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Domenica, 28 Aprile 2024
la nuova strategia

Così finisce la globalizzazione

L'Europa ha presentato una nuova strategia economica. Il documento evita qualsiasi menzione specifica della Cina, ma è chiaro che Pechino, insieme alla Russia, sono gli obiettivi principali della nuova misura

L'Unione Europea si prepara ad alzare le barricate per proteggere le tecnologie sensibili e la proprietà intellettuale dei paesi membri. L'obiettivo è chiaro: impedire alle aziende europee di produrre elementi strategici, come supercomputer, intelligenza artificiale, microchip avanzati e materie prime, in paesi che possono minacciare il mercato europeo. E per evitare che le imprese dei 27 paesi membri siano esposte alla dipendenza eccessiva da fornitori di materie prime e rare (come la Cina) ed essere oggetto di interferenze politiche ed economiche, Bruxelles vorrebbe imporre alle imprese dei 27 Stati di rivedere gli investimenti strategici nei paesi di tutto il mondo.

Sono questi i punti cruciali della Strategia di Sicurezza Economica europea, presentata nella giornata del 20 giugno dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in vista del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno. Il documento della nuova Strategia di Sicurezza europea - che dovrà essere discusso dai capi di Stato e di governo europei a fine mese - evita qualsiasi menzione specifica della Cina, ma solo della Russia. Difficile però non pensare che diverse azioni siano state pensate proprio per fare fronte all'aggressività economica (o coercizione) del gigante asiatico.

A fronte dei cambiamenti geopolitici e della guerra in Ucraina, Bruxelles vuole proteggersi dalle minacce poste da Pechino e Mosca, creando una rete di cooperazione tra paesi che condividono le stesse preoccupazioni sulla sicurezza economica. E per farlo, vorrebbe ridurre la possibilità alle aziende europee di fare investimenti in tecnologie avanzate, che potrebbero essere utilizzate da paesi come Russia e Cina per migliorare le loro capacità militari e di intelligence. La strategia economica infatti determina quattro aree di rischio: le catene di approvvigionamento, incluso l'energia; la sicurezza fisica e informatica delle infrastrutture; la perdita di tecnologia a favore di Paesi terzi; l'uso come arma della dipendenza economica dell'Ue e di strumenti di coercizione.

Bruxelles vuole così rafforzare il suo controllo su tre aree strategiche, in particolare sugli investimenti delle società straniere nelle infrastrutture critiche europee ed effettuare uno screening delle esportazioni delle aziende del Vecchio continente e degli investimenti in uscita. Il ragionamento alla base della nuova strategia di sicurezza economica è che le aziende dei 27 paesi membri potrebbero mettere a rischio la proprietà intellettuale europea e la sicurezza nazionale se esternalizzano una parte delle loro catene di approvvigionamento in paesi che rappresentano un rischio per la pace e la stabilità mondiale. Con la nuova strategia economica, l'Ue potrebbe vietare quegli investimenti in uscita quando intravede un rischio per la sicurezza europea. In effetti, scrive Politico, sarebbe la fine della globalizzazione incontrollata delle catene di approvvigionamento, che ha guidato l'internazionalizzazione economica negli ultimi decenni.

A fare da sponda alla proposta di Bruxelles è il Global Gateway, il progetto europeo che si presenta come una risposta alla Nuova via della Seta cinese e che prevede una serie di investimenti in infrastrutture fisiche e digitali, dalle ferrovie ai cavi in fibra ottica, in diverse zone di Asia, Africa e America latina. 

Come si legge nel documento, la Commissione invita quindi i 27 paesi membri a rendere l'economia europea più resiliente e sostenibile, nel rispetto delle regole internazionali e del modello multilaterale. E ancora una volta il riferimento va ai paesi che, prima della guerra in Ucraina, hanno inaugurato un'amicizia "senza limiti".

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