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Domenica, 28 Aprile 2024
Case Green

Case da ristrutturare, cosa cambia con le nuove regole

La direttiva comunitaria sulle abitazioni a emissioni zero è arrivata alle fasi finali, con Parlamento e Consiglio Ue che hanno trovato un accordo su tutti i punti più controversi. Ecco cosa prevede e quali sono le tempistiche

La direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia europea, la cosiddetta direttiva sulle Case Green, è arrivata alle sue fasi finali. Il Parlamento europeo e il Consiglio Ue hanno negoziato il testo definitivo del provvedimento che imporrà tutta una serie di ristrutturazioni agli edifici dei 27 Paesi membri, per renderli più efficienti dal punto di vista energetico e quindi meno inquinanti. Si tratta di una revisione di una direttiva attuale sulla prestazione energetica nell'edilizia che punta a una sostanziale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico nel settore.

Il provvedimento fa parte del Fit for 55, il programma di decarbonizzazione dell'Ue che punta a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto al 1990. Nel corso di lunghi e difficili negoziati tra Parlamento e Consiglio Ue, il testo è stato piuttosto ammorbidito rispetto alle richieste iniziali della Commissione, anche per venire incontro alle perplessità dei Paesi come l'Italia, che temevano avrebbe portato a un obbligo di ristrutturazione generalizzato che avrebbe pesato in maniera eccessiva sulle finanze pubbliche e anche quelle dei cittadini. Ma vediamo i principali punti del provvedimento.

Edifici nuovi

Innanzitutto è stato stabilito che tutti gli edifici di nuova costruzione occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Dal 2030 la richiesta sarà estesa a tutti gli edifici, anche quelli dei privati. Il nuovo standard edilizio Zeb (Zero Emission Building) sarà stabilito a livello nazionale, in base ai calcoli di ottimizzazione dei costi degli Stati membri. Gli edifici Zeb non potranno causare alcuna emissione in loco di combustibili fossili, ma saranno comunque consentite diverse opzioni per l'alimentazione e il riscaldamento (o raffreddamento) degli edifici. In particolare l'uso di energie rinnovabili, quelle provenienti da comunità energetiche o da sistemi efficienti di teleriscaldamento e raffreddamento. Se questo non dovesse essere tecnicamente ed economicamente possibile, per gli Zeb potrà essere utilizzata anche altra energia proveniente dalla rete.

Edifici da ristrutturare

Rispetto al testo iniziale è saltato l'obbligo di ristrutturare tutti gli edifici residenziali. Quest'obbligo generalizzato è stato sostituito con dei piani nazionali flessibili. Il testo chiede un approccio medio sull'intero patrimonio edilizio e saranno gli Stati membri a progettare i Meps (Minimum Energy Performance Standards) e decidere quali edifici e a che livello dovranno essere ristrutturati. Ovviamente moltissimi edifici dovranno essere ristrutturati, ma non tutti e non subito, ogni esecutivo potrà decidere se si deve partire da quelli più vecchi, da quelli più grandi e inquinanti, da quelli di edilizia pubblica o quello che sia. I governi avranno però l'obbligo entro il 2030 di fare sì che tutti gli edifici non residenziali siano al di sopra del 16% delle prestazioni peggiori ed entro il 2033 al di sopra del 26%. 

Per quanto riguarda l'obiettivo di ristrutturazione degli edifici residenziali, gli Stati membri garantiranno che il parco immobiliare residenziale riduca il consumo medio di energia del 16% nel 2030 e di una percentuale compresa tra il 20 e il 22% nel 2035. Il 55% della riduzione energetica dovrà essere ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori. Le strategie nazionali determineranno poi i successivi sforzi di ristrutturazione per arrivare all'obiettivo finale di avere un parco edifici a emissioni zero entro il 2050.

Le esenzioni

Nel testo sono presenti tutta una serie di esenzioni. I Paesi membri avranno la facoltà di escludere gli edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, luoghi di culto ed edifici del settore agricolo. In questo modo l'Italia potrà appunto tutelare quei palazzi che, seppur energeticamente non efficienti, fanno parte del patrimonio della nostra nazione. Inoltre saranno esentate tutte le case utilizzate solo per le vacanze, visto che la proposta specifica che la direttiva non dovrà riguardare appartamenti "destinati ad essere usati meno di quattro mesi all'anno".

Pannelli solari

Dal testo è stato escluso l'obbligo di installare pannelli solari sugli edifici privati esistenti, ma resta quello per gli edifici pubblici: per tutti quelli più grandi, sopra i 2mila metri quadrati, a partire dal 2027; quelli da mille a partire dal 2028 e infine dal 2029 anche quelli dai 250 metri quadrati in su. Dal 2030 l'obbligo di installare pannelli solari riguarderà tutti gli edifici nuovi, anche quelli residenziali.

Caldaie a combustibili fossili

Ultimo punto importante è quello dell'utilizzo di combustibili fossili all'interno delle case, l'accordo ha escluso un divieto generalizzato, che si sarebbe potuto applicare anche ad esempio a forni e fornelli, ma prevede l'obiettivo di eliminare completamente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040. Gli Stati membri dovranno inoltre smettere di sovvenzionare queste caldaie a partire dal 2025. Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

Chi paga?

La direttiva non specifica chi dovrà farsi carico dell'investimento, e starà quindi agli Stati decidere se sostenerlo con fondi pubblici o meno. La direttiva prevede comunque tutta una serie di aiuti finanziari e sgravi fiscali. Il Parlamento di Strasburgo chiede che 110 miliardi di finanziamenti comunitari già stanziati da Bruxelles, possano essere reindirizzati per aiutare a sostenere i costi delle ristrutturazioni, soprattutto per le famiglie meno abbienti. Ma questo significa che non si tratterebbe di soldi freschi, ma soldi che i governi dovrebbero togliere ad altre politiche europee.

L'articolo è stato aggiornato venerdì 8 dicembre alle 10:00 per aggiungere alcuni dettagli in seguito alla conclusione dell'ultimo Trilogo

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