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Sabato, 27 Aprile 2024
Le proiezioni

Elezioni europee 2024: come sarebbe oggi il nuovo Parlamento Ue

Gli ultimi sondaggi nei Paesi del blocco e la corsa di Meloni per entrare nella maggioranza

Mancano circa 10 mesi alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Mai come in questa occasione, i risultati delle urne potrebbero riservare delle sorprese e innescare un rimescolamento degli equilibri politici nel Continente. I partiti di destra, da sempre ai margini (o quasi) della grande coalizione che ha governato finora l'Europa, quella composta dai popolari (Ppe, centrodestra), i liberali (Renew) e i socialdemocratici (S&d, centrosinistra), puntano a entrare nei posti di comando. Ci sono i conservatori dell'Ecr, il partito europeo guidato da Giorgia Meloni, e i sovranisti di Id, di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini. Di queste due formazioni, è l'Ecr ad avere più chance di far parte di un'eventuale nuova maggioranza che prenda le redini dell'Eurocamera, e da qui quelle della Commissione europea. Ma la scalata al potere della premier italiana è irta di ostacoli, e passerà da due elezioni delicate in Polonia e in Olanda. Sempre, poi, che l'esito delle europee rispecchi gli attuali sondaggi. 

La maggioranza Ursula

Stando alle proiezioni nei 27 Paesi Ue, la grande coalizione di Ppe, Renew e S&d (quella che insieme all'appoggio esterno dei Verdi è stata ribattezzata "maggioranza Ursula" dal nome della presidente della Commissione von der Leyen) avrebbe sulla carta ancora i numeri per serrare i ranghi ed evitare aperture a destra: secondo gli aggregatori di sondaggi nazionali di Politico e Europe elects, il Ppe, di cui fa parte Forza Italia, resterebbe il primo partito europeo, raccogliendo tra i 157 e i 160 seggi sui 705 che compongono l'aula del Parlamento. 

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Il secondo gruppo parlamentare resterebbe quello dei socialisti dell'S&d, accreditato tra i 142 e i 143 seggi. I liberali di Renew, che annoverano tra i loro membri il leader francese Emmanuel Macron e i partiti di Matteo Renzi e Carlo Calenda, potrebbero ottenere tra gli 85 e i 90 deputati. Insieme, la coalizione avrebbe tra i 382 (Europe elects) e i 387 seggi (Politico), al di sopra della soglia minima di 353 necessaria per assicurarsi la maggioranza dell'Eurocamera. Ma come hanno dimostrato le recenti spaccature interne a popolari e liberali su alcuni dossier centrali, in particolare quelli sul Green deal, questa soglia potrebbe non bastare a garantire una stabilità politica tra Strasburgo e Bruxelles.  

La crisi di Verdi e Green deal

Già nel 2019, quando i tre gruppi di maggioranza avevano accumulato 432 deputati (50 circa in più di quelli che le proiezioni attuali prospettano), la coalizione aveva fatto ricorso all'appoggio esterno dei Verdi. Il problema oggi è che sia il partito ecologista, sia le politiche ambientaliste da esso promosse (e che hanno forgiato l'attività della Commissione von der Leyen) sono entrate in crisi di consensi. Le proiezioni danno oggi ai Verdi tra i 43 e i 49 seggi, in calo rispetto ai 68 ottenuti quattro anni fa. Inoltre, sia tra i leader del Ppe, sia tra quelli di Renew (a partire dallo stesso Macron), circola da tempo la convinzione che bisogna mettere un freno al Green deal. La preoccupazione economica è che una transizione ecologica troppo rapida possa mettere in ginocchio l'industria europea (si pensi al settore automobilistico). Ma c'è anche (se non soprattutto) il timore politico che, sventolando la bandiera ambientalista, i moderati vengano puniti alle urne dagli elettori. Perdendo consensi a favore della destra. 

