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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Donne, povere, spesso minorenni: chi sono le vittime della tratta di esseri umani e come l'Europa vuole contrastarla

Con la pandemia anche i trafficanti si sono spostati online, mentre l'ultima direttiva Ue è del 2011. Ecco cosa propone Bruxelles

Quello della tratta di esseri umani è un fenomeno spesso nascosto e invisibile ai nostri occhi. È fatto di persone, soprattutto donne e spesso minorenni, strappate dai loro Paesi d’origine e portate nel Vecchio continente con minacce o false promesse. E poi costrette alla schiavitù o alla prostituzione. Gli ultimi dati disponibili fanno riferimento agli anni 2017 e 2018, e parlano di 14 145 vittime conosciute nell’Unione europea, ma il numero reale è sicuramente molto più alto: la maggior parte infatti non denuncia, e quindi il fenomeno non riesce a emergere nella sua interezza.

Circa la metà delle persone vittime di tratta viene da uno degli Stati Membri dell’Unione Europea: nell’ordine da Romania, Ungheria, Francia, Paesi Bassi e Bulgaria. I Paesi non europei da cui provengono la maggior parte delle vittime sono Nigeria, Cina, Ucraina, Marocco e India. Lo sfruttamento sessuale e la prostituzione sono gli scopi primari del traffico (riguardano il 60% delle vittime, mentre il 15% è a scopo lavorativo). Tre quarti delle persone che intrappolate nella tratta sono donne (il 72%), e tra loro anche ragazze e bambine.

I loro aguzzini sono quasi sempre membri di una rete di criminalità organizzata che si espande anche all’estero. Questo è uno dei motivi che rende l’identificazione degli sfruttatori così difficile. E la pandemia da Covid19 non ha aiutato: secondo GRETA, il gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, le vittime oggi sono ancora più vulnerabili. Ci sono stati ritardi nell’identificazione formale delle persone come vittime, nelle partenze dei processi e nei percorsi di affrancamento dalla schiavitù. La rete criminale ha ancor di più sfruttato la situazione finanziaria precaria delle loro vittime, e ha trovato il modo di includere l’online nei propri traffici. Una situazione dai contorni tragici, e su cui è difficile agire. Il Parlamento europeo ha provato a farlo, all’inizio di quest’anno.

Il lavoro del Parlamento europeo

Nei primi mesi del 2021, il Parlamento europeo ha dato un prima via libera una serie di misure di contrasto e prevenzione del traffico di esseri umani, che si combinino a un piano per supportare le vittime e permettere loro di rientrare nella società. Secondo il Parlamento, l’approccio a questo fenomeno deve avere come focus le vittime, e non deve dimenticarsi che la stragrande maggioranza sono donne. Sono necessari anche dati che possano dare una definizione e una misura a questo fenomeno.

Gli eurodeputati hanno chiesto un intervento della Commissione Ue, perché venga migliorata e attualizzata la Direttiva anti-tratta del 2011, e per fare in modo che gli Stati membri criminalizzino espressamente l’uso consapevole della tratta di esseri umani. Migranti, richiedenti asilo e rifugiati devono essere trattati con attenzione particolare, soprattutto le donne e i minori non accompagnati, vittime preferite dei trafficanti. Il testo approvato sottolinea che tra chi richiede protezione internazionale ci sono pochissime vittime di tratta, sottolineando quanto questo dato sia incongruo: le procedure di richiesta d’asilo e anti-tratta devono andare di pari passo.

La Strategia europea per la lotta contro la tratta di esseri umani

Ad aprile del 2021 la Commissione europea ha recepito le proposte del Parlamento e ha pubblicato una nuova Strategia per contrastare il traffico di esseri umani, che sarà valida fino al 2025. Il suo focus è sulla prevenzione del fenomeno e sul supporto alle vittime.

Sono quattro in particolare le vie che la nuova strategia ha deciso di seguire: in primis ridurre la domanda di schiavi, sessuali o a scopi lavorativi, che in Europa esiste ancora e che permette il fenomeno della tratta di esseri umani. La Commissione dovrebbe introdurre norme minime per qualificare come reato lo sfruttamento di persone che vengono dalla tratta: per questo dovrebbe essere rafforzata la direttiva sulle sanzioni contro i datori di lavoro di persone arrivate in Europa con la tratta di esseri umani.

In secondo luogo, la Commissione lavorerà insieme alle compagnie di Internet per ridurre l’uso di piattaforme online per reclutare nuove vittime: come abbiamo visto, infatti, con la pandemia anche i trafficanti di esseri umani si sono spostati sul web.

Come terza via l’Europa ha scelto di concentrarsi sulle vittime, in particolare sulle donne e sui bambini: individuarli e identificarli subito sarà centrale, per lavorare su programmi di emancipazione dalla tratta e di reinserimento nella società. La Commissione finanzierà anche un programma di formazione sulle tematiche anti-tratta e di genere per polizia, assistenti sociali, guardie di frontiera e personale sanitario.

Infine, l’Ue rafforzerà la cooperazione con i suoi partner internazionali per combattere la tratta di esseri umani nei paesi di origine e di transito, che nella maggior parte dei casi sono esterni alla frontiera.

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