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Domenica, 28 Aprile 2024
La battaglia in Europa

L'industria dei salumi vince in Europa: salvi i conservanti a rischio cancro

I verdi avevano proposto di vietare i prodotti trattati con nitriti e nitrati, come già fanno da anni i produttori di prosciutto di Parma e San Daniele. Ma il Parlamento europeo e la destra italiana si sono opposti

Era solo una proposta, ma aveva fatto tremare i polsi all'industria italiana dei prosciutti. Al Parlamento europeo riunito in plenaria i verdi avevano chiesto di vietare i nitriti e nitrati, additivi alimentari che diverse entità scientifiche reputano genotossici e potenzialemente cancerogeni. La richiesta rientrava nella risoluzione curata dall’eurodeputata francese Michèle Rivasi, in cui si emendava la proposta della Commissione europea di stabilire invece dei limiti e non una totale interdizione di queste sostanze. Il comparto italiano delle carni lavorate si è mosso per evitare che l'emendamento passasse, rivolgendosi direttamente agli eurodeputati italiani e sollevando una serie di rischi per la sicurezza alimentare. Una pressione che ha avuto successo.

Livelli massimi di conservanti

La Commissione europea da diversi mesi discute con l'industria alimentare per ridurre la quantità di nitriti e nitrati in determinati prodotti. Queste sostanze sono adoperate soprattutto per la conservazione delle carni lavorate. Da un lato sono adoperati per aumentarne la conservazione e ridurre rischi batterici, dall'altro vengono anche usati in abbondanza per conferire un caratteristico colore rosa del cotto o rosso vivo del crudo, che li rende più attraenti per i consumatori. La proposta dell'esecutivo europeo è stata però reputata troppo debole dall'eurodeputata Michèle Rivasi, che ha quindi presentato un'obiezione approvata il 26 giugno dalla commissione Ambiente. Secondo l'esponente dei Verdi, la proposta dei funzionari di Bruxelles contribuisce a stabilire un doppio standard di prodotti "con" o "senza" nitrito.

"Non c'è più alcun motivo di sanità pubblica che giustifichi il ricorso all'aggiunta di nitrati e nitriti nelle carni e nei salumi", ha scritto l'eurodeputata francese in una nota, aggiungendo: "Innanzitutto perché questi additivi alimentari si sono dimostrati cancerogeni". Secondo la politica, i produttori del settore, in particolare in Francia e in Italia, hanno dimostrato da diversi anni che si possono produrre prosciutti e salumi senza nitriti e privi di nitrati. "Pertanto, l'argomento dell'imperativo tecnologico non è più valido", ha chiosato Rivasi. L'obiettivo dei Verdi era quindi quello di far progressivamente ritirare del tutto queste sostanze dal mercato, con misure di accompagnamento per gestire la transizione. Questo perché da molti anni le reazioni chimiche tra additivi di tipo "nitro" e componenti della carne (in particolare il ferro) presenti nei salumi sono oggetto di particolare attenzione a causa del rischio di tumori, come confermato dall'Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall'Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses).

L'opposizione

L'industria italiana del settore ha fatto muro contro l'emendamento, temendo forti ripercussioni sul settore. "Se approvata, rispedirebbe al mittente – dunque annullandolo - il regolamento sui livelli massimi di nitriti e nitrati nei prodotti a base di carne recentemente approvato dagli Stati Membri in sede di Comitato Permanente Ue", si legge in una lettera spedita agli eurodeputati italiani dall'Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi (Assica) e a cui ha avuto accesso EuropaToday. Secondo gli industriali il "Divieto graduale" richiesto dai Verdi sarebbe possibile solo per particolari produzioni di alta gamma, come quella dei Prosciutti di Parma e del San Daniele, che già non ne fanno uso. Nel resto del settore, rinunciarvi significherebbe "mettere a repentaglio la sicurezza alimentare", scrive Assica. "Tali additivi infatti sono utilizzati per controllare crescite batteriche indesiderate e pericolose (listeria, Salmonella, Clostridium botulinum) ed hanno anche la proprietà di mantenere il colore rosso della carne", sottolineano gli esponenti del settore.

Eliminazione o riduzione?

Secondo gli industriali, la proposta della Commissione europea garantirebbe già a partire dal 2025 di ottenere "riduzioni importanti dei livelli d’uso di nitriti e nitrati consentiti nei prodotti a base di carne, con la finalità di limitare per quanto possibile il tenore di nitrosammine". È la stessa Assica ad ammettere però che "la presenza di nitriti e nitrati negli alimenti può dar luogo alla formazione di nitrosammine, alcune delle quali cancerogene". Secondo l'associazione, pretendere un divieto anziché una semplice limitazione dei livelli massimi di nitriti e nitrati provocherebbe dei rallentamenti rispetto alla tabella di marcia che l'industria dei prosciutti ha concordato in questi mesi con Bruxelles. "Per concludere, il paradosso di questa risoluzione, se adottata, sarebbe quello di consentire il mantenimento dello status quo, cioè livelli di Nitriti nitrati più alti di quelli introdotti dal Regolamento che intende respingere", conclude Assica.

Parma docet

A dimostrazione che la strada per l'eliminazione non è impossibile, ma già tracciata la Rivasi utilizza come esempio principe proprio quello fornito dall'Italia. La strada verso prosciutti privi di conservanti è stata aperta dal consorzio dei produttori del prosciutto di Parma, che vanta un colore rosso brillante stabile ottenuto senza l'utilizzo di nitriti e/o nitrati. Sin dal 1993, ricorda l'eurodeputata sul suo sito web, i suoi produttori si sono impegnati a non utilizzare alcun additivo alimentare (nitriti, nitrati, coloranti, aromi artificiali, ecc.). Una scelta che si è dimostrata vincente anche sul piano economico, visto che i 140 produttori consegnano ogni anno dagli 8 ai 9 milioni di prosciutti di Parma, "senza creare rischi per la salute dei consumatori o aumentare il numero di casi di botulismo".

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