le indicazioni ambientali eccessivamente generiche (ad esempio le diciture "bio", "ecologico", "naturale" e simili) e non supportate da adeguate prove o certificazioni.

Nello specifico, la legge regolamenta il ricorso ai cosiddetti marchi di sostenibilità su un'ampia gamma di articoli e servizi offerti ai consumatori: non sarà più possibile esibire un'etichetta di prodotto sostenibile se manca un'adeguata base "scientifica" per giustificarla (che andrà verificata direttamente dalle autorità pubbliche oppure da enti terzi indipendenti da esse designati), ma non sarà neanche più possibile per le compagnie aeree, ad esempio, millantare di vendere voli "neutrali" dal punto di vista delle emissioni di Co2 (perché, semplicemente, questo non è possibile).

Etichetta 

Sarà poi introdotta una nuova etichetta armonizzata tra tutti gli Stati membri che dovrà riportare informazioni accurate sulla durabilità e sulla riparabilità degli articoli in vendita, per arginare l'obsolescenza precoce di varie tipologie di prodotti che iniziano a rompersi proprio quando scade la garanzia legale, tra i 2 e i 3 anni dall'acquisto. Quanto alla riparazione, andranno esibite le informazioni relative alla disponibilità di componenti di ricambio, le procedure da seguire nonché una stima dei costi di riparazione.

Pratiche commerciali scorrette

Infine, il Parlamento chiede che siano vietate altre pratiche commerciali scorrette o fuorvianti, come l'obbligatorietà di eseguire periodici aggiornamenti ai software dei dispositivi digitali anche laddove non siano effettivamente necessari a migliorarne la funzionalità, o l'imposizione di utilizzare esclusivamente componentistica della medesima marca del prodotto acquistato.

Queste norme, che forniscono un quadro generale, lavoreranno in sinergia con quelle contenute nella direttiva sulle asserzioni ambientali, attualmente in discussione in commissione parlamentare, che definirà in maniera più specifica le condizioni che le aziende dovranno rispettare per utilizzare determinate indicazioni sull'impatto ambientale dei loro prodotti.

Altri due fronti sui quali si sta lavorando a Bruxelles sono quello dell'ecodesign, cioè un insieme di norme minime per la produzione sostenibile degli articoli venduti nel mercato unico, e quello, già toccato con il voto di oggi, del diritto alla riparazione per incentivare l'economia circolare e ridurre ulteriormente rifiuti e sprechi.

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