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Sabato, 27 Aprile 2024
Il dibattito

L'Italia affossa il regolamento Ue sui diritti dei bambini delle coppie gay

In Senato approvata una risoluzione di Fratelli d'Italia contro una proposta della Commissione che mira a dare ai figli gli stessi diritti in tutti gli Stati membri

Il Senato italiano ha votato contro il nuovo regolamento della Commissione europea per armonizzare le norme sul riconoscimento trasfrontaliero dei figli, anche di coppie omosessuali o nati grazie alla maternità surrogata, e dei loro diritti in tutta l'Ue. In commissione Politiche europee della Camera Alta del nostro Parlamento è passato, grazie ai voti della maggioranza, un testo proposto da Fratelli d'Italia. La votazione contro il 'certificato europeo di filiazione' proposto da Bruxelles, era necessario affinché "non venga bypassato il divieto di maternità surrogata vigente in Italia", ha dichiarato il senatore di FdI, Marco Scurria, segretario della commissione Politiche europee. La risoluzione votata oggi "ribadisce la nostra netta contrarietà a queste pratiche inaccettabili", hanno detto i senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri e Pierantonio Zanettin.

Ma il regolamento della Commissione aprirebbe davvero alla maternità surrogata nel nostro Paese? Che cosa dice la proposta della Commissione? Innanzitutto va detto che il voto del Senato non ha un vero e proprio valore legislativo, ma è piuttosto un indirizzo che il nostro Parlamento dà al governo, per suggerirgli come deve comportarsi rispetto a un testo che è ancora in discussione in sede Ue, e che quindi dovrà passare al vaglio del Consiglio Ue. Qui la sua approvazione sarà piuttosto difficile, in quanto c'è bisogno dell'unanimità per il via libera, e tra i contrari non c'è solo l'Italia, ma anche Paesi con altri governi di destra e vicini a quello di Giorgia Meloni come la Polonia e l'Ungheria. Il provvedimento non sembra insomma destinato a un'approvazione in ogni caso, indipendentemente dal voto del Senato. Non comunque in tempi brevi e senza lunghe ed estenuanti trattative e modifiche.

Entrando nello specifico del testo del regolamento, questo non richiede agli Stati di riconoscere alle coppie gay il diritto di adottare bambini né tanto meno obbliga a riconoscere la pratica della maternità surrogata nella propria nazione, ma richiede solo di riconoscere ai bambini eventualmente nati in altri Stati da coppie gay o da maternità surrogata gli stessi diritti che hanno gli altri bambini. L'idea è appunto armonizzare il diritto degli Stati membri per fare in modo che un bambino che ha un diritto in una nazione non lo perda se per caso va in un'altra. Ad esempio un bambino che è figlio di una coppia gay regolarmente residente e sposata in Spagna, dovrebbe secondo Bruxelles essere considerato come figlio di entrambi i genitori anche nel caso la famiglia si trasferisse in Italia.

Il diritto dell'Unione prevede già che la filiazione accertata in un Paese sia riconosciuta in tutti gli altri per alcuni scopi come accesso al territorio, diritto di soggiorno, non discriminazione rispetto ai cittadini nazionali, ma lo stesso non vale per i diritti conferiti dal diritto nazionale. Il regolamento della Commissione, presentato lo scorso dicembre, consentirebbe ai figli di beneficiare in situazioni transfrontaliere dei diritti in materie quali la successione, i diritti alimentari o il diritto dei genitori di agire in qualità di rappresentanti legali del minore per motivi di scolarizzazione o di salute. Insomma non si obbligherebbe certo l'Italia a riconoscere il matrimonio per le coppie omosessuali o a dare loro il diritto all'adozione, ma se una coppia gay sposata in Spagna e con un figlio, dovesse trasferirsi in Italia, a entrambi i genitori dovrebbe essere riconosciuto, ad esempio, il diritto di andare a prendere il piccolo a scuola e di interagire con i suoi insegnanti. Allo stesso modo al bambino dovrebbe essere riconosciuto il diritto di ereditare una eventuale casa di uno dei due genitori.

Lo stesso vale per la maternità surrogata, pratica che, bisogna ricordarlo, è comunque illegale nella gran parte degli Stati. Questa pratica è consentita o comunque tollerata solo in alcuni dei Paesi membri dell'Ue, come ad esempio in Belgio o Olanda, ma solo nel caso in cui la madre che mette a sua disposizione l'utero per la gravidanza non lo faccia in cambio di soldi ma solo per spirito di solidarietà, come Phoebe nella celebre sitcom statunitense Friends. Il regolamento della Commissione anche in questo caso non obbligherebbe il nostro Paese a riconoscere in alcun modo la maternità surrogata in sé, ma solo a riconoscere a un bambino nato da cittadini europei di un'altra nazione o residenti in un'altra nazione, in cui questa pratica è consentita, i diritti che avrebbe un bambino italiano se lui (o lei) e i suoi genitori si dovessero trasferire nel nostro Paese.

L'intervento della Commissione nasce dal fatto che in passato figli di coppie gay si sono trovati in una sorta di limbo quando i loro genitori si sono spostati da uno Stato membro dell'Ue all'altro. Uno dei casi limite che ha scatenato un forte dibattito è stato quello di una coppia di donne, una bulgara (la madre biologica) e una di Gilbilterra, che si erano sposate in Spagna e avevano avuto lì un bambino. Questo bambino non poteva avere la cittadinanza spagnola non avendo genitori spagnoli, ma anche la Bulgaria gli voleva rifiutare la sua cittadinanza, non riconoscendo il certificato di nascita che, come concesso dalla legge spagnola, elencava le due donne come madri del piccolo assegnandogli entrambi i loro cognomi. Alla fine la Corte Ue ha stabilito che Sofia doveva concedere il passaporto al bambino, che altrimenti sarebbe rimasto apolide, pur essendo nato da una madre bulgara.

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