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Sabato, 27 Aprile 2024
Effetto a catena / Australia

Schizza di nuovo il prezzo del gas (ma stavolta la guerra non c'entra)

Il costo sul mercato è in forte aumento a causa di un possibile sciopero in Australia, Paese da cui provengono buona parte delle forniture di Gnl dell'Europa da quando abbiamo tagliato quelle russe

I prezzi del gas sui mercati europei stanno di nuovo aumentando vertiginosamente, anche se questa volta la guerra in Ucraina non c'entra, o almeno non direttamente. A far aumentare ieri del 40% il costo sul Ttf di Amsterdam, il Title Transfer Facility, il benchmark europeo, è stata la potenziale interruzione delle forniture globali di gas naturale liquefatto dall'Australia, che ha spaventato gli operatori che in precedenza stavano scommettendo su un ulteriore calo dei prezzi. A incrociare le braccia potrebbero essere innanzitutto i dipendenti delle piattaforme offshore di Woodside, che da sole forniscono ogni mese più del 10% del Gnl mondiale. E così ieri (9 agosto) in Europa i prezzi sono saliti a più di 43 euro per megawattora, rispetto ai quasi 30 euro del giorno precedente, raggiungendo il punto più alto da metà giugno. L'impennata si è protratta oggi. In aumento anche il valore dell'indice Igi (Italian Gas Index) che per il 10 agosto è stato pari a 36,98 euro al Mwh, in forte rialzo rispetto a ieri quando era 28,51 euro.

L'aumento è stato innescato dalle notizie secondo cui i lavoratori di importanti impianti di Gnl in Australia starebbero pianificando azioni di sciopero per ottenere salari più alti e una migliore sicurezza del posto di lavoro. Quasi tutti gli addetti alla produzione delle piattaforme North Rankin, Goodwyn e Angel Lng del gigante energetico australiano Woodside potrebbero interrompere il lavoro già dalla prossima settimana, riporta il quotidiano economico australiano The Australian Financial Review, così come i dipendenti Chevron degli stabilimenti di Wheatstone e Gorgon. L'Australia non è tra i principali fornitori europei, ma una scarsità di forniture porterebbe gli acquirenti asiatici a spostarsi sul mercato europeo: di qui il forte aumento dei prezzi. A questo, si aggiungono la previsione di forniture ridotte dalla Norvegia, che con la guerra in Ucraina è diventata il principale fornitore di gas naturale del continente europeo, a causa di un'importante manutenzione degli impianti locali che potrebbe ridurre le esportazioni norvegesi tramite gasdotto di oltre il 40%.

Woodside spera di evitare lo sciopero, ma ha già messo in atto un piano di emergenza per garantire le forniture. "Speriamo che non sia necessario attivare questo piano", spiega il gruppo, che vuole riprendere i negoziati per evitare l'interruzione del lavoro prevista per metà agosto. Anche la rivale statunitense Chevron sta affrontando la minaccia di uno sciopero dei lavoratori delle sue piattaforme offshore in Australia occidentale, indetto dallo stesso potente sindacato, l'Australian Workers Union (Awu). Le esportazioni di Gnl, stimate in "centinaia di milioni di dollari", sono a rischio, ha avvertito il sindacato.

Come spiega il Financial Times, i movimenti del mercato sono stati esacerbati da alcuni trader che hanno chiuso le scommesse sul calo dei prezzi del gas. La mossa evidenzia che, nonostante i livelli di stoccaggio del gas siano saliti vicino ai target fissati nell'Unione europea, la crisi energetica che ha scosso il continente per quasi due anni non è ancora finita e i mercati sono ancora nervosi per la vulnerabilità delle forniture.

Mentre le forniture di Gnl australiano raramente arrivano direttamente in Europa, l'Ue è diventata sempre più dipendente dai carichi globali di questo gas trasportati via mare per sostituire le forniture russe tagliate dopo la guerra in Ucraina. "Anche se i depositi di gas sono pieni, ciò non significa necessariamente che tutto vada bene", ha dichiarato al giornale Callum Macpherson, responsabile delle materie prime di Investec. "Dipende dall'inverno che avremo, che al momento è sconosciuto", ha detto, aggiungendo che ci sono ancora "significativi rischi" per la situazione del gas in Europa. L'anno scorso l'Ue è stata il più grande importatore di Gnl al mondo, costretta a rimpiazzare la perdita di idrocarburi provenienti dai gasdotti russi. Un tempo Mosca soddisfaceva circa il 40% della domanda di gas del blocco.

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