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Sabato, 27 Aprile 2024
L'ingiunizione

L'Italia mette a bando le spiagge libere, ira Ue: "Due mesi per rispettare leggi"

La Commissione avanza nella procedura d'infrazione sulla questione balneari. Se il governo non si adegua alla direttiva Bolkestein scatta il deferimento alla Corte europea. E il rischio di una pesante multa. Salvini: "Solo un terzo delle spiagge sono occupate"

La Commissione europea torna in pressing sull'Italia perché si adegui alle norme Ue sulla concorrenza in tema di concessioni balneari. Bruxelles ha inviato un parere motivato a Roma, il che costituisce un passo avanti della procedura d'infrazione aperta nel 2020: l'Italia ha due mesi per rispondere. Se la replica del governo di Giorgia Meloni non dovesse soddisfare la Commissione, il passo successivo sarà il deferimento alla Corte di giustizia europea, che a sua volta apre la porta a una pesante multa per il nostro Paese. 

Cosa prevede l'invio del parere

Sebbene Bruxelles cerchi di gettare acqua sul fuoco "il parere non pregiudica le trattative continue che avremo con le autorità italiane", ha spiegato un portavoce della Commissione, è chiaro che l'avanzamento della procedura è un segnale di sfida chiaro ai tentennamenti di Meloni e dei suoi ministri, da sempre in prima linea nella difesa degli interessi dei balneari. Le imprese del settore temono di perdere le proprie concessioni pluriennali se, come prevede la legge Ue in materia, la direttiva Bolkestein, verranno aperti dei bandi di gara sui tratti di spiaggia che gestiscono. Proprio in questi giorni, il governo starebbe lavorando a un provvedimento da portare a Bruxelles come una sorta di compromesso tra le istanze dei balneari e le richieste Ue.

La controproposta di Salvini e Meloni

Risposte immediate alla Commissione europea sul tema vengono promesse dal vicepremier Matteo Salvini che spiega che sulla base dei dati disponibili - dopo gli approfondimenti del ministero delle infrastrutture - solo il 33% della risorsa è occupata "per cui non possiamo parlare di una risorsa scarsa'' spiega il Ministro. 

Il provvedimento che il governo vuole adottare infatti, secondo quanto emerso finora, aprirebbe sì ai bandi di gara ma questi riguarderebbero solo i tratti di costa attualmente liberi da concessioni, le spiagge libere, senza toccare quelle attualmente assegnate. Secondo una mappatura delle coste realizzata dal governo ("cosa mai fatta prima", sottolinea l'eurodeputato di Fdi, Carlo Fidanza), il 67% del litorale italiano sarebbe libero da concessioni. Dandone una parte in gestione ai privati, si allargherebbe il numero di imprese operanti in Italia, verrebbe meno la cosiddetta "scarsità della risorsa", che è uno dei criteri di applicazione della Bolkestein, e si eviterebbe di mettere a gara le concessioni esistenti. Almeno questo è il parere di chi sta lavorando alla proposta. Ma sembra difficile che la Commissione possa accettare un compromesso del genere.

La scarsità della risorsa

L'invio di un parere motivato dopo mesi di attesa proprio nel momento in cui a Roma si lavora a questo tipo di soluzione appare come una bocciatura preventiva. La Commissione ha più volte spiegato che la "scarsità della risorsa" dipende dalla natura stessa dell'attività balneare: le spiagge non sono infinite, ma hanno un limite territoriale. In base alla legge, in questi casi vanno rilasciate concessioni per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. In questo modo, si attaccano le rendite di posizione, e si attua una vera concorrenza in cui altri operatori possano avere la possibilità di inserirsi. 

Il rischio sanzioni

L'invio del parere motivato a Roma ribadirà molto probabilmente questi concetti. Il governo italiano ha ora due mesi per fornire risposte "e allora decideremo sui prossimi passi", avverte Bruxelles. Se le risposte non saranno soddisfacenti, infatti, la Commissione può portare il caso alla Corte di giustizia Ue. E un'eventuale sentenza di condanna dei giudici di Lussemburgo comporterebbe una sanzione pecuniaria pesante per Bruxelles. "La nostra preferenza è sempre di trovare un accordo con gli Stati membri, invece che andare in giudizio", ha sottolineato Bruxelles. 

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