Perché le auto elettriche in Europa costano molto di più che in Cina
Un'analisi di T&E critica i big europei del settore: "Puntano su Suv e veicoli di lusso per massimizzare profitti". E così i costi medi delle vetture a batteria sono aumentati di 18mila euro in meno di dieci anni
Secondo le case automobilistiche, in Europa il mercato dei veicoli elettrici non decolla perché i consumatori preferiscono ancora le vecchie auto a benzina e diesel. Ma secondo un'analisi del think tank Transport & Environment (T&E), la causa delle basse vendite va cercata a monte, ossia nelle strategie industriali dei giganti dell'automotive Ue. I quali continuano a puntare con forza sulle vendite dei modelli più inquinanti e su Suv e auto di lusso, massimizzando così "i profitti a breve termine". E rendendo di fatto molto più costosa l'alternativa elettrica per chi ha meno disponibilità di portafoglio.
Il confronto con la Cina
L'analisi parte da un dato: dal 2015 a oggi, il prezzo medio di un'auto elettrica a batteria in Europa è aumentato del 39% (con una crescita di circa 18mila euro in media per ogni nuovo veicolo a batteria), mentre in Cina è diminuito del 53%. Certo, Pechino può contare su diversi vantaggi competitivi, a partire dalla sua catena di approvvigionamento delle batterie. Ma i colossi Ue, a detta di T&E, anziché concentrarsi sul recupero del terreno perduto con i concorrenti cinesi, hanno preferito impostare le vendite privilegiando i modelli di grandi dimensioni e di lusso.
Si prenda per esempio il segmento B dei veicoli compatti, quelli più economici per i consumatori, ma anche quelli che garantisco meno margini di profitto ai venditori: solo il 17% delle auto elettriche vendute in Europa appartengono a questa categoria, rispetto al 37% di quelle con il classico motore a combustione (la cui produzione dovrebbe arrestarsi entro il 2035, stando a quanto deciso dall'Ue).
Dal 2018 a oggi, le case automobilistiche europee hanno lanciato appena 40 nuovi modelli a batteria per le auto più piccole, contro i 66 dei segmenti D e E, dove rientrano Suv e auto di lusso (premium). Non a caso, è in questi segmenti che le vendite di veicoli elettrici hanno superato, e non di poco, quelle delle vetture a benzina e diesel. E se in Cina sono disponibili 75 modelli elettrici per meno di 20mila euro, in Europa a oggi ce n'è solo uno. La solfa non dovrebbe cambiare nel 2024: "Dei modelli inferiori a 25.000 euro pianificati dalle case automobilistiche, è probabile che quest’anno verranno prodotti solo 42.000 veicoli per il mercato europeo", scrive T&E.
Le scelte dei produttori e quelle dei governi
Secondo Anna Krajinska di T&E, "non offrendo modelli accessibili ai consumatori più velocemente e in grandi quantità, le case automobilistiche europee stanno frenando l'adozione di massa dei veicoli elettrici sul mercato. L'attenzione sproporzionata dei produttori ai Suv di grandi dimensioni e ai modelli premium significa che abbiamo troppo poche auto per il mercato di massa e prezzi troppo alti", conclude.
L'analisi di T&E punta il dito anche sulle scelte dei governi Ue. "La tassazione gioca un ruolo importante nell'incentivare la diffusione delle auto elettriche - scrive il think tank - ma in Paesi come la Germania, le case automobilistiche si sono opposte alla riforma delle tasse sulle auto aziendali che aumenterebbe il carico fiscale sulle auto a benzina e diesel". Secondo T&E, se adeguatamente incentivate, le imprese potrebbero aumentare di molto gli acquisti di auto più ecologiche, ma al momento la quota di veicoli elettrici nelle flotte aziendali è persino più basso che tra i privati.
Il think tank chiede all'Ue di invertire il trend, fissando per esempio l'obiettivo per le flotte aziendali di acquistare solo auto elettriche entro il 2030. Inoltre, T&E propone l'istituzione di un "leasing sociale" tramite il Fondo sociale per il clima dell'Ue che consenta ai consumatori a più basso di reddito di accedere in maniera agevolata ai veicoli elettrici più piccoli.