L'apertura a destra

L'emorragia di voti, del resto, è iniziata da tempo: il Ppe, stando sempre alle proiezioni sopra citate, tra dieci mesi potrebbe perdere circa 25 deputati. E anche Renew rischia un calo di una ventina di deputati. Per fermare il trend, e magari invertirlo, il presidente dei popolari, il tedesco Manfred Weber ha avviato da circa un anno una strategia di progressivo avvicinamento all'Ecr di Meloni. I conservatori, a oggi, sono accreditati tra gli 82 e gli 85 seggi. Una quota che potrebbe aumentare con l'ingresso di nuovi partiti nazionali nel gruppo Ecr. A favore di Meloni e alleati gioca anche la presenza dei conservatori nelle maggioranze di governo in diversi Paesi Ue, dall'Italia alla Polonia, passando per Svezia e Finlandia. 

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Più difficile l'ipotesi di un allargamento ai sovranisti dell'Id: il gruppo della Lega, che nel 2019 era diventato la quarta forza del Parlamento Ue, viaggia oggi tra i 71 e i 72 deputati, sempre secondo le proiezioni. Numeri importanti, nonostante il leggero calo rispetto a quattro anni fa. Ma intorno a Id potrebbe restare ancora ben saldo il cordone sanitario elevato dalle forze europeiste: per Macron, il problema principale è Marine Le Pen, la leader del Rassemblement national e alleata di ferro di Salvini. Per i popolari tedeschi (non tutti in realtà), il dialogo con Id è reso complicato dalla presenza dell'Afd, partito di ultradestra diventato la seconda forza politica in Germania.

Le urne in Polonia e Olanda

Cosa succederà all'indomani del 9 giugno, quando si chiuderanno le urne europee? Delle prime indicazioni dovrebbero arrivare dalle elezioni generali previste in Polonia e Olanda. A Varsavia, gli occhi sono puntati sul duello tra il Pis, il partito oggi al potere e azionista di maggioranza dell'Ecr, e la Coalizione civica, alleanza che tiene dentro popolari, liberali, socialisti e verdi. Per i polacchi del Ppe il dialogo con il Pis è pressoché impossibile, e questo complica non poco le mire di Weber di un allargamento a destra. 

In Olanda, dove il premier liberale Mark Rutte si è dimesso da governo e politica dopo oltre un decennio di dominio, i fari erano fino a poche settimane fa puntati sul Bbb, il partito degli agricoltori nato in opposizione alle politiche ambientaliste dello stesso Rutte e capace di catalizzare quasi un quarto dei consensi nel Paese in pochissimo tempo. Il Bbb non ha oggi un'affiliazione a un partito europeo, ma sembra destinato a finire nella sfera dell'Ecr. Così come si è imposto rapidamente, però, adesso il Bbb sembra sgonfiarsi altrettanto velocemente: i sondaggi lo danno all'11% (era oltre il 20%), superato ampiamente dal Nuovo contratto sociale (neonata formazione nell'orbita del Ppe), dai liberali e dalla coalizione socialisti-verdi guidata da Frans Timmermans (l'ex vicepresidente della Commissione europea che è considerato il vero deus ex machina del Green deal Ue, nonché nemico giurato di Id).

C'è ancora vita a sinistra

Proprio i risultati in Olanda, e in particolare quello di Timmermans, potrebbero rafforzare il fronte che vuole mantenere in vita l'attuale assetto in Europa, sbarrando la strada a Meloni e soci. Se l'ex vice di von der Leyen dovesse riuscire a riportare la sinistra ecologista al governo, si tratterebbe di un secondo successo per questo fronte dopo quello di Pedro Sanchez in Spagna. L'esito delle elezioni iberiche ha sancito uno stop alla crescita dell'Ecr (gli alleati di Vox hanno perso consensi) e ha dimostrato che c'è ancora vita a sinistra. Left, il gruppo europeo che riunisce le formazioni alla sinistra di S&d, potrebbe ottenere una quarantina di deputati, e dare una mano a chi vede nella porzione d'Aula occupata da Left e verdi un'alternativa praticabile all'abbraccio con i conservatori.

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