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Venerdì, 26 Aprile 2024
La strategia / Regno Unito

Johnson si rivolge ai dittatori del Golfo per sostituire il petrolio di Putin

Il premier britannico in missione negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita per concordare un aumento della produzione e far scendere i prezzi. Sabato scorso Riyadh ha giustiziato 81 persone

Boris Johnon ha organizzato una serie di visite nei Paesi del Golfo Persico per assicurare al Regno Unito maggiori forniture di petrolio, necessarie dopo lo stop alle importazioni dalla Russia di Vladimir Putin, stop deciso come rappresaglia contro l'invasione dell'Ucraina. La mossa è stata criticata da più parti nel Paese, con il premier che è stato accusato di “andare con il cappello in mano da un dittatore all'altro”, come l'ha posta il leader dell'opposizione laburista, Keir Starmer. Si tratta d una strategia simile a quella messa in campo dagli Stati Uniti di Joe Biden, che si sono rivolti al Venezuela di Nicolas Maduro, un tempo nemico numero uno di Washington, per aumentare le forniture di greggio.

La prima tappa del conservatore britannico è oggi ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, dove Johnson ha incontrato lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, e la seconda è nella capitale dell'Arabia Saudita, Riyadh, dove invece incontrerà il principe ereditario Mohammed bin Salman, l'uomo accusato, tra le altre cose, di essere implicato nell'assassinio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018. Il premier britannico ha detto che intende costruire una "coalizione internazionale" contro l'invasione russa dell'Ucraina e persuadere le nazioni ricche di petrolio ad aumentare la produzione per far fronte all'aumento dei prezzi dell'energia e aiutare l'Occidente a "liberarsi" dal gas e dal petrolio di Mosca.

La Segretaria di Stato agli Esteri di Londra, Liz Truss, parlando alla Bbc ha sostenuto che un accordo con queste nazioni è necessario per combattere la minaccia posta da Putin. "Non perdono ogni azione del governo saudita", ma “stiamo affrontando una minaccia così seria da parte di Vladimir Putin, una minaccia che non abbiamo preso abbastanza sul serio nel 2008 e nel 2014, che dobbiamo essere pronti a usare di tutto” per affrontarla. Per Truss "dobbiamo essere pronti a lavorare con Paesi con cui non siamo necessariamente d'accordo, perché questa è una minaccia alla sicurezza globale”, e nessun'altra nazione “rappresenta un tale livello di minaccia" come la Russia.

La missione arriva proprio dopo che sabato, l'Arabia Saudita ha attuato un'esecuzione di massa di ben 81 condannati a morte. Parlando dei diritti umani nel Paese Johnson ha rivendicato di aver sollevato “tutti questi problemi molte, molte volte, da quando ero ministro degli Esteri” e ha assicurato di essere pronto a “sollevarli di nuovo adesso". Ma, ha aggiunto “abbiamo relazioni di lunga data con questa parte del mondo e dobbiamo riconoscere il rapporto molto importante che abbiamo”. E gli interessi di Londra vanno oltre il petrolio. In ballo c'è anche un possibile investimento, da parte del gruppo saudita Alfanar, di un miliardo di sterline per lo sviluppo di un impianto per la produzione di carburante ecologico per l'aviazione nella città inglese di Teesside. Il progetto potrebbe creare più di 700 posti di lavoro durante la fase di costruzione e circa 240 posti di lavoro a tempo pieno una volta che sarà pienamente operativo.

“Non si tratta solo di guardare ai Paesi Opec e cosa possono fare per aumentare l'offerta”, di petrolio, ma c'è anche “la questione degli investimenti degli Emirati nei parchi eolici del Regno Unito”, ha spiegato Johnson. “Quando guardiamo alla dipendenza che l'Occidente in particolare ha costruito dagli idrocarburi di Putin, dal petrolio e dal gas di Putin, possiamo vedere quale errore sia stato”, perché grazie a questa dipendenza il leader del Cremlino “è stato in grado di ricattare l'Occidente e tenere in ostaggio le economie occidentali”, ha concluso Johnson.

